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A Radiovaticana: “Non mi chiamo rifugiato”

Sabato 11 dicembre alle 15.30 parte la seconda serie del programma di Radio Vaticana, realizzato in collaborazione con il Centro Astalli, in onda da con cadenza settimanale sulle frequenze 105.00 Fm e 103.8 Fm, digitalradio.it, canale tv 733, in podcast e pubblicato su  www.vaticannews.va

La parola ai protagonisti

“Non mi chiamo rifugiato” è un progetto editoriale, radio e web, ideato per sensibilizzare ascoltatori e lettori sulla condizione dei rifugiati in Italia e sulla loro storia di esilio.
Il programma, scritto e condotto dal giornalista della Radio Vaticana Stefano Leszczynski, è stato realizzato in collaborazione con il Centro Astalli, sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, che quest’anno ha celebrato i 40 anni di attività.
 
“Non mi chiamo rifugiato” dà la parola ai protagonisti che narrano in prima persona la loro storia, presentando così in modo nuovo il dramma di chi è costretto a intraprendere un viaggio attraverso l’ignoto per cercare un paese sicuro in cui vivere.
 
Sulla scia dell’interesse riscontrato tra gli ascoltatori con la prima serie del programma, la Radio Vaticana e il Centro Astalli hanno deciso di lanciare una seconda serie in 6 puntate, concentrandosi quest’anno sul percorso di accoglienza e integrazione in Italia delle persone rifugiate, in un periodo reso particolarmente difficile a causa degli effetti sociali e lavorativi della pandemia.
 

Dalla conoscenza la comprensione


Ogni storia viene contestualizzata da un punto di vista storico, politico e sociale in modo da accompagnare il racconto nel suo evolversi e fornire gli strumenti per immergersi ed immedesimarsi nel vissuto del protagonista.
 
Il rifugiato smette in questo modo di essere semplicemente un numero o una statistica: ​da entità generica torna ad essere persona con il proprio vissuto, i propri affetti, le proprie paure e i progetti di vita.
 
Il contenuto dell’iniziativa risponde a quanto Papa Francesco ha ribadito più volte in questi ultimi anni: “La conoscenza è un passo necessario verso la comprensione dell’altro. (…) Quando si parla di migranti e di sfollati troppo spesso ci si ferma ai numeri. Ma non si tratta di numeri, si tratta di persone! Se le incontriamo arriveremo a conoscerle. E conoscendo le loro storie riusciremo a comprendere.” Un’esortazione, questa del Papa, che ha caratterizzato anche l’introduzione della mostra fotografica “Volti al futuro – con i rifugiati per un nuovo noi”, con cui il Centro Astalli celebra i 40 anni di attività.
 

La scheda di presentazione del format radiofonico 

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