Roma. Schiavone: il discernimento è una prassi quotidiana
Quando si parla di discernimento è sempre necessario evitare confusioni. Parola di Padre Pietro Schiavone, Vice Rettore della Chiesa del Gesù di Roma e autore del libro “Il discernimento. Teoria e prassi” (Paoline edizioni). Molti pensano infatti che il «discernimento riguardi la scelta tra bene e male, ma non non si discerne tra l’ipotesi di ammazzare o meno una persona. Per questo è sufficiente conoscere (e osservare) i comandamenti. Il discernimento consiste nella volontà di scegliere tra bene e bene: tra scegliere, per esempio, di vivere la propria vita da religioso o da laico, tra iscriversi alla facoltà di ingegneria o medicina; non tra fare il medico o il ladro. Meglio ancora se la scelta ricade tra il bene e il meglio».
In un’intervista a Cristiani nel Mondo, rivista della CVX, Padre Schiavone osserva come la pratica del discernimento sia fondamentale se si vuole «vivere da persone adulte e mature, essere fedeli agli impegni, impostare la propria, unica vita non sul capriccio e sull’istinto, ma su motivazioni che danno senso e sapore all’esistenza, che, quindi, realizzano, che fanno affrontare con maggiore speranza di riuscita le inevitabili difficoltà».
Padre Schiavone mette in guardia anche dai possibili rischi. «A volte, dietro una scelta non c’è che il proprio capriccio». Per questo «s’impone, innanzi tutto, la necessità di fare piazza pulita: liberarsi, cioè, da ogni affetto disordinato e, contemporaneamente, sintonizzarsi con lo Spirito di Dio. Il nostro cuore deve essere totalmente aperto a ogni volontà del Dio realizzatore. Altrimenti si finisce per scegliere quello che si aveva nel cuore e nella mente».