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Rwanda. I gesuiti impegnati nell’assistenza sanitaria e nella lotta all’Aids

Quasi vent’anni dopo il genocidio che falcidiò centinaia di migliaia di vite umane in Rwanda, il gesuita P. Jean-Baptiste Mazarati, attualmente vice direttore generale del Laboratorio Nazionale di Riferimento del Centro Biomedico del Rwanda (NRL), è tra coloro che lavorano per garantire ai residenti la migliore assistenza sanitaria possibile. “Con il genocidio del 1994 contro i Tutsi, il Rwanda ha toccato il fondo, e ora sta lentamente ma inesorabilmente riemergendo dal suo incubo”, dice P. Mazarati, che nei 100 giorni di tirannia iniziati nel mese di aprile di quell’anno perse i familiari. P. Mazarati nel 2012 ha terminato i suoi studi in biologia del tumore presso il Lombardi Comprehensive Cancer Center della Georgetown University, e ora sovrintende ai servizi biomedici del NRL. “Così come molti paesi in via di sviluppo, il Rwanda sta ancora cercando di sradicare le malattie infettive come l’HIV/AIDS, la tubercolosi, ecc. Stiamo mettendo in atto programmi per eliminare la malaria, e ci stiamo impegnando nell’arduo compito di combattere le malattie non trasmissibili come il cancro, le malattie cardiovascolari e il diabete”. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, in Rwanda, paese che conta 11 milioni di abitanti con un’aspettativa di vita di circa 52 anni, le malattie non trasmissibili rappresentano il 20 per cento dei decessi.

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