Passa al contenuto principale
Gesuiti
Gesuiti in Italia, Albania, Malta e Romania
News
Gesuiti News Ricostituzione. 1773-1814: da Clemente XIV a Pio VII
News

Ricostituzione. 1773-1814: da Clemente XIV a Pio VII

Il 7 agosto 1814 con la Bolla Sollicitudo omnium ecclesiarum, Pio VII ricostituiva la Compagnia di Gesù. Il Papa, che già nel 1801, un anno dopo l’elezione, aveva dato la sua approvazione all’esistenza della Compagnia entro le frontiere della Russia, estendendo poi dal 1804 lo stesso provvedimento al Regno delle due Sicilie, si era deciso a compiere questo passo “perché ci crederemmo colpevoli di gravissimo delitto al cospetto di Dio se, di fronte alle grandi necessità universali non volessimo servirci di quei salutari aiuti che Dio, per sua singolare Provvidenza, ci presenta, e se noi, collocati nella navicella di Pietro, agitata e sconvolta da frequenti nembi, rigettassimo esperti e validi rematori che si presentano spontaneamente a noi per rompere i flutti di quei marosi che in ogni istante ci minacciano di naufragio e di rovina”.

Fatta questa premessa aggiunge: “Ordiniamo e stabiliamo che tutte le concessioni e facoltà da noi unicamente già date per l’Impero Russo e per il Regno delle due Sicilie, ora si intendano estese, come veramente le estendiamo a tutto il nostro Stato ecclesiastico, ed egualmente ad ogni altro Stato e dominio”.

La soppressione, avvenuta nel 1773, era stata anticipata da alcuni  capitoli critici nella storia della Compagnia: lo scandalo prodotto dalla bancarotta in Martinica del gesuita Antoine La Vallette, che provocherà l’espulsione dei gesuiti  dalla Francia nel 1764, con l’accusa di privilegiare i commerci rispetto alla direzione spirituale; la questione dei “riti cinesi” che compromise l’efficacia delle missioni d’Oriente; la “guerra guaranitica” (1750) nell’antica provincia del Paraguay, che vide contrapporsi da una parte le truppe indigene delle missioni gesuitiche e dall’altro l’esercito ispano-portoghese. La scomparsa della figura del confessore reale gesuita dalle corti europee testimonia, inoltre, da una parte il graduale isolamento della Compagnia e dall’altro il cambiamento della società di corte nella quale l’Ordine aveva trovato appoggio e protezione. L’espulsione dei gesuiti dal Portogallo (1759) e poi dalla Spagna e dalle sue colonie (1767) fece intuire l’approssimarsi della fine. In Italia i gesuiti furono espulsi ugualmente dal Regno di Napoli (1767) e dal Ducato di Parma (1768), ma si dovette aspettare ancora alcuni anni perché il papa Clemente XIV cedesse infine alle pressioni delle corti borboniche e, il 21 luglio 1773, emanasse il breve Dominus ac Redemptor. Diviso in 45 capitoli il breve era un documento che di fatto non faceva accuse nel merito contro i gesuiti, ma parlava piuttosto dell’opportunità di sopprimerli in seguito alle perturbazioni da loro causate nel corso del tempo in senso alla Chiesa (dalle polemiche teologiche all’eccessivo coinvolgimento negli affari politici, alla scarsa disobbedienza agli ordini romani in terra di missione). Era generale della Compagnia Lorenzo Ricci: quando era stato eletto, nel 1758, l’Ordine contava 42 Province con circa 23mila gesuiti. La soppressione fu possibile perché, in quel mondo pre-secolarizzato, il potere spirituale e quello politico erano reciprocamente e strettamente collegati. Accanto all’esigenza del Papa di governare ovunque nel mondo la Chiesa cattolica, vi era l’esigenza dei Principi regnanti di controllare i risvolti socialmente rilevanti del loro potere: di questi facevano parte anche quelli ecclesiastici.

Nel 1814, con la Bolla sollicitudo omnium ecclesiarum, Pio VII prendeva dunque una decisione storica, abrogando quanto stabilito da un suo predecessore, e dava inizio a una nuova  epoca nella storia della Compagnia. In quel momento, il 7 agosto 1814, vi erano ancora 600 gesuiti distribuiti tra Russia, Regno delle due Sicilie, Usa, Inghilterra e Francia.

Con la ricostituzione il Papa affidava ai gesuiti l’istruzione della gioventù nella religione cattolica e nell’addestramento dei buoni costumi, una finalità che doveva raggiungere i collegi e i seminari. Fedele alla Formula dell’Istituto e alle Costituzioni, la Compagnia affrontò la missione affidatele con grande fervore, impulso e zelo apostolico. Tuttavia riprendeva ufficialmente la sua strada troppo condizionata dalla politica di restaurazione ispirata al Congresso di Vienna. In seguito diventerà inevitabile associare i gesuiti alle reazione antiliberale. Dal 1814 la Compagnia riappariva in un inquadramento storico molto diverso da quello della fondazione. Le sofferenze del periodo della soppressione e quella che sarebbero venute in futuro a causa delle legislazioni anticlericali obbligarono i gesuiti ad adottare un contegno di difesa. Tale atteggiamento impedì loro per lungo tempo di cogliere l’importanza di due valori apportati dalla rivoluzione francese, vale a dire l’uguaglianza e la libertà.

(breve estratti dall’Annuario della Compagnia di Gesù 2014)

Ultime notizie
Esplora tutte le news