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Lettera aperta del JSN sull’immigrazione

Una riflessione sull’occupazione avvenuta lo scorso 17 gennaio da parte di un gruppo di rifugiati somali di uno stabile di proprietà della Compagnia a Firenze

La comunicazione inviata dal Padre Provinciale descrive in modo trasparente e chiaro le modalità e i termini con cui la Compagnia di Gesù ha scelto di muoversi all’interno di un contesto e di una situazione particolarmente delicata e importante.
Come rete delle attività sociali della Compagnia desideriamo condividere quella che è prima di tutto una riflessione nostra, come realtà che operano quotidianamente a fianco delle persone e delle situazioni più fragili, estendendola a tutte le realtà della più ampia ”famiglia ignaziana” (opere della Compagnia o che si ispirano alla spiritualità ignaziana, impegnate in tutti i settori apostolici, laici, dipendenti, amici e Gesuiti).
La sofferenza delle persone non lascia mai indifferenti, in modo particolare quando hanno un nome e una storia. Oggi questa sofferenza è “entrata in casa nostra”.
Al di là delle modalità, che non possono essere condivise, ciò che è accaduto a Firenze ha reso queste persone e il loro dramma molto concreto e pressante, mettendo a nudo una tensione che nelle parole del Padre Provinciale emerge chiaramente fra legalità, giustizia, carità, generosità, lavoro casa e famiglia. La risposta del dialogo, prima di tutto con le persone e poi con il territorio (istituzioni e non) e dell’accoglienza, senza trascurare la legalità, si inseriscono in un modo di agire che è proprio della Compagnia e che condividiamo pienamente. La nostra riflessione, che parte da chi lavora direttamente a contatto con le diverse povertà sociali del nostro paese, ma che vuole estendersi a tutte le persone e opere che si ispirano alla spiritualità e alla pedagogia ignaziana, non intende però entrare nel merito del caso concreto, ma da questo stimolare una riflessione ulteriore che desideriamo condividere.
La domanda di fondo è: stiamo facendo abbastanza? Quale è la frontiera nuova verso cui ci spingono ad andare il dramma di queste persone, le loro storie concrete e il clima che si è creato intorno a loro?
Papa Francesco incarna un desiderio e lancia un esempio a volte provocatorio, rompendo gli schemi e superando le “regole” prestabilite e consolidate (non la legge). Il Centro Astalli lavora quotidianamente a fianco dei rifugiati, cercando di sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica e proponendo strade per cambiare paradigmi e canali di accoglienza.
Come possiamo essere profetici anche noi come singole realtà e persone impegnate nei diversi campi legate ad una spiritualità che parte proprio dall’incarnazione di un Dio che si lascia interrogare da ogni volto che incontra? Quali strade, anche innovative, possiamo percorrere? come inserire questa dimensione nel lavoro quotidiano con le persone che incontriamo, accompagniamo, formiamo?
Forse questo episodio non è capitato per caso, forse possiamo leggere ciò che è accaduto come una chiamata ancora più forte e pressante per tutta la “famiglia ignaziana”, le sue opere e le persone che vi lavorano, anche ad assumere il ruolo di attori della riconciliazione all’interno di contesti in cui lo scontro sociale è sempre più in agguato.
Come rete della attività sociali siamo chiamati per primi a cercare una risposta, ma siamo consapevoli che a queste domande è possibile trovare una risposta che attraversa la missione stessa della Compagnia Universale solo nella condivisione di riflessioni e contributi.
Per le competenze e la formazione che le varie realtà federate possono mettere a disposizione come rete della attività sociali, rinnoviamo al Padre Provinciale la disponibilità del JSN a fornire un supporto anche concreto nella situazione specifica di Firenze, così come anche in altre in cui la Compagnia dovesse trovarsi direttamente coinvolta.

Jesuit Social Network Italia

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