San Marcellino: accogliere al tempo del Coronavirus
Gli operatori di San Marcellino, l’opera dei gesuiti a Genova, raccontano come si è riorganizzato il servizio in tempo di pandemia.
Marzo è stato un mese molto complicato per tutti noi e lo è stato anche per i nostri servizi. Da anni San Marcellino – Opera sociale dei gesuiti a Genova – lavora nel centro storico della città accompagnando le persone in condizione di senza dimora – nello scorso anno ne sono passate al Centro di Ascolto circa 650 – con diverse attività di accoglienza e accompagnamento.
Al centro ci sono i servizi, destinati appunto alla persona e alla sua accoglienza, che formano un sistema: il Centro di Ascolto, le diverse strutture di pronta accoglienza (anche di seconda accoglienza notturna) e gli alloggiamenti (alcune comunità e alloggi gestiti in buona autonomia), l’area educazione al lavoro, l’area animazione e tempo libero, ma portiamo avanti anche attività di sensibilizzazione, non solo sul territorio genovese, con una proposta di tipo culturale e di mediazione comunitaria. Tutto questo può essere meglio visto sul sito ed è sintetizzato in questo video.
La crisi di marzo ci ha visto in prima linea, seguendo il divenire della criticità e stabilendo delle strategie in itinere con lo scopo di tenere insieme lo spirito e la professionalità del nostro servizio con le richieste contestuali e governative. Di questa evoluzione c’è traccia sulla nostra pagina facebook dove abbiamo comunicato spesso per tenere aggiornati i nostri amici e restituire alla comunità quanto si stava facendo man mano che le condizioni cambiavano.
Ma da una situazione di fine febbraio dove tutti i servizi di San Marcellino a Genova funzionavano regolarmente pur con le nuove misure di igiene necessarie, si è passati – già il 12 marzo, in ottemperanza al DPCM 11-3-2020 – alla chiusura dei servizi diurni alla sospensione gli eventi pubblici e a organizzarci per poter garantire ai nostri ospiti di stare in situazioni più sicure. Abbiamo approntato un sistema di presidio telefonico dotando ogni operatore del Centro di Ascolto di un cellulare di servizio per essere contattato o contattare direttamente le persone, i servizi dei Laboratori di Educazione al Lavoro sono stati riorganizzati per fornire l’indispensabile per le strutture di accoglienza (spesa, pasti, pulizie, …), ecc.
Il 13 marzo poi tramite il Centro di Ascolto inizia l’accompagnamento e il trasferimento temporaneo degli ospiti del Crocicchio e dell’Archivolto in soluzioni idonee trovate assieme a loro o in pensione in camera singola incoraggiandoli e sostenendoli. Lo scopo è stato di diminuire il numero degli ospiti per poter chiudere i due servizi e aprire nei locali del Crocicchio (spazi e logistica maggiormente adeguati) un servizio di emergenza h 24 con camere singole. Il 17 apre appunto il nuovo servizio temporaneo ACCA24, dove si prevede una sola uscita dalle 12 alle 14/15 nei vicini locali del Circolo la Svolta per consumare un pasto semplice preparato da volontari e lasciare liberi i locali per pulirli a fondo e igienizzarli. In questo modo si procede il resto del mese.
Anche in mezzo a questa grande difficoltà e spaesamento, gli ospiti stanno bene per quanto possono e sostengono la situazione con relativa tranquillità. Le persone sistemate in pensione o in soluzioni alloggiative singole, insieme alle altre persone seguite dal Centro di Ascolto, continuano a relazionarsi telefonicamente col proprio operatore; nonostante questo, diversi di loro soffrono molto della mancanza delle relazioni e dei servizi diurni. Uno dei nostri ospiti purtroppo è mancato il 24 marzo.
Un sentito ringraziamento va, in questo periodo difficile, al servizio reso dai laboratori di educazione al lavoro, ai volontari, agli operatori che, nonostante la situazione, hanno continuato e continuano a prodigarsi nel loro lavoro, pur con i molti disagi e la fatica crescente. Un grazie particolare a tutti coloro che ci sostengono, anche economicamente, e ci sono vicini in mille modi.
Siamo poi preoccupati per le molte persone in strada e per quelle con febbre che non hanno un luogo in cui trascorrere l’isolamento fiduciario, per quelle il cui motto è #vorreirestareacasa.
Juan Pablo Santi