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Alaska. Il ritorno della campana

Per decenni una campana era scomparsa dalla comunità cristiana ortodossa russa degli indiani nativi a Kodiak, in Alaska. Grazie ad un gruppo interconfessionale del quale fa parte anche il padre gesuita Ray Bucko ora la campana è stata recuperata. Custodita in precedenza dall’arcidiocesi di Los Angeles, la campana è stata restaurata e sarà nuovamente esposta nella cattedrale ortodossa russa della Santa Resurrezione a Kodiak. Oltre a coordinare il ritorno in Alaska, il P. Bucko ha redatto una relazione accademica sulla campana che sarà pubblicata sulla rivista Catholic Historian nel prossimo numero di approfondimento sulle relazioni tra cristiani cattolici e ortodossi. Della storia della campana non si sa molto, tranne che è di origine russa o dell’Alaska come fa dedurre il metodo di fusione. In un modo o in un altro, la campana è arrivata in California. Ci sono foto che documentano la sua presenza in California nei primi anni ’30 del secolo scorso e da alcuni resoconti la campana potrebbe esservi giunta già nel 1890. E’ molto probabile che arrivò alla metà del XIX secolo per essere riparata nella fonderia di Los Angeles e non sia mai stata restituita. Alla fine fu presa in custodia dall’arcidiocesi di Los Angeles che la consegnò alla missione di San Fernando. P. Bucko venne coinvolto nel progetto dopo aver letto un articolo scritto da Matthew Namee, fondatore della Society for Orthodox Christian History in the Americas, sulla campana e sul perché avrebbe dovuto essere restituita. Decise di offrire il suo aiuto e ha contribuito alla trafila per ottenerne il ritorno in Alaska.

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