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San Luigi: imparare l’arte di riparare la propria vita

Ho iniziato a occuparmi di mediazione nel 2008, e da otto anni organizzo laboratori presso la Sezione San Luigi, ispirandomi ai metodi della Giustizia riparativa. In questo tempo e grazie a numerosi incontri, c’è stato modo di implementare sia la prassi della mediazione, sia i suoi riferimenti teorici. I laboratori si sono presentati sin dall’inizio come un punto di convergenza e di ritrovo tra persone di varie appartenenze, accomunate dal desiderio di acquisire strumenti che potessero permettergli di orientarsi nel complesso mondo dei conflitti e delle problematiche relazionali. Studenti, sacerdoti, religiosi e religiose, ma anche molti giovani hanno avuto modo di confrontarsi con la proposta del laboratorio. Da questo intreccio intergenerazionale,  in collaborazione con fra’ Massimiliano Ilardo (dei Frati minori rinnovati), è nata l’idea di differenziare la proposta in base al pubblico partecipanti. Il prossimo mese di ottobre, presso i locali del Cardoner, inizieremo a promuovere l’iniziativa residenziale di un laboratorio rivolto esclusivamente a un pubblico giovanile, in modo da mettere a fuoco con più chiarezza le domande e le inquietudini che lo caratterizzano, inclusa l’evoluzione di queste ultime. L’esperienza maturata negli anni parla di problemi legati al rapporto col mondo degli adulti, figure genitoriali in primo luogo, con le scelte, con la propria identità, e quant’altro. Trasversale a tutte queste difficoltà, c’è quella di non riuscire sempre a verbalizzare con chiarezza determinate questioni, in virtù di un linguaggio che spesso si accontenta di formulazioni telegrafiche, contenibili in un “tweet”.

Il laboratorio di mediazione dei conflitti si pone come un’esperienza basata su tre ingredienti principali. Il sentire è senz’altro la chiave di volta di tutta l’esperienza. Da questo si passa poi a una fase di ascolto, in cui viene affrontata la narrazione di un conflitto, proposto da uno dei partecipanti. Trattandosi di una laboratorio di due giorni, avremo la possibilità di ripetere questo esercizio per due volte. L’ultimo elemento consiste nel rileggere, fondamentale per chiudere l’esperienza e per mettere le parole sulle cose che ciascuno si porta dentro. La rilettura è un momento di concettualizzazione, in cui è peraltro possibile presentare alcune linee di metodo, nonché rispondere alle domande dei partecipanti, che spesso sono molto numerose. (Emanuele Iula)

Info: emanueleiula@jesuits.net

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