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Il sogno di una Chiesa pienamente cinese e pienamente cattolica

“Nell’anima della Cina. Saggezza, storia, fede”. E’ il titolo di un volume a cura di padre Antonio Spadaro con saggio introduttivo di padre Federico Lombardi, che nasce dal contributo di 13 autori gesuiti europei e cinesi

Il volume, edito da Ancora Editrice, è stato presentato sabato 18 novembre nella sede della Civiltà Cattolica. Assieme al direttore della rivista dei gesuiti e al presidente della Fondazione Ratzinger sono intervenuti il presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni, e l’ex presidente della Commissione europea, Romano Prodi. Tante le autorità presenti in sala, tra cui l’arcivescovo Paul Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati.

Nel servizio di Radiovaticana si sottolinea come nel suo intervento introduttivo padre Antonio Spadaro ha subito ricordato il grande amore che i gesuiti hanno sempre avuto per la Cina, esemplificato dalla grande figura di Matteo Ricci. Al tempo stesso, ha detto, la cultura occidentale ha imparato e continua ad imparare tanto grazie alla cultura cinese. Nel tempo dello scontro, ha dunque osservato il gesuita, siamo chiamati ad impegnarci per la civiltà dell’incontro, come auspicato tante volte da Papa Francesco: “Nell’intervista ad Asia Times, Francesco aveva affermato che ‘il mondo occidentale e il mondo orientale, la Cina hanno tutti la capacità di mantenere l’equilibrio della pace e la forza per farlo’. Ma l’equilibrio a cui pensa Francesco non è certo quello frutto del compromesso e della spartizione, come avvenne a Yalta per intenderci, ma quello del dialogo e dell’incontro. Il dialogo di civiltà.

Dal canto suo, il premier italiano Paolo Gentiloni ha ringraziato gli autori del volume “Nell’anima della Cina”, perché sottolineano quanto sia fondamentale il rapporto tra Occidente e Asia. Quindi, ha evidenziato che il mondo intero ha interesse alle trasformazioni positive della Cina. Una Cina riformata, stabile, più prospera, ha detto Gentiloni, può contribuire alla stabilità mondiale.

E’ stata dunque la volta di padre Federico Lombardi. Questo libro, ha affermato l’ex direttore della Sala Stampa e della Radio Vaticana, nasce per lo stesso principio fondamentale e comune tra le culture proprio della missione di Matteo Ricci: l’amicizia. Un’amicizia che lo ha reso diverso da tanti colonizzatori e predoni in Cina. Di qui, il gesuita ha osservato che anche l’amicizia di Papa Francesco per la Cina è sincera e disinteressata, a differenza di quella di alcune potenze del mondo. Anche per questo, ha aggiunto, i cinesi sono molto attenti al suo Magistero, in particolare a Laudato si’.

Senza negare le difficoltà e i problemi di convivenza e gli eccessi violenti della rivoluzione culturale, ha proseguito padre Lombardi, negli ultimi decenni in Cina sono cambiate molte cose per la Chiesa. Ed ha rammentato come molti sperino che i contatti in corso tra Santa Sede e governo cinese vadano nella direzione di attivare positivi processi di cambiamento. Quindi, ha sottolineato l’imprescindibilità di una Chiesa in Cina “pienamente cinese e pienamente cattolica”:

“Dal punto di vista della Chiesa in Cina e anche dal punto di vista della Chiesa universale, presentato dai Papi, non vi è il minimo dubbio che la Chiesa cattolica in Cina possa e debba essere allo stesso tempo pienamente cinese e pienamente cattolica. Il suo legame con la Chiesa cattolica universale non è di natura politica, ma religioso e spirituale. Non contraddice in alcun modo il pieno il pieno inserimento della vita cristiana e dell’annuncio del Vangelo nel contesto cinese, anzi è proprio la garanzia della sua specifica vitalità e quindi del suo apporto originale, positivo alla società e al Paese”.

L’ultimo intervento è stato quello del prof. Romano Prodi che ha ricordato come la sua “frequentazione” con la Cina risalga al 1984. L’ex presidente della Commissione UE, che ha pure insegnato all’università di Shangai, ha affermato che è centrale per il progresso della Cina una “crescita cooperativa”. Cooperativa, ha però ammonito, non intende essere segno di sottomissione all’Occidente ma in un rapporto alla pari.

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