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Pietre Vive ad Amsterdam: il sapore delle origini

Quattro turni di volontari (europei e americani) si sono susseguiti per coprire una buona parte dell’estate nel campo “pietre vive” di Amsterdam. La sede è la chiesa gesuitica di “Krijtberg”, nell’area più turistica della città. La “missione ad Amsterdam” è uno dei sei progetti internazionali estivi di Pietre Vive nel 2023 (accanto a Grecia, Portogallo, Svizzera, Berlino, Santiago). Ma “”fare pietre vive” ad Amsterdam è … “un po’” diverso.

Prima di tutto per l’insolita sociologia dei visitatori accolti dai volontari: molti islamici esplicitamente incuriositi dalla figura di Cristo, molte coppie venute alle tante iniziative lgbtq+ che offre la città, molti neerlandesi che non hanno mai sentito dire che esistesse qualcosa come la fede cristiana, un gran numero di turisti israeliani, e moltissimi 19enni di tutta l’Europa che compiono ad Amsterdam una tappa obbligatoria dell’iniziatico “interrail” post-maturità.  

Unica nel suo genere, l’esperienza estiva di evangelizzazione ad Amsterdam lo è anche perché si appoggia sulla presenza durante l’anno della comunità residenziale “pietre vive”. In una casa messa a disposizione dai gesuiti neerlandesi, fra 7 e 9 giovani adulti da diversi paesi coniugano formazione ed evangelizzazione, durante 9 mesi di vita comunitaria. Il primo anno di questo “progetto pilota” si è appena concluso e un nuovo gruppo si sta formando per iniziare la seconda edizione da settembre. Nelle fatiche e nelle sorprese, questa sorta di “noviziato laico” per apostoli ignaziani ha spesso avuto il sapore degli Atti degli apostoli.

Infatti il servizio di Pietre Vive ad Amsterdam, sia quello annuale che quello estivo, ha permesso a molti volontari di toccare con mano le radici dell’annuncio de fede.

In primo luogo hanno scoperto che l’annuncio ha una dimensione quasi “esorcistica”. Il giovane volontario di Pietre Vive si vede spesso “vomitare in faccia” molti dei blocchi e ferite che il visitatore ha accumulato per anni contro la Chiesa, la fede, o la vita. Sfogo possibile perché “finalmente” qualcuno lo ascolta in una chiesa, cioè nella Chiesa. Il servizio “Pietre Vive”, prima di essere una spiegazione kerygmatica delle opere d’arte di una chiesa, è un’attività di ascolto profondo, di accoglienza incondizionata.

Ma il bello è che ogni volontario fa l’esperienza di ricevere ogni giorno “proprio quei visitatori di cui aveva bisogno”. Perciò un turno estivo di servizio di Pietre Vive può essere letto come un tempo di esercizi spirituali. L’ora di meditazione biblica che apre la giornata è solo una “preghiera preparatoria” a tante altre parole e pensieri che il volontario riceverà dai visitatori e che riconoscerà nella rilettura serale come “parole di Dio per me”.

Infine ogni visita guidata da un volontario diventa un “esercizio teologico”: domande e reazioni dei turisti lo costringono a una costante riformulazione della fede. Fede “ricevuta” dalla Grande Tradizione biblica e sacramentaria presente nell’arte, riletta ad ogni incontro in modo “antico e sempre nuovo”. Non è forse molto lontano da ciò che si augura da tempo la teologia accademica ogni volta che si sforza di connettersi di più alla preghiera e all’annuncio. Di sicuro è un’esperienza che libera il giovane credente dalla paura di “pensare la fede” e di “dire la fede”.

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