Con gli Yazidi dimenticati: la testimonianza di p. Cassar
P. Joseph Cassar, gesuita maltese, da 6 anni in Iraq, responsabile del Servizio dei gesuiti ai rifugiati era presente ad agosto alla Congregazione Provinciale. Nel suo staff ad Erbil 12 persone, 136 quelle operative tra le varie città. Tra i servizi promossi, accompagnamento, educazione, sostegno alla salute mentale e psico-sociale. Gli utenti raggiunti sono 27.426.
“Nel Kurdistan iracheno uomini, donne e bambini yazidi riusciti a scappare salvando la propria vita dalla furia dello Stato islamico” racconta p. Cassar “che, nel 2014, ha iniziato a perseguitare la loro comunità religiosa cancellandola dal Sinjar, la tanto amata terra a nord dell’Iraq, al confine con la Siria. Da sette anni vivono nel più completo oblio, dimenticati da tutti.
Sono poco meno di 250mila e sopravvivono in diversi campi profughi gestiti soprattutto da volontari di associazioni non governative. A Sharya, città della provincia di Duhok, 17 mila non sono neanche riusciti a mettere piede in un campo profughi. Vivono di espedienti. A loro il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati in Iraq da tempo offre sostegno materiale e conforto psicologico”.
Il dolore di non poter tornare
“Gli yazidi non possono tornare in possesso delle loro terre nel Sinjar” spiega ancora “per lamancanza di sicurezza. In quei luoghi ci sono dei gruppi armati che si fronteggiano gli uni agli altri. La città di Sinjar e dei paesi intorno al distretto sono distrutte. Le case sono rase al suolo e alcune di esse completamente minate”. Manca elettricità, acqua potabile, un livello anche minimo d’assistenza sanitaria”.
La speranza della solidarietà
La missione dei gesuiti è accompagnare con speranza, “visitando le famiglie degli sfollati, portando aiuti materiali, ripristinare i diritti grazie all’intervento di un avvocato, dare istruzione tramite una scuola per più di duecento bambini e preoccupandoci della salute mentale delle persone provate da un’esistenza insostenibile. Sono molti, infatti, gli yazidi che, disperati, ogni anno tentano di togliersi la vita. Tutto in un assordante silenzio generale”.
Il punto sul servizio ai rifugiati e sulla situazione degli Yazidi nell’intervista di Radio Vaticana: