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Roma. Padre Cubbe SJ, “giusto” fra le nazioni

Aveva salvato tre bambini ebrei dalla deportazione a Auschwitz nascondendoli presso il Nobile collegio Mondragone di Frascati.
“Il nome di p. Raffaele de Ghantuz Cubbe sarà inciso per sempre nel giardino dei Giusti di Gerusalemme”. Il 14 dicembre scorso l’onorificenza più alta che Israele assegna a un non ebreo, quella di “Giusto fa le nazioni”, è stata conferita alla memoria del gesuita che durante la guerra nascose sotto falso nome tre bambini ebrei presso il Nobile Collegio di Mondragone a Frascati, dove era rettore. Presso la Sala Maria Assunta nel complesso del Gesù, a Roma, il riconoscimento è stato assegnato ai nipoti del p. Cubbe dall’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Mordechay Lewy, alla presenza della dott.ssa Livia Link, consigliere per gli Affari Pubblici e Politici dell’Ambasciata di Israele presso il Quirinale, del presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, dei rappresentanti dell’associazioni degli ex alunni del Nobile Collegio Mondragone, di p. Giangiacomo Rotelli, delegato del Provinciale dei gesuiti per l’Italia.
In sala a portare la loro testimonianza anche i “ragazzi” salvati dal padre, Marco Pavoncello e Graziano Sonnino (Mario è scomparso di recente), con i loro familiari. Dal 2004 le famiglie dei salvati hanno lavorato con gli ex alunni del Mondragone per raccogliere la documentazione necessaria a sostenere la pratica per il conferimento dell’onorificenza da parte dell’Istituto per la Memoria dei Martiri e degli Eroi dell’Olocausto “Yad Vashem” di Gerusalemme, istituito dal Parlamento israeliano nel 1953 con la finalità di commemorare i sei milioni di ebrei uccisi dai nazisti e dai loro collaboratori e di mantenere viva la memoria dell’Olocausto nelle generazioni successive. “E’ stato p. Cubbe, insieme con i suoi confratelli, p. Primo Renieri, p. Dante Marsecano, p. Alberto Parisi, p. Ulisse Floridi, p. Silvio Benassi e p. Umberto Zaccari, ad accoglierci sotto la loro protezione e a far sì che la furia omicida che si agitava sul capo degli ebrei non ci colpisse”. Il gesuita, come ha ricordato la dottoressa Link e come si legge nella motivazione del riconoscimento, scelse di nascondere i ragazzi a rischio della sua stessa vita e senza tentativi di convertire i piccoli alla fede cattolica.”

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