scuole. Intervista: “I gesuiti e l’emergenza educativa”
P. Vitangelo Denora, Delegato del Provinciale per i Collegi, in questa intervista spiega l’importanza del recente Documento “Il nostro modo di procedere. I Collegi ignaziani d’Italia e d’Albania”.
“Si tratta di un documento assai denso e articolato che riprende e implementa nel tessuto socio-culturale del terzo millennio la Ratio Studiorum inventata cinque secoli fa. Si tratta di un sistema unitario di regole educative, di un deposito di annotazioni dei frutti migliori scaturiti dall’esperienza sul campo, che ogni istituto della Compagnia di Gesù ha cercato nel tempo di applicare, prendendo sul serio i problemi della didattica, quelli della disciplina, l’organizzazione della classe. Questo sistema viene ora sottoposto ad una nuova contestualizzazione, tenendo conto che già dopo il Concilio Vaticano II era stato integrato da nuovi contributi (www.cefaegi.it). L’importanza del testo ha a che fare non solo con la capacità analitica di descrizione del modello ignaziano di fare scuola oggi – che cerca di non eludere nessun indicatore, soggetto, difficoltà, insidia del mondo educativo – ma riguarda anche il fatto che giunge proprio in una fase cruciale in cui la Compagnia deve da un lato fare i conti con le proprie forze apostoliche ridotte, dall’altro vuole continuare a posizionarsi come agente educativo”.
Qual è il valore di questo lavoro?
“Il suo valore sta nel fatto che esso contiene una visione alta dell’impegno educativo. Non trascurerei poi il fatto che nel testo forma e contenuto in qualche modo coincidono. Il Paradigma Pedagogico Ignaziano (contesto, esperienza, azione, riflessione, valutazione) è infatti coessenziale a ciò che si va esponendo. Questo ha implicato uno sforzo non indifferente di lavoro, ma dice di una coerenza e di una dedizione, di una qualità che fa parte dello stile ignaziano della missione apostolica”.
Qual è l’elemento più caratterizzante?
“La coralità. Questo documento è il frutto di un lavoro di ricerca ampiamente condiviso. Lavori preparatori molto articolati, contributi dei singoli collegi, scambio di buone pratiche, lavoro fianco a fianco, talvolta anche minuzioso, intensa comunicazione: questo lo spirito con cui è nato e, poco a poco, si è andato costruendo. Non è dunque un testo venuto fuori dall’alto, da qualcuno più bravo in pedagogia, ma un testo nato dall’osservazione da parte di tutti. Dietro, insomma, c’è una ricchezza esistenziale ed esperienziale davvero grande e incoraggiante. Del resto abbiamo cercato semplicemente di tener fede a ciò che è un fatto costitutivo della nostra tradizione: la grande saggezza del concreto, cosa tipica della spiritualità di S. Ignazio”.
Perché scrivere oggi un documento sull’educazione?
“Siamo coscienti, nel fondo, che l’educazione può rinnovare il mondo. Ma abbiamo bisogno di ripetercelo tra di noi, gesuiti e laici che operiamo in questo settore, e di dirlo, ridirlo agli altri. Abbiamo maturato la consapevolezza che vale la pena continuare l’impegno nel mondo della scuola, con coraggio, forza e umiltà. Ma è necessario rimettere a fuoco i paradigmi, le linee guida, partendo stavolta dal contesto sociale della nazione italiana e dalle sfide di cui, nel 2011, la Provincia d’Italia e d’Albania si sente investita. Da un lato vogliamo ereditare un cammino di secoli, dall’altro vogliamo rispondere a ciò che il mondo dei giovani e delle famiglie di questo nostro tempo ci chiede. Tanto per fare un esempio: come emergere dal rischio di una cultura contemporanea che spesso frammenta la persona umana, la divide piuttosto che integrarla e renderla armonica? Privato-pubblico; sapere fare-saper essere; vita-fede. C’è urgenza di persone intere oggi più che mai, relazionali, valorizzate nella loro unicità, sollecite al dono di sé. Abbiamo dunque scritto un documento più vicino a noi che esplicitasse non solo agli addetti ai lavori la nostra proposta, ma che ne divulgasse la validità, che fosse anche uno strumento per dare maggiore visibilità all’opera articolata e preziosa della Compagnia di Gesù”.
Che cosa i gesuiti vogliono dire in questo decennio sull’educazione?
“I gesuiti e i laici che si riferiscono alla spiritualità ignaziana vogliono dire una parola forte di fiducia e di speranza nella scuola. Noi vogliamo dire in sostanza che si può diventare protagonisti consapevoli del proprio cammino di crescita, come studenti e come persone. Sappiamo di vivere in una società dell’incertezza; proprio per questo motivo è tanto più necessario formare persone libere, serene, originali, autentiche, creative, capaci di orientarsi nella complessità e dotate di un notevole senso critico. Mi piace ripetere che noi vorremmo formare “uomini e donne per gli altri e con gli altri” per edificare un mondo più umano e più giusto. Sarebbe più comodo per noi concentrarci su altri apostolati e abbandonare il campo, eppure vogliamo continuare quella che a noi pare una sfida irrinunciabile che, vista in questa luce e secondo questo modo di procedere, è insieme antica e attualissima”.
Come verrà diffuso e presentato il documento?
“Il documento è in corso di stampa e vorremmo distribuirlo non solo nell’ambito della nostra comunità educante ma anche all’esterno, proprio perché pensiamo che la nostra proposta educativa sia valida per ogni essere umano, a prescindere dalla sua appartenenza sociale, economica, ideologica, religiosa. Stiamo pensando di organizzare un convegno di portata nazionale a Roma (auditorium Istituto Massimo) dove far convergere le nostre risorse interne e a cui invitare esperti ed operatori del mondo scolastico, rappresentanti istituzionali dell’istruzione, esponenti del mondo imprenditoriale, sociologi e scrittori. Un grande evento insomma, come spazio di confronto e di riflessione condivisa sui temi cruciali dell’educazione oggi. Sarà questa la cornice in cui vorremmo presentare questa nostra fatica e far conoscere il Documento a quanta più gente possibile”.