Catania. Padre Scalìa: “Il mio brevetto per la sicurezza stradale”
Ha parlato con Vigili del fuoco e medici addetti al soccorso stradale, ha spulciato le notizie di incidenti automobilistici e le normative europee per la sicurezza nei trasporti. E, ogni volta, Padre Giuseppe Scalìa ha trovato conferma sulla necessità di dare corso all’idea che ormai da qualche anno gli ronzava nella testa: brevettare un tipo di cintura di sicurezza più efficiente di quella normalmente in uso. “L’attuale cintura, dopo l’incidente, ostacola un soccorso necessario e urgente, specialmente nei casi di macchine cadute in acqua, o in caso di incendio, o nei casi in cui la salvezza è dovuta all’immediato abbandono del veicolo. Le cinture hanno il merito di aver salvato milioni di vite umane, ma hanno provocato anche numerosi decessi”, spiega Padre Scalìa. Così, il gesuita – residente nella Comunità di Catania-, un po’ di anni fa ha dato corso alle sua intuizione, brevettando una cintura che ha il fermo di sicurezza all’esterno, dal lato dello sportello, quindi con la fibbia facilmente raggiungibile e sganciabile dal lato porta. La sua cintura ha trovato anche il sostegno della Commissione europea per i trasporti: “Nel marzo 2005 inviavo alla signora Loyola de Palacio, allora Commissario responsabile dei trasporti, documentazione circa una mia proposta di ‘cintura di sicurezza facile intervento salvavita’, e, il 21 giugno successivo il signor Dimitrios Theologitis, a nome del signor Barrot, mi comunicava testualmente: ‘il suo brevetto potrebbe quindi essere utilizzato da qualsiasi produttore senza dover modificare la legislazione europea, a condizione che vengano soddisfatti i requisiti della direttiva 77/541/cee’”. Dopo tre anni, il 24 giugno 2008, il padre segnalava alla Commissione per le petizioni del Parlamento europeo la pericolosità della cintura di sicurezza per la fibbia non conforme alla direttiva 77/541/cee, “perché non agevolmente raggiungibile e difficilmente sganciabile”. Dopo un mese, il 30 luglio, il Presidente della Commissione, Marcin Libicki, scriveva: “La Commissione considera la petizione ricevibile e ha ravvisato l’opportunità di sottoporre le questioni sollevate nella sua petizione alla Commissione trasporti e turismo per informazione”.
Oggi, giunto a 93 anni, Padre Scalìa continua a leggere di incidenti stradali mortali che si sarebbero potuti evitare se la sua invenzione avesse avuto corso. “Il brevetto non ha scopo di lucro, ma vuole solo aiutare quanti sono intrappolati dalle cinture subito dopo l’incidente. Per questo motivo il brevetto sarà ceduto, e non venduto, all’azienda interessata a produrre questo tipo di cintura salvavita”. Padre Giuseppe aspetta con ansia che qualcuno interessato a diffondere la sua scoperta si faccia vivo al più presto (scaliasj@tiscali.it).