Sosa: “La Compagnia condivide il dolore di tutta la Chiesa”
La lettera del Generale per la morte del Papa emerito Benedetto XVI
LETTERA DI P. ARTURO SOSA SJ
Roma, 31 dicembre 2022
Cari Fratelli,
la Compagnia di Gesù partecipa al dolore di tutta la Chiesa alla notizia della morte del Papa emerito Benedetto XVI. Contemporaneamente rende grazie a Dio per il dono alla Chiesa e al mondo che la sua persona ha rappresentato.
Noi abbiamo molti motivi per fare memoria del Papa emerito Benedetto XVI con profondo affetto e una riconoscenza viva, sia per il servizio che egli ha reso alla Chiesa universale come Vicario di Cristo, sia per il modo con cui, in molte occasioni, egli ha espresso la sua stima verso la nostra Compagnia.
Nel corso della sua lunga esistenza Joseph Ratzinger ha conosciuto molto da vicino gli elementi di forza e i limiti della Compagnia di Gesù. La sua attività feconda di ricercatore e professore di teologia in Germania, il suo contributo come esperto al Concilio Vaticano II e la sua responsabilità di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede l’hanno portato ad incontrare molti gesuiti impegnati nel servizio della riflessione teologica, biblica, filosofica e canonica. Egli ha dialogato e lavorato con loro, in maniera diretta e franca, senza mascherare le difficoltà e cercando sempre sinceramente il bene più grande per la Chiesa. Basti ricordare qui la sua profonda stima per il P. Henri de Lubac – uno degli autori che hanno esercitato maggiore influsso su di lui – o l’attenzione, nutrita da un’autentica stima, che egli ha avuto verso l’Università Gregoriana, secondo quanto lui stesso ha espresso in occasione della sua visita del novembre 2006. Il ricordo di Benedetto XVI ci spinge a continuare ad impegnarci pienamente e con grande serietà nella ricerca e negli studi teologici, al servizio della fede e della cultura contemporanea.
Joseph Ratzinger conosceva pure ed apprezzava la spiritualità ignaziana. Poco dopo aver rinunciato alla carica pontificia, gli era stato domandato quali fossero le sue preghiere preferite. Allora egli ha posto davanti a tutto il Sume, Domine, et suscipe di S. Ignazio. In un’altra occasione disse a proposito di questa preghiera: “mi sembra sempre troppo alta, al punto che non oso quasi pronunciarla; e tuttavia, in una maniera o nell’altra, dovremmo sempre farla nostra”. La seconda delle sue preghiere preferite è attribuita a S. Francesco Saverio: “Io Ti amo perché Tu sei il mio Dio… Io Ti amo perché Tu sei Tu”. Ma noi lo sentiamo particolarmente vicino alla Compagnia a causa del suo amore personale per Gesù Cristo, della sua ricerca appassionata e assidua del “volto del Signore”, che ha magistralmente espresso nella sua trilogia su Gesù di Nazaret. È per questo che il ricordo di Benedetto XVI rimane per noi come un invito a nutrire una relazione vivente con la persona di Gesù, senza la quale la nostra vita perde il suo senso più profondo.
Nel corso del suo pontificato Benedetto XVI ha dovuto affrontare sfide molto impegnative, di cui ha saputo farsi carico con umiltà, coraggio e costanza, attraverso indicazioni, anche attraverso l’esempio che egli ha offerto a tutta la Chiesa. Penso in particolare alla realtà drammatica e dolorosa degli abusi sessuali commessi da preti e religiosi, una realtà da cui noi stessi non siamo indenni. Il modo con cui Benedetto XVI ha preso su di sé il peso e le conseguenze di questo peccato inqualificabile della Chiesa ci ha posti sul giusto cammino della presa di coscienza di queste situazioni dolorose, dell’ascolto delle vittime, del desiderio di fare giustizia in ogni caso, di cercare come riparare i torti commessi e di prendere le misure preventive per evitare che tali eventi si riproducano. Noi dobbiamo continuare ad andare avanti su questo cammino in maniera sempre più vigilante, con tutta la comunità ecclesiale e tutte le istanze della società civile. La coerenza della nostra testimonianza di vita e del nostro impegno alla conversione sempre possibile, con la grazia di Dio, sono delle esigenze della vita cristiana, religiosa e presbiterale che dobbiamo incessantemente tenere vive davanti al nostro spirito.
In occasione della 35ª Congregazione Generale la Compagnia di Gesù ha avuto l’occasione di sperimentare e gustare la prossimità e l’affetto del Papa Benedetto XVI, particolarmente durante l’udienza del 21 febbraio 2008 concessa ai delegati, guidati dal Superiore Generale appena eletto, il P. Adolfo Nicolás. Uno splendido discorso di Benedetto XVI ci ha condotti al cuore della nostra identità spirituale. Egli ci ha invitati a vivere con determinazione ed entusiasmo la molteplicità delle missioni che caratterizza la Compagnia, al servizio della fede, della giustizia e della cultura, tra i poveri e con i poveri, “sentendo con la Chiesa e nella Chiesa”, con quella devozione “effettiva ed affettiva” che fa dei gesuiti “collaboratori preziosi e insostituibili” del Vicario di Cristo. È stato un momento di consolazione e di conferma spirituali, durante il quale abbiamo potuto sperimentare la mutua relazione di fiducia che unisce la Santa Sede e la Compagnia; quel momento ha costituito un invito a vivere la nostra missione “con un fervore e uno slancio rinnovati” – termini questi del primo decreto della Congregazione Generale 35ª. È l’impegno al quale vogliamo continuare a rispondere ogni giorno, con l’aiuto del Signore, malgrado i nostri limiti.
Rinunciando alla carica pontificia, Benedetto XVI ha dimostrato magnificamente in che cosa consistano un’umiltà e una libertà spirituali capaci di porre davanti ad ogni altra cosa il bene della Chiesa universale. Oggi noi ci uniamo a tutta la Chiesa e al Papa Francesco nella preghiera riconoscente che si innalza al fare memoria, con ammirazione, della testimonianza di coerenza personale di Joseph Ratzinger e della profondità del magistero di Benedetto XVI. Pieni di fiducia nella magnanimità che il Signore manifesterà verso di lui quando lo accoglierà nella dimora preparata da sempre per coloro che Gli hanno dato la loro vita, con generosità, gli diciamo: “a Dio”.
Fraternamente vostro nel Signore,
Arturo Sosa SJ
Superiore Generale
Roma, 31 dicembre 2022
Storia di un pontificato
(nella foto I gesuiti della 35ª Congregazione generale incontrano Papa Benedetto XVI, febbraio 2008)