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La preghiera, un’arca per salvarci

Presentazione di un libro presso la comunità dei gesuiti di Villapizzone a Milano

In questo “momento Noè” della storia, come lo ha definito Francesco, la preghiera “è l’arca che può salvarci”, spiega il direttore internazionale della Rete mondiale di preghiera del Papa, il gesuita Frédéric Fornos, in questa intervista a «L’Osservatore Romano».

Su quali aspetti si è concentrata l’attenzione nell’approntare le intenzioni per il 2022?

La preparazione è un tempo di ascolto. E l’ascolto parte da ciò che si ha intorno. La novità del tempo che stiamo vivendo è questa pandemia che ci riguarda tutti, indipendentemente dalla nostra situazione sociale o dal nostro Paese: dall’Estremo Oriente alle Americhe, passando per tutta l’Asia, l’Europa e l’Africa. Più che mai, come dice Papa Francesco nella Laudato sì’, stiamo diventando consapevoli che «tutto è collegato». Ecco, questa esperienza comune ha certamente giocato un ruolo nel lavoro preparatorio. Come sapete riceviamo suggerimenti da tutte le équipe della Rete mondiale di preghiera del Papa e da diversi dicasteri, congregazioni, e da altri servizi della Santa Sede. Proponiamo al Santo Padre le tematiche ricevute: le sfide che accomunano varie nazioni o quelle più importanti per la missione della Chiesa in relazione con l’anno 2022. Una volta ricevuto il materiale, Francesco si prende un tempo di preghiera e di discernimento, prima di affidarci le sue intenzioni per la Chiesa. Che siano intenzioni “per l’evangelizzazione” o “universali” è relativo, perché tutte le sfide dell’umanità riguardano la missione della Chiesa e quindi l’evangelizzazione del mondo attuale. Per la gente quello che importa è pregare, in comunione con tanti fratelli e sorelle del mondo, per le intenzioni di preghiera della Chiesa universale: è una preghiera comune che ci fa uscire dalla globalizzazione dell’indifferenza e vivere una missione di compassione per il mondo.

L’intervista prosegue qui

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