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Trento. Bizzeti a villa sant’Ignazio: Dall’Oglio aveva ragione

In una data in cui musulmani e cristiani si sono storicamente uniti contro il terrorismo, la festa di S. Ignazio di Loyola che si è tenuta come sempre a Villa S. Ignazio, oltre alle 200 persone che hanno raggiunto la collina, ha visto la partecipazione del vescovo della città Lauro Tisi e del vicario apostolico dell’Anatolia p. Paolo Bizzeti SJ.

“Abbiamo qui due Vescovi, credo che questa casa non abbia mai visto tanti vescovi messi assieme” ha affermato con un tocco scherzoso p. Alberto Remondini SJ, superiore della comunità dei gesuiti e presidente della Fondazione S. Ignazio, nell’introduzione al momento di riflessione che si è tenuto a seguito della consueta cena ignaziana.
Ma poco prima, in una sorta di dialogo spirituale a distanza, in città la messa veniva celebrata in Cattedrale da mons. Viviani: “Un momento storico. Con la vostra presenza vi dissociate dalla violenza”, con la partecipazione dell’imam Breigheche: “Le religioni insegnano la pace e la fratellanza”. Mentre contemporaneamente, in collina, durante la concelebrazione eucaristica nella cappella di Villa S. Ignazio, mons. Tisi ribadiva che il bene appartiene all’umano e va oltre le culture e le religioni: “per questa ragione è necessario costruire le relazioni basandole sul bene e così fa quella sorta di “Follia cristiana”, che è tale perché ci consente di reagire con l’amore di fronte alla violenza”.
L’intervento di p. Paolo Bizzeti SJ è stato preceduto dalla testimonianza di Aburabia, giovane profugo siriano che ha raccontato la sua esperienza in rappresentanza delle sette famiglie ospiti della Diocesi a Villa S. Nicolò e giunte in Trentino grazie ai corridoi umanitari aperti dai corpi civili di Pace dell’Operazione Colomba. Famiglie che per l’occasione hanno cucinato alcuni piatti tipici siriani, graditi da tutti i presenti durante il momento di convivialità della cena ignaziana, grazie alla quale sono state raccolte alcune offerte da devolvere al progetto di p. Paolo di rilancio della Caritas ad Antiochia, che lì si occupava dei più poveri (mensa, aiuti a vedove, malati, orfani …) ed ora è chiamata a rispondere ai bisogni dei profughi cristiani che arrivano dalla Siria e dall’Iraq. “Migliaia di profughi che vogliono rimanere vicini alle loro case – senza cercare la via dell’Europa – e dove sperano di tornare quando finiscono le guerre civili in corso.”
Come ha sottolineato p. Paolo nel suo intervento, è necessario sia lottare contro l’indifferenza che per anni ci ha stretti su quanto succedeva in Medio Oriente, sia denunciare la complicità, che riguarda anche i nostri paesi occidentali, rispetto al commercio delle armi, il quale ha creato i presupposti per una violenza che non ha confini. “P. Paolo Dall’Oglio lo aveva previsto e detto con chiarezza. Nessuno lo ascoltava. Ma la sua intuizione rimane giusta: solo nel rispetto e nel dialogo può crescere una vita civile ed evitare la demonizzazione del nemico che porta alla violenza”.

Andreas Fernandez
ufficiostampa@vsi.it

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