Stonyhurst. Una esperienza che mi ha cambiato la vita
Anche a Stonyhurst si sta concludendo l’anno scolastico e così sta terminando l’esperienza vissuta da un bel gruppo di studenti della rete Gesuiti Educazione che hanno trascorso il quarto anno di Liceo nel prestigioso college inglese dei gesuiti. Oggi pubblichiamo il racconto/testimonianza di Chiara, studentessa dal Collegio Sant’Ignazio di Messina, che nello spettacolo di danza annuale a Stonyhurst ha rappresentato con grande successo la Alice Liddel di Through the Looking-Glass.
Sono sempre stata una sognatrice, ho vissuto di ideali aspirando al bello e al giusto. Fin da quando ero piccola ho vissuto con gli occhi di chi guarda qualcosa che spera costantemente di raggiungere, anche quando nel profondo sa che questo non sarà possibile.
Eppure non sarei mai riuscita a raggiungere ciò che oggi sto provando per davvero e per la prima volta, seduta qui a scrivere ascoltando musica nella mia camera, lontana da casa e dalle mie abitudini, se non qui, in un luogo che, dal primo momento in cui sono entrata, mi ha cambiato la vita.
Potrebbe sembrare inappropriato dire che non avevo mai prestato così tanta attenzione a quanto il tempo passi in fretta, ma la mia esperienza qui a Stonyhurst mi ha mostrato quanto il tempo effettivamente possa correre veloce e irrecuperabile. Sono arrivata al Collegio mesi fa, e adesso, pensando ai giorni che mancano prima delle vacanze e, dunque, alla fine di questa esperienza, mi rendo conto di quanto vorrei avere l’opportunità di ricominciare da capo, di rivivere ogni momento, di quanto vorrei sfogliare le pagine del calendario a ritroso e ritornare all’esatto momento in cui dalla macchina vidi l’imponente facciata dell’edificio.
È solo da pochi giorni che abbiamo completato i nostri esami. L’agitazione e la paura che abbiamo provato sono ora svaniti, ma tutti abbiamo iniziato a lasciare spazio a emozioni paradossalmente ancora più forti di quanto io potessi solo immaginare. È assurdo pensare quanto la mia paura di iniziare questa esperienza così lontano da casa, con nessuno su cui poter contare e in cui confidare per iniziare, con il timore di non essere accettata e di non farcela, si sia trasformata col tempo nel desiderio di rimanere, nel sentimento di tristezza, che cresce ogni giorno, per dovermene andare da qui, nel timore di dover lasciare Stonyhurst a luglio, di dimenticarmi di tutto quello che ho imparato e vissuto. E non mi riferisco solo alle materie o agli argomenti trattati durante le lezioni. Parlo del valore dell’amicizia, del venir meno dei pregiudizi e delle finzioni, dell’abbattimento dei muri, del valore di conoscere la diversità, del dischiudersi agli occhi di nuove strade percorribili e di possibilità mai immaginate prima. Ho imparato a dimenticare la timidezza e la paura di sbagliare, a crescere e a maturare, a credere in me stessa. Ho imparato quanto sia importante collaborare, vivere e crescere insieme, come in una grande famiglia. Perché di fatto, per me Stonyhurst una vera seconda famiglia lo è diventata.
Potrebbe sembrare una di quelle frasi banali che si sentono pronunciare nei film sulla vita da College, ma venendo qui ho capito che al di là delle parole che si possono dire o ascoltare a proposito, al di là del lato accademico, vi è veramente un contenuto fatto di sostanza e umanità. Stando qui, fin dal primo momento, non ho solo «frequentato» il College; ci ho vissuto. Ho vissuto con persone di tutte le nazionalità, con ragazze e ragazzi provenienti da tutta Italia e da Collegi come il mio a Messina; con loro ho condiviso ogni pasto e quasi ogni momento della giornata. Con il loro sostegno ho fatto fronte alle necessità e sento di essere diventata più forte, così come io sono stata, spero, di sostegno per altri. Per dirla in breve, sono cresciuta, o sento di esserlo. E alcune di queste persone sono diventate indimenticabili. Veramente non trovo nessun altro modo per definire così tante persone legate da qualcosa di così forte, se non ricorrendo alla parola «famiglia».
E queste mura, antiche e nobili eppure ora quasi amiche, familiari, custodiranno per sempre, come un prezioso scrigno, tutto quello che insieme abbiamo vissuto: ogni risata, ogni sguardo di intesa nei corridoi o durante le lezioni, ogni abbraccio. Ogni momento rimarrà qui. E potrebbe sembrare triste da un lato, ma so anche bene fin da ora che con me non porterò indietro soltanto le foto scattate, e che quanto ho vissuto continuerà a crescere in me e a dare frutti nel tempo a venire.
Ricorderò le corse per arrivare in orario, le chiacchierate la sera prima di andare a dormire, i picnic ai campi da golf, i canti, i momenti di relax trascorsi nella Poetry Common Room, i tubi caldi del corridoio, le scale, le aule, le camere. Ricorderò i momenti di sconforto, le nottate trascorse a studiare, le mattine colme di agitazione. Ricorderò ogni caduta e ogni volta in cui, grazie all’aiuto degli amici trovati qui, mi sono rialzata; ricorderò le passeggiate, le battute, i sorrisi e le domeniche trascorse in Library a studiare o solo a leggere. E ammetto che alcune cose possano sembrare banali, forse alcune neanche realmente comprensibili, ma nella loro semplicità sono veramente importanti. Ed è forse anche questo il bello: il condividere cose che solo coloro che le hanno vissute con te possono capire fino in fondo.
Come ho scritto, sono sempre stata una sognatrice, e sono sicura che tantissime altre ragazze e ragazzi lo siano. Ma sognare non basta. E non basta guardare film, leggere libri o ascoltare racconti di altri per capire cosa veramente si provi durante un’esperienza tale. Ci sono molte sensazioni ed emozioni che vorrei riuscire a condividere, ma che a parole non riuscirei comunque ad esprimere. Ma una cosa di cui riesco a avere certezza fin da ora è che ogni momento vissuto qui rimarrà per sempre un ricordo vivido nella mia mente, e che questo ricordo maturerà in me nella consapevolezza di quanto ampio sia l’orizzonte che si apre alla coscienza e alle aspirazioni di ognuno di noi.
L.D.S.