Saper perdere per non perdersi
Padre Jihad Youssef, monaco di Mar Musa, la comunità fondata in Siria dal gesuita padre Paolo Dall’Oglio, ha condiviso questa riflessione che il Magis ha rilanciato.
Il Magis, in collaborazione con l’Associazione “Amici di Deir Mar Musa”, sostiene la Comunità monastica fondata da p. Paolo Dall’Oglio che in Siria opera da anni promuovendo il dialogo interreligioso e aiutando la popolazione locale, provata dalla guerra.
Padre Jihad Youssef, monaco di Mar Musa, ha condiviso questa riflessione che il Magis ha rilanciato.
“Un mese fa circa abbiamo perso una cucciola di cane di due mesi a causa di un grande cane che viveva intorno al Monastero e che l’ha attaccata per prendere il cibo che le avevo dato. L’ho trovata sviscerata e terrorizzata che sanguinava… mi guardava con i suoi occhi che normalmente mi sorridevano quando saltava per aria a vedermi portare il cibo, come per dirmi “fai qualcosa”.
Ho cercato invano di salvarla. Ero turbato e mi sentivo impotente, ma la cosa più difficile era che ho dovuto fare è darle il “colpo di grazia” per non farla soffrire prima di morire. Correvo con la cagnolina dentro il monastero avvolta con la stoffa che le avevo messo sopra per dormire.La scena era simile a ciò che vediamo in TV quando, a causa dei bombardamenti in Siria, un uomo porta un bambino colpito tra le braccia per soccorrerlo … In quel momento di profonda tristezza ho pensato a chi ha perso una persona cara e non semplicemente un animale. Quanto è difficile e amaro perdere una persona cara, indifesa, inerme, mite … non un eroe che combatteva per la giustizia e quindi accettava di poter morire, ma qualcuno che proprio non voleva.
Nel silenzio serale mentre pensavo alla perdita, in uno scambio con un amico, mi sono accorto che ormai sono anni che vivo perdendo … il mio paese, la Siria, è morto… non c’è più… vivo in una terra aliena … vivo da straniero nel paese in cui sono nato … la mia vita non è più come l’ho sognata … il mio piccolo villaggio sperduto tra le colline, dove sono cresciuto e dove ho i miei più cari ricordi, è irrevocabilmente cambiato in peggio. La mia memoria diventa un serbatoio di cose perdute … perdere è diventato costante, senza logica, disastroso … la mia Comunità è sofferente … la mia salute è in calo … perdere … la sola cosa che non perdo è il peso …
Come si può accettare o meglio sopportare di vivere in un paese dove ci sono persone che vendono i loro organi per vivere? Come si può accettare e sopportare di vivere in un mondo così? È questo il caso di un amico del Monastero con due sorelle. I tre vivono con il solo stipendio della mamma che riceve al mese 47 mila lire siriane (qualcosa come 18 euro). Per guadagnare un pò di soldi per la famiglia stava per vendere il suo rene in cambio di 500 euro a Damasco….se non fosse per la telefonata di uno dei miei confratelli, il dramma si sarebbe compiuto. C’è un mercato per queste barbarie … a questa persona siamo potuti arrivare e abbiamo potuto aiutarla ma a chi non arriva nessuno accade il guaio … La solidarietà con questa persona potrebbe rigenerare in lei e nella sua famiglia il desiderio di vivere e la voglia di resistere o, purtroppo, potrebbe solo significare il rinvio del dramma …
Perdere tutto … sì, tutto. Non è poco imparare a convivere con la perdita … vivere perdendo. In questo contesto umanamente infernale, scopro un nuovo lato della vita monastica … il perdere o semplicemente “perdere” … Mi sembra una cosa trasversale… perdere … e accettare di perdere … nel senso di accettare di donare e offrire quello che si perde … Diventare saccheggiato … svaligiato, senza sicurezze, svuotato … e in fondo libero. Non è una parola. È scottante perché fino alla fine tendiamo a resistere alla perdita … rifiutiamo di perdere e di morire… ma c’è poco da fare: soltanto così ci uniamo a Gesù, se viviamo cioè sulla nostra pelle la fede. Tuttavia, questo è molto pericoloso perché si potrebbe facilmente “perdere” l’orientamento giusto … “Chi perde se stesso, la propria vita per me”, dice Gesù “la troverà” (Mt 10:39) … non semplicemente perderla quindi, è essenziale che tale perdita che sia per Dio, altrimenti è una perdita inutile…
Vorrei poter perdere tutto davvero, e mi impegno. Il dolore di perdere persone, creature, bellezza, senso, futuro ecc annuncia una vera felicità, la vera gioia alla quale siamo destinati … quindi vale la pena continuare a lottare per la bellezza del mondo anche nella piena coscienza che stiamo perdendo nella prospettiva di recuperare tutto e definitivamente in Dio“.