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Gesuiti Letture consigliate Alcuni segreti per un accompagnamento rispettoso e incisivo

Michele Lavra SJ

Alcuni segreti per un accompagnamento rispettoso e incisivo

Dalla Bibbia, dalla tradizione della Chiesa e dall’esperienza personale, ecco alcuni dei segreti che favoriscono l’esercizio di un accompagnamento spirituale offerto con stile evangelico.

1. È un servizio a senso unico, da non snaturare con la reciprocità delle confidenze e lo scambio dei consigli, pena l’oggettività del rapporto; poco alla volta si impara che cosa significhi “parlare della propria esperienza senza parlare di sé”.

2. Un servizio da svolgere sempre nella consapevolezza di essere collaboratori di Dio, aiutanti in un lavoro che è essenzialmente di un Altro (cfr. 1 Cor 3,5-9).

3. Un servizio da vivere sempre in relazione triangolare: la persona, il Signore, l’accompagnatore. Solo se il Signore è sempre presente, si salva la verità del rapporto nell’accompagnamento spirituale. Vedere come il Padre è sempre presente negli incontri di Gesù con le persone.

4. Un servizio nel quale è necessario rinunciare radicalmente a proporsi o anche a considerarsi come modello per l’altro, in tante forme esplicite o inconsce.

5. Un servizio nel quale si è chiamati spesso a vivere il coraggio della verità, anche quando è scomoda per tutti e due; a vivere l’esperienza dell’impopolarità, contrassegno di tante scelte evangeliche.

6. Un servizio nel quale lasciare all’altro tutto lo spazio per esprimersi, anche sbagliando, affinché vengano messe a nudo le ricchezze e le risorse su cui contare e allo stesso tempo i limiti di cui tenere conto.

7. Un servizio dove l’accompagnatore non fa discernimento sull’altro, provocando reazioni, esaminando comportamenti e dando ricette in modo manageriale, come se si trattasse di un qualificato laboratorio spirituale; ma un servizio dove si suscitano dinamiche e si forniscono all’altro gli strumenti perché impari a discernere da solo, facendo tesoro soprattutto degli inganni e degli errori.

8. Un servizio attento non solo alle parole dell’altro, ma ancor più a tante manifestazioni non verbali (entusiasmi, ansie, nervosismi, omissioni…) che possono essere ancor più rivelative del mistero della sua persona.

9. Un servizio che presta attenzione più alle reazioni seconde che alle prime. Quando si propone una verità scomoda, la reazione più vera non è quella immediata, ma quella del giorno dopo, come nella parabola dei due figli inviati a lavorare nella vigna (Mt 21,28-32).

10. Un servizio meno preoccupato di ottenere comportamenti esteriori immediati e rassicuranti e più attento invece a costruire o ricostruire la persona dall’interno (è lo stile tipico di Dio!), rafforzando quell’uomo interiore che si esprimerà poco alla volta anche all’esterno.

11. Un servizio in cui sentirsi coinvolti personalmente ma con distacco, verificando spesso la propria libertà nel confronto sincero con un supervisore esterno.

12. Un servizio nel quale è importante situarsi sempre in uno spazio diverso rispetto alla posizione dell’altro (se in fase depressiva, se troppo su di giri, se troppo deciso, se troppo incerto….), in modo da fargli da specchio oggettivo.

13. Un servizio nel quale rendersi “inutile” al momento giusto, scomparendo affinché l’altro cresca.

E la lista potrebbe continuare…

Il testo è un estratto dell’articolo “Direzione” o “accompagnamento” spirituale?, pubblicato in Appunti di spiritualità 35, pp. 59-66, Roma 1993

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