Bologna. Primo Pontefice gesuita: intervista a P. Jean Paul Hernandez SJ – Avvenire 17/03/2013
«Sono i confini della terra, i luoghi di frontiera che devono essere raggiunti dal Vangelo», dice il gesuita padre Hernandez. «È la missione principale dei gesuiti e il fatto che il Papa l’abbia sottolineato è un proposito per il suo pontificato»
«E’ molto strano realizzare che il Papa sia gesuita. Noi gesuiti siamo abituati a obbedire al Papa e a essere guidati da lui. Non a diventarlo». L’emozione è ancora fresca e Padre Jean Paul Hemandez, della comunità dei gesuiti di Bologna, parla con prudenza, come a voler radunare pensieri ancora sparsi. Prudenza che non nasconde, però, l’intima felicità per l’elezione di Papa Francesco: «Io e i miei confratelli siamo entusiasti. Non ce l’aspettavamo». Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa, prima cardinale, ma anche padre gesuita, si presenta come «un prete», e basta. «Un’umiltà non indifferente – commenta padre Hernandez -. Papa Bergoglio rimane maestro dei novizi, un ruolo cruciale nel nostro ordine, che prevede una saggezza e una profondità al di fuori del comune. Il maestro ha la responsabilità di insegnare ai novizi a leggere il linguaggio di Dio nel proprio cuore in modo da permettere a questi di intraprendere le scelte giuste». Una guida spirituale, quindi, «che deve aiutare a dare una risposta alla domanda di Gesù “che cosa cerchi?” – continua Hernandez». Quello dei gesuiti è un ordine molto antico, con una forte personalità che si declina in diversi aspetti che caratterizzano tutti i componenti. «La capacità di decidere senza paura è senz’altro uno dei più importanti – continua il gesuita -. E il primo patrimonio della spiritualità ignaziana. Fare scelte difficili senza il timore di quello che gli altri diranno o penseranno e senza rifuggire dalla
propria responsabilità». Nel linguaggio laico si chiama coraggio, ma con una componente in più: «Decidersi per il meglio che il Signore vorrà. Non per forza tra male e bene, ma anche fra due beni. Scelte che un Papa, soprattutto, deve affrontare tutti i giorni». E poi il sapere vedere il buono dappertutto: «Ignazio, il nostro fondatore, ci insegna a trovare il bene in tutti gli esseri umani. Quando ho sentito le prime parole di papa Francesco ho riconosciuto immediatamente il collegamento con il cardinal Martini, anche lui gesuita. Ho visto lo stesso sguardo positivo sull’uomo». Ma la caratteristica più nota, quella che si studia sui libri di storia, è la straordinaria audacia apostolica dell’ordine che lo ha portato a fondare scuole in tutto il mondo. «Bergoglio l’ha voluta segnalare subito, fin dalla prima frase che ha pronunciato. Ha detto che i suoi fratelli cardinali lo sono andati a prendere dai “Confini del mondo”. Sono proprio i confini della terra, i luoghi di frontiera, lontani dai riflettori della cosiddetta civiltà che devono essere raggiunti dalla parola del Vangelo. Proprio lì devono stare i gesuiti. E la nostra missione principale e il fatto che il Papa l’abbia voluto sottolineare è un chiaro proposito per il suo pontificato». Il padre gesuita non dimentica però che il nuovo Papa è stato per tanti anni a guida di un’enorme realtà diocesana come quella di Buenos Aires: «Questo avrà influito molto su di lui e sulla sua capacità di amministrare un’organizzazione così grande di fedeli», ammette padre Hernandez «Il radicamento in una realtà diocesana, ovviamente, non fa parte del nostro carisma – continua. Noi siamo più simili a san Paolo, viaggiatore e militante nelle zone periferiche, piuttosto che a san Pietro, pietra stabile della Chiesa. Ma noi abbiamo fatto voto di obbedienza e, se il Papa o il vescovo ce lo chiede, noi dobbiamo diventare a nostra volta vescovi, cardinali e, con la volontà dello Spirito Santo, anche Pontefici».
di Caterina Dall’Olio