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Il fratello gesuita

Congregazione Generale 34 - Decreto 7

Introduzione

[194] 1. Le “Proposte” del Simposio di Loyola e un notevole numero di postulati dalle Province hanno manifestato il desiderio della Compagnia di investigare più profondamente il significato e il valore delle affermazioni delle recenti Congregazioni Generali che descrivono la vocazione e la missione del Fratello nel corpo della Compagnia.

[195] In risposta a tale desiderio, la Congregazione vuole descrivere il ruolo del Fratello in modo maggiormente aderente alla realtà odierna, pur rimanendo in consonanza con la descrizione dell’identità del gesuita fornita dal decreto 2 della Congregazione Generale 32ª. Noi intendiamo in tal modo mettere insieme la fedeltà alle nostre origini con un rinnovamento appropriato al tempo presente.

L’identità

[196] 2. Il Fratello gesuita è un uomo che ha accettato la chiamata del Padre ad essere un “compagno di Gesù”. Con i voti, egli consacra liheramente la sua vita per aiutare la comune missione del corpo della Compagnia, che è apostolico, religioso e sacerdotale: “il servizio della fede, di cui la promozione della giustizia costituisce un’esigenza assoluta”.

[197] 3. Fin dai primordi della sua conversione, Ignazio si sentì chiamato ad “aiutare gli altri”, a darsi interamente al servizio dell'”eterno Re e Signore di tutte le cose”. Il gruppo dei compagni, “amici nel Signore”, doveva scoprire, nel suo discernimento, come essi avrebbero concretamente vissuto la loro vocazione apostolica nella Chiesa: fondando un ordine religioso.

[198] In quel momento decisivo, l’esperienza apostolica di Ignazio e dei suoi compagni era già legata all’esercizio del ministero sacerdotale. La loro esperienza venne espressa nella Formula dell’Istituto, che enumera i ministeri che essi avrebbero svolto per adempiere agli scopi specifici del nuovo ordine: “Servire soltanto il Signore e la Chiesa sua sposa, a disposizione del Romano Pontefice, Vicario di Cristo in terra”.

[199] Ma la mobilità richiesta dall’universalità dell’apostolato, la molteplicità dei ministeri pastorali e, ancor più, il bisogno di aiuti per portare avanti la missione, indusse Ignazio ad accettare nel corpo della Compagnia nuovi membri dalle caratteristiche diverse, Sacerdoti e Fratelli, che condividessero la stessa vocazione e contribuissero alla medesima missione.

[200] 4. Fin dall’inizio la Compagnia ha pensato se stessa come un “corpo” universale. Questa metafora paolina (cfr. 1 Cor 12, l2ss), molto amata da S. Ignazio e frequentemente usata nelle Costituzioni per riferirsi all’intera Compagnia, esprime la sua idea che la nostra vocazione è al tempo stesso una e diversa.

[201] Tutti i membri della Compagnia, in una molteplicità di situazioni socioculturali, hanno ricevuto la grazia di essere chiamati a seguire Gesù umile e povero. Noi tutti abbiamo sentito lo stesso invito a servirlo nella Chiesa, tutti siamo stati inviati per la stessa missione.

[202] Al tempo stesso, Ignazio, “rifiutando ogni egualitarismo e ogni uniformità […] credeva profondamente alla diversità delle vocazioni, basata sul fatto che Dio chiama ognuno per nome. Solo in questo spirito di apertura e di accoglienza si potranno esprimere i doni diversi che insieme costituiscono la Compagnia”. Per tale ragione, Ignazio considerava i gradi nella Compagnia come differenti modi di essere incorporati nell’unico corpo, per compiere l’unica identica missione, senza che questo implicasse in alcun modo l’idea di differenze di perfezione o di merito nel servizio di Dio. Così “il corpo apostolico della Compagnia è modellato, come quello degli apostoli, sull’unione nella diversità […] una diversità […] unificata dal vincolo della Carità (Cost., n. 624)”.

[203] 5. Le recenti Congregazioni Generali, riaffermando l’unicità della vocazione in Compagnia, hanno richiamato l’attenzione sulla necessità di esaminare i nostri atteggiamenti, per essere sicuri che la diversità non sia un ostacolo all’essere sinceramente “un cuore solo e un’anima sola” (At 4,32). Questa Congregazione rinnova quell’appello affinchè l’integrazione di tutti i gesuiti nell’unico corpo della Compagnia sia ovunque sempre più profonda ed effettiva. Dobbiamo sforzarci di far sì che le nostre comunità, le nostre attività apostoliche, i luoghi dove viviamo e operiamo come Sacerdoti e Fratelli, riescano a manifestare in tutta semplicità e trasparenza l’unicità della vocazione e della missione della Compagnia.

[204] 6. I Fratelli, così come i Sacerdoti, sono integrati nella Compagnia in ragione dell’unico e comune appello del Signore a seguirlo per vivere il radicalismo evangelico della vita religiosa. Ma una vocazione alla vita religiosa è diversa da una vocazione al sacerdozio. “In qualche modo, il religioso Fratello incarna la vita religiosa nella sua essenza e, per questo, è capace di manifestare tale vita con particolare chiarezza”.

[205] Il primo e più importante contributo di un Fratello è pertanto il dono di se stesso, offerto liberamente nel servizio del Signore. Di conseguenza, attraverso la limpidezza della sua vita religiosa, egli offre, nella Chiesa e nella Compagnia, una testimonianza profetica al mondo d’oggi.

Missione

[206] 7. Il Fratello vive la sua vocazione religiosa come un “inviato”. Egli è essenzialmente una persona che ha ricevuto da Cristo, attraverso i superiori, una missione , che realizza come membro di un corpo apostolico totalmente consacrato non solo, “con la grazia di Dio, alla salvezza e alla perfezione delle anime proprie, ma, con questa stessa grazia, [anche a] procurare con tutte le forze di essere d’aiuto alla salvezza e alla perfezione delle anime del prossimo”.

[207] In quanto membra dello stesso corpo, i Fratelli condivido-no l’unica missione apostolica e vi contribuiscono per la personale chiamata ricevuta dallo Spirito, arricchendo la missione della Compagnia con la loro partecipazione a quello che 5. Paolo definisce “il servizio sacerdotale del Vangelo di Dio” (Rm 15,16).

[208] Le specifiche missioni che possono essere affidate ai Fratelli comprendono molte delle funzioni e dei ministeri enumerati dalla Formula dell’Istituto come tipici della Compagnia.

[209] Tali attività, realizzate dai primi compagni, continuano a ispirare la Compagnia ai nostri giorni. Già la Congregazione Generale 31ª aveva affermato che l’attività apostolica dei Fratelli è definita da quegli stessi principi che regolano l’apostolato dell’intera Compagnia: l’attenzione al maggior servizio di Dio e il bene più universale.

[210] Oggi la Compagnia descrive la nostra identità di gesuiti come caratterizzata dall'”impegnarsi, sotto il vessillo della croce, nella battaglia cruciale del nostro tempo: la battaglia per la fede, e la lotta, che essa include, per la giustizia”. I Fratelli, pertanto, sono profondamente coinvolti in tutti i compiti apostolici della Compagnia dove questa missione si realizza, contribuendo ad ogni genere di lavoro, materiale e tecnico al servizio dell’apostolato e dell’intero corpo della Compagnia, ma anche nella proclamazione esplicita di Gesù, nell’aiuto e nel colloquio spirituale, negli Esercizi Spirituali, nella catechesi e nell’insegnamento. Essi si rendono disponibili ad essere inviati a coloro che vivono l’esperienza della discriminazione, a chi si trova privato della sua dignità, a chi non ha né voce né potere, a chi è alla ricerca del senso della propria vita, a chi è debole nella fede, a chi desidera accogliere la Buona Notizia di Gesù, ma anche alle comunità e alle opere che necessitano del loro aiuto per realizzare la missione della Compagnia

[211] 8. Una storia ricca di un gran numero di Fratelli santi e beati, e la molteplicità di compiti e ministeri che i Fratelli realizzano oggi ovunque nel mondo, mostrano molto bene la varietà e la complementarietà che caratterizzano la missione apostolica dei Fratelli in Compagnia.

[212] Accanto a figure di Fratelli come Alfonso Rodriguez e Francesco Garate, che giunsero alla santità attraverso i lavori domestici, è opportuno far conoscere anche le vite di altri Fratelli, quali Giacomo Kisai, Domenico Collins, Nicola Owens e altri, che operarono con dedizione e generosità nei ministeri esterni della Compagnia, fino a donare la propria vita. Questo permetterà di avere un’immagine più esaustiva della vocazione del Fratello, e potrà suscitare nuove vocazioni.

In comunione

[213] 9. Dopo la Congregazione Generale 3la ci sono stati notevoli progressi nell’integrazione e nella partecipazione dei Fratelli alla vita e alla missione apostolica della Compagnia. La loro formazione è migliorata, sono state date loro importanti responsabilità in opere e attività apostoliche, sono stati nominati consultori di comunità e di Provincia, ecc. Basandosi sui risultati positivi di queste esperienze, la Congregazione incoraggia tutta la Compagnia ad andare avanti in questa direzione: e il modo migliore per esprimere l’unità di vocazione e missione del corpo della Compagnia.

[214] 10. In alcuni luoghi, tuttavia, la piena realizzazione di questa integrazione incontra ancora delle resistenze. Tra noi, ci sono ancora atteggiamenti che richiedono conversione; ed è necessario che la vocazione del Fratello sia maggiormente stimata e apprezzata. Atteggiamenti e pregiudizi di origine socioculturale, ma lontani dal Vangelo, non devono influenzare le mutue relazioni all’interno della Compagnia.

[215] 11. Se tutti – Sacerdoti, Fratelli, scolastici – condivideranno tutti gli aspetti della vita comunitaria – la fede, i compiti domestici, il riposo, la preghiera, il discernimento apostolico, l’Eucarestia e gli Esercizi Spirituali -, diverremo veramente “amici nel Signore”. La condivisione di vita favorirà la costituzione di comunità dove ci si senta corresponsabili nella comune sequela di Cristo e complementari nel compimento della stessa missione. Per realizzare una tale condivisione tra noi, abbiamo bisogno di maturità tanto umana quanto spirituale e di una migliore formazione alla comunicazione interpersonale.

[216] 12. Il termine “Coadiutore temporale” non è più usato tra noi: la Congregazione stabilisce pertanto che, d’ora in avanti, nei documenti ordinari o ufficiali non si usi più la dizione “Coadiutore temporale” ma solo quella di “Fratello” o di “Fratello gesuita”.

[217] 13. La Congregazione chiede al Padre Generale, se lo riterrà utile, di creare un organismo (un segretariato) o di nominare una persona, Sacerdote o Fratello (un consigliere), con l’incarico di occuparsi di quanto riguarda i Fratelli, assicurando l’attuazione di tutto ciò che è prescritto in questo Decreto e ìn quelli delle precedenti Congregazioni Generali.

La formazione

[218] 14. La diminuzione del numero delle vocazioni non può indurre ad abbassare il livello dei criteri di ammissione al noviziato. Le persone ammesse per diventare Fratelli devono essere uomini di fede, dedicati al servizio, sufficientemente maturi, adatti alla vita comunitaria e capaci di essere integrati nel corpo e nella missione della Compagnia.

[219] Ove necessario, si possono prevedere dei programmi di “prenoviziato” che aiutino i candidati a raggiungere il livello necessario per entrare in noviziato.

[220] 15. La Congregazione Generale 34ª ritiene utile che le Province ammettano talvolta dei candidati nella categoria degli “Indifferenti”, cosicché essi, nel corso del noviziato, possano meglio discernere se la loro vocazione è quella del Sacerdote o quella del Fratello.

[221] 16. I responsabili della formazione dei Fratelli li aiutino a ben indirizzare i loro desideri più profondi e a radicare fermamente nel loro cuore l’apprezzamento della propria vocazione, la volontà di servizio e l’entusiasmo per la missione della Compagnia.

[222] 17. Occorre stabilire, per i Fratelli gesuiti, dei programmi di formazione ben strutturati, atti a prepararli adeguatamente per la vita, per il servizio e per l’integrazione nella Compagnia. Tali programmi dovranno comprendere le diverse dimensioni della formazione: umana, comunitaria, spirituale, teologica, pastorale e professionale. Persone con le qualità necessarie dovranno essere preparate come promotori di vocazioni nella Provincia e come formatori. Quando possibile, per favorire una migliore integrazione, i Fratelli in formazione dovranno vivere nelle stesse comunità degli scolastici. Starà al Provinciale controllare da vicino lo sviluppo di questi programmi di formazione, applicandoli con la dovuta flessibilità.

[223]. Là dove una singola Provincia non sia in grado di mettere a punto un tale programma, per mancanza di mezzi o per lo scarso numero di Fratelli, si raccomanda la collaborazione tra Province o anche tra Assistenze.

[224] 19. I Fratelli devono avere la possibilità di apprendere una lingua straniera, secondo quanto è raccomandato da questa stessa Congregazione Generale nel Decreto su “La collaborazione interprovinciale e sopraprovinciale”. Ciò favorirà la comunicazione con compagni di altre regioni e renderà più disponibili per certe missioni all’estero.

[225] 20. Per realizzare la propria missione, ogni gesuita deve essere ben informato per quanto riguarda la sua missione apostolica e incoraggiato nella sua vita di fede. Per questa ragione, si invitano i Fratelli già formati a seguire programmi di formazione permanente per rinnovarsi psicologicamente e spiritualmente e aggiornarsi nel loro sviluppo pastorale e professionale.

Conclusione

[226] 21. La Congregazione Generale 34ª ha introdotto importanti cambiamenti nella nostra legislazione, per raggiungere più efficacemente l’integrazione e la partecipazione dei Fratelli alla comune vocazione e missione della Compagnia. Fra le modifiche apportate sottolineiamo le seguenti:

– una formulazione normativa dell’unicità della nostra specifica vocazione e missione: NC 6, § 1, l°-3°;
– eliminazione della dizione “Coadiutore temporale” dal linguaggio corrente e dai documenti ufficiali futuri: NC 6, 326, §4;
– preparazione speciale per entrare in noviziato, se necessario: NC 25, §2a;
– di norma, noviziato in comune con gli scolastici: NC 43, § 1;
– formazione comune, in noviziato, per quegli aspetti della nostra vocazione che sono comuni; formazione separata per gli aspetti non comuni: NC 48, §§2-3;
– abolizione della regola che vietava di approfondire l’istruzione dopo l’entrata in Compagnia, e nuove regole per gli studi: Esame Generale [117]; NC 81, §3; 83, a3; 98; 243, §§2-3;
– modifica di quei passaggi dell’Esame e delle Costi tuzioni che trattavano del Terz’anno solo per gli scolastici: Esame Generale [119]; Costituzioni [514, 516];
– incoraggiamento alle comunità composte da Sacerdoti, Fratelli e scolastici per promuovere l’unione fraterna e l’unione nella missione apostolica: NC 326, §§ 3, 4c;
– concessione della voce passiva nell’elezione degli elettori nella Congregazione Generale: Congregazione Generale 34ª, d. 23, A, n. 2; questo verrà inserito nella revisione delle Formule per le Congregazioni Generale e Provinciale;
– abolizione della limitazione del numero di Fratelli con voti perpetui che possono prendere parte alla Congregazione di Provincia: implicitamente nella Congregazione Generale 34ª, d. 23, D, n. 4; questo verrà inserito nella revisione della Formula per la Congregazione Provinciale.

[227] 22. Nel contempo tuttavia intendiamo ricordare che, per realizzare la vera comunione tra i membri della Compagnia, la prima e fondamentale esigenza è un atteggiamento del cuore e della mente che induca a stimare e accogliere ciascun gesuita come fratello e amico nel Signore, poiché “l’aiuto più efficace per raggiungere questo fine proviene, più che da ogni altra costituzione esterna, dall’interna legge della carità e dell’amore che lo Spirito Santo scrive ed imprime nei cuori”.

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