Sociale. I gesuiti a Scampia: la fede nel Risorto, tra opere di giustizia e speranza
E’ nel 2001 che nasce il “progetto Scampia” voluto dai superiori della Compagnia, in continuità a una presenza apostolica che aveva visto prima gli scolastici del teologato di S.Luigi a via Petrarca e poi una successione di padri, operanti al servizio delle parrocchie del quartiere. La comunità dei padri prendeva consistenza quando nel ’90 fu affidata ai gesuiti la chiesa di Santa Maria della Speranza, definita Rettoria, con la possibilità di svolgere le funzioni parrocchiali.
Le caratteristiche del quartiere, tipico aggregato di lotti abitativi dal profilo di palazzoni dormitorio, presentavano un serio motivo di interesse pastorale, sociale e culturale. Era quanto nelle ultime Congregazioni Generali la Compagnia di Gesù andava segnalando come terreno di una azione che rinnovasse l’impegno di formazione a vantaggio dei più poveri ed emarginati. La Residenza dei padri occupava un appartamento di un condominio, a contatto della gente più semplice, con cui condividere i problemi e le speranze di ogni giorno.
Mettersi al servizio della popolazione in modo diretto significava dare valore alla loro pietà semplice e di carattere popolare, nella ricerca di un approfondimento della Parola di Dio, per far cogliere il significato non solo rituale dei sacramenti, destinati spesso a rappresentare in modo distorto e superficiale le tappe sociali della vita delle famiglie.
Si tentava la formazione dei ragazzi con le modalità della catechesi narrativa e affidando al gruppo scout del Napoli 14, il proseguo della loro crescita umana e spirituale.
Con la fondazione di due società di formazione al lavoro, in collegamento con artigiani e industriali, si tentò di avviare percorsi che sopperissero al fallimento della scuola nel contenere la dispersione scolastica, elevata nel quartiere, per un raggiungimento di abilità da spendere nel lavoro. Fu un percorso non facile con qualche dolorosa sconfitta, anche dovuta alla carenza di collaboratori esperti. Fu deciso di restringere il campo a una unica società di formazione, scegliendo delle azioni che si potessero concretizzare in opportunità di lavoro. La Cooperativa sociale ”La Roccia” ne è stato il felice esito, con due laboratori, di sartoria e di legatoria e restauro del libro, che oggi rappresentano una coraggiosa sperimentazione di opportunità lavorativa.
Nella sede del Centro Hurtado, oltre a questo segno di impegno sociale, sono presenti altre iniziative che significano la ricerca di un riscatto e di una crescita culturale rivolta soprattutto ai bambini, ai ragazzi, fino a giovani più avanti con gli anni.
La prima azione che seguì nel 2005 alla consegna da parte del Comune di Napoli della struttura data in comodato alla Compagnia di Gesù, fu la fondazione di una biblioteca che curasse soprattutto la cultura della lettura a partire dei bambini.
Dall’inizio dell’esperienza è stato scelto il carattere “laico” del Centro che, se pure ispirato ai valori evangelici e alla figura del santo Alberto Hurtado, doveva avere la porta aperta a ogni possibile fruitore di un servizio di promozione culturale e sociale.
In successione sono state avviate esperienze di formazione alla produzione di foto e di film, di viaggi e di visite a iniziative artistiche, di doposcuola e di scuola popolare, nella cura personale per quei ragazzi che presentavano deficit di preparazione allo studio e scarsità di motivazioni per la povertà culturale delle famiglie di provenienza.
Fra le esperienze più significative e lodevole è la “scuola di musica” che, con il metodo di “suonare insieme”, può far crescere nei ragazzi una passione artistica insieme alla capacità di socializzare nella gioia e nella crescita culturale.
Con gli anni è cresciuto il raggio di azione del Centro, nel coinvolgimento di varie scuole del territorio e nella collaborazione con altre associazioni laiche e dirette dei religiosi, con cui condividere l’azione soprattutto a favore dei ragazzi a rischio di dispersione scolastica e di abbandono.
Presenza importante si va sviluppando nel vicino Centro Penitenziario di Secondigliano, con un laboratorio di orti e giardini. E’ anche questo un piccolo segnale di speranza, per inserirsi nel grave problema delle carceri e per non sfuggire alla responsabilità che la società civile deve assumersi, anche per la insufficiente partecipazione della chiesa locale, nel rispondere all’assurda condizione di vita dei detenuti.
Il quartiere Scampia è colpito in modo particolare dalla questione e risente del controllo che ha la camorra sul territorio. Una opposizione possibile a tale potere è risalire a coloro che, una volta arrestati, potrebbero essere liberati con le loro famiglie da un vincolo di dipendenza che rafforza il sistema dell’ organizzazione criminale.
Essere inseriti in un quartiere come Scampia, rappresenta per noi gesuiti una grande occasione per esprimere la fede nello Spirito del Risorto con opere di giustizia e di speranza.
P. Fabrizio Valletti SJ