Il discernimento spiegato da padre Schiavone
Quando recitiamo un Gloria al Padre, o proclamiamo “Santo, Santo, Santo”, è perché Dio esige di essere… incensato? Un intervento di padre Schiavone.
“Ma che significa glorificare il Signore?”.
È stato l’argomento del mio breve intervento alla presentazione del libro “Discernere la volontà di Dio. Finalità e dinamiche”, Edizioni Paoline, svoltasi il 2 luglio 2018 a Roma, sulla terrazza delle Suore di “Maria Bambina”, davanti alla Basilica di San Pietro.
Dopo avere ringraziato i numerosi partecipanti, gli organizzatori e gli oratori, ho chiesto: “Quando recitiamo un Gloria al Padre, o proclamiamo “Santo, Santo, Santo”, è perché Dio esige di essere… incensato?
Dobbiamo, certamente, coltivare riconoscenza e gratitudine verso la SS.ma Trinità. Ed è quanto faremo, precisa san Giovanni nell’Apocalisse (5,13) con “tutte le creature”, e per l’eternità: “A Colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli”.
Per dare gloria al Signore dobbiamo, dunque, aspettare l’altra vita?
La risposta di Ignazio, sulla scia di san Paolo, è: “No”. Sulla scia di Paolo: “Sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio” (1Corinzi 10,31), per riconoscere, cioè, che tutto è dono suo e ringraziarLo, ma anche – ed è la novità che intendo evidenziare – per chiederGli di irradiare con questa sua gloria il mondo intero.
Nella Contemplazione per conseguire amore, con l’esercizio che conclude gli Esercizi e che introduce nella vita di ogni giorno, Ignazio propone di “considerare come tutti i beni e doni discendono dall’alto, per esempio, la mia limitata potenza dalla somma e infinita di lassù, e così la giustizia, bontà, pietà, misericordia, ecc.” [237,1]. Quanto, dunque, di buono e di bello, di vero e di giusto, di attraente e di amabile… si riscontra in sé e negli altri è da Dio, discende dall’alto, “così come dal sole discendono i raggi”, esemplifica il Santo, rifacendosi a Giacomo 1,17: “Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce”.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 319, da parte sua, annota: “Dio ha creato il mondo per manifestare e per comunicare la sua gloria. Che le sue creature abbiano parte alla sua verità, alla sua bontà, alla sua bellezza: ecco la gloria per la quale Dio le ha create”.
In maniera non meno chiara, al n. 294, afferma: “La gloria di Dio è che si realizzi la manifestazione e la comunicazione della sua bontà, in vista delle quali il mondo è stato creato. Fare di noi i suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo”.
Operare per la maggiore gloria di Dio significa, dunque: chiedere al Padre e al Figlio di effondere lo Spirito Santo, ché – non senza la nostra collaborazione di persone intelligenti e libere – faccia di tutti noi figli attenti a cercare e individuare, abbracciare e fare la divina, paterna volontà, con lo scopo di ottenere di essere – e noi e quelli, cui prestiamo un servizio – da Lui irradiati e, cioè, investiti, vivificati, trasformati dai raggi della sua divina bontà, verità, bellezza; raggiungere piena, integrale (si pensi alla risurrezione dei corpi!) realizzazione; essere, a suo tempo, ammessi a direttamente contemplare e godere dell’inimmaginabile bellezza di Dio, eterno, infinito AMORE.
Fare tutto per la maggiore gloria di Dio e, cioè, perché “si realizzi la manifestazione e la comunicazione della sua bontà…”, è il mio ideale, è l’augurio che, cordialmente, formulo a tutti”.
Saluto formulando questo augurio ai benevoli lettori di questo post.
Vostro nel Signore
Pietro M. Schiavone SJ
Di seguito un articolo sulla presentazione del volume di Padre Pietro Schiavone