Palermo. Un itinerario di fede e di arte per gli ex alunni del Cei
In un partecipatissimo incontro, l’11 luglio scorso, è stato illustrato agli ex alunni del CEI l’itinerario spirituale proposto dal complesso marmoreo e pittorico della chiesa di Casa Professa di Palermo. Un itinerario che nel mirabile esemplare del “barocco gesuitico”, iniziato nel 1549 e terminato nel ‘700, emerge dalla spettacolare scenografia della chiesa, con la quale la Compagnia di Gesù si era fatta interprete, come già con il suo contributo al Concilio di Trento e con la sua “milizia” al servizio del Papa, degli emergenti valori della Controriforma.
L’esigenza di una vita santa, segnalata dalle opere oltre che dalla fede, viene sostenuta nel tripudio delle cappelle laterali dedicate alla vita dei santi, nonché nell’emiciclo absidale con la raffigurazione delle virtù morali vincitrici dei vizi opposti.
Il rispetto dovuto ai Pontefici emerge dalla posizione sovrastante occupata, nelle cappelle di S. Ignazio e di S. Francesco Saverio, dalle grandi statue di Paolo III (che aveva approvato l’Ordine) e di Gregorio XV (che aveva canonizzato i due santi).
La verità storica, oltre che teologica, delle narrazioni evangeliche si coglie – lungo le due navate laterali – nella vivace rappresentazione dei misteri gaudiosi e dolorosi, e – a destra e a sinistra della porta centrale – nelle deliziose scene della Samaritana al pozzo di Sicar e della guarigione del cieco nato; nella parte alta dell’abside, inoltre, vengono esaltati alla maniera ignaziana i misteri della Trinità e dell’Incarnazione. A commento dei doni della terra elargiti dal Creatore si schiude in tutta la navata centrale quella che può chiamarsi l’imago mundi, con un implicito invito a riconoscerne il valore come strumento di elevazione a Dio.
Francesco Paolo Rizzo SJ
