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Astalli: accoglienza sempre più difficile, tra decretazione d’urgenza e tagli

Il video della presentazione del Rapporto annuale

Per prima cosa, lavano e curano i piedi di gente che ha fatto tanto strada e subito torture. I volontari del dormitorio che la diocesi di Trieste ha aperto per i “transitanti”, i migranti che arrivano in città si fermano per poche ore e ripartono alla volta di Francia, Germania o altri paesi, hanno risposto all’appello di monsignor Enrico Trevisi. «Sono arrivati in tanti, 130 adulti che fanno i turni». È vescovo di Trieste da poco più di un anno, terra dai confini porosi, in pieno centro, accanto alla piazza della stazione, c’è l’ex silos, un tempo magazzino di granaglie del vecchio porto austriaco, oggi «trasformata in bidonville, senza luce, acqua, servizi igienici. Centinaia di persone, quasi tutte registrate alla questura, che hanno il diritto di essere accolte nel sistema di protezione». Ma non essendo sbarcati da un gommone, non vengono inseriti automaticamente nel circuito dei servizi di accoglienza, e alla fine restano in attesa.

«Se non sono per tutti allora sono privilegi, non diritti», commenta Luca Liverani, giornalista di Avvenire, citando Gino Strada, il fondatore di Emergency. Il vescovo Trevisi ha infatti parlato alla presentazione del rapporto annuale 2024 del Centro Astalli, presso presso l’Aula della Congregazione della Curia Generalizia della Compagnia di Gesù, il 18 aprile, a Roma. Giunta alla 23ma edizione, la pubblicazione è diventata uno strumento per capire attraverso dati e statistiche quali sono le principali nazionalità dei 22mila rifugiati e richiedenti asilo assistiti nelle 8 sedi territoriali, di cui 11mila a Roma; quali le difficoltà che incontrano nel percorso per il riconoscimento della protezione e per l’accesso all’accoglienza o a percorsi di integrazione. Non si tratta solo di freddi numeri: il Rapporto racconta la strada fatta attraverso i tre verbi che costituiscono la mission del JRS (Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati): Accompagnare, Servire, Difendere i diritti dei rifugiati. E tramite testimonianze e approfondimenti cerca di far emergere i nodi sulle migrazioni forzate in Italia: vulnerabilità, marginalità, accoglienza e inclusione sociale.
Non a caso centrale nella mattinata le testimonianze di Maurice, fuggito dalla Nigeria, e di Darya, rifugiata della Bielorussia. Seduti in prima fila, durante la presentazione, si sono sostenuti vicenda prima di prendere la parola.


Il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha aperto l’evento ringraziando Astalli «che con il suo lavoro aiuta a dare risposte di accoglienza civiltà e inclusione», in un momento particolarmente difficile, in cui «le risorse non sono adeguate e c’è una crescita dei costi». Le persone che sono costrette a migrare, ha detto, non sono un problema, ma «una risorsa preziosa per la nostra comunità».

Al tavolo anche Nathalie Tocci, Direttrice dell’Istituto Affari Internazionali, la quale ha ricordato che l’esternalizzazione per la ricollocazione dei migranti è una politica in vigore già dagli anni ’90, dalle alterne fortune anche in relazione ai diversi contesti geopolitici. Accogliere e integrare, secondo Tocci, resta l’unica strada percorribile di fronte a un fenomeno strutturale come le migrazioni. Senza dimenticare di guardare ai Paesi da cui provengono i migranti, tendendo la mano a chi decide di restare.

I dati del Rapporto, presentati da di P. Camillo Ripamonti, da dieci anni presidente Centro Astalli, raccontano una realtà che, grazie agli oltre 700 volontari che operano nelle sue 8 sedi territoriali (Roma, Bologna, Catania, Grumo Nevano, Palermo, Trento, Vicenza e Padova), si adegua e si adatta ai mutamenti sociali e legislativi di un Paese che fa fatica a dare la dovuta assistenza a chi, in fuga da guerre e persecuzioni, cerca di giungere in Italia. All’interno della pubblicazione, le foto di Francesco Malavolta che rappresentano un percorso tra i volti e le storie di alcuni uomini e donne rifugiati accolti e accompagnati dal Centro Astalli.

I numeri

I numeri dicono che più di 67mila pasti sono stati distribuiti a Roma con un incremento di circa il 45% rispetto all’anno precedente, quando erano 46 mila; oltre 12mila le colazioni distribuite a Palermo (con un incremento di circa il 30%). In tutte le sedi sono state quasi 1.200 le persone accolte. Oltre 1.000 gli studenti della scuola di italiano. Circa 2.500 le persone visitate da medici volontari in 3 sedi della Rete (Roma, Catania e Palermo), a cui vanno aggiunti altri 2.300 destinatari che a Roma presso il SaMiFo, centro della ASL Roma 1 2 con cui da anni è attiva una collaborazione, hanno effettuato circa 10mila visite specialistiche. «Già da questa prima carrellata di numeri si percepisce che il 2023 ha visto un aumento di rifugiati portatori di bisogni socio-sanitari, espressione di una popolazione più marginalizzata, provata e sofferente», ha sottolineato Ripamonti. Nella sezione Servire si trovano i progetti realizzati durante l’anno: 18 solo a Roma, con un focus sulla formazione e sul rafforzamento dell’inserimento lavorativo. «Molte realtà, tra cui fondazioni ed enti privati, ci hanno sostenuto nella realizzazione di attività a favore dei rifugiati, permettendoci di integrare le convenzioni in essere con il servizio pubblico, di sostenere direttamente le persone in difficoltà con sussidi specifici, ma anche di sperimentare percorsi nuovi».

Nella sezione Difendere vengono presentate le attività culturali, l’azione di sensibilizzazione e l’advocacy nazionale e internazionale, che nel 2023 il Centro Astalli ha realizzato anche in collaborazione con gli uffici nazionali del Jesuit Refugee Service in Europa e nel mondo.

L’Europa arretra

Da pochi giorni il Parlamento Europeo ha approvato il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo. In una nota congiunta, il giorno prima della votazione, con gli altri uffici del JRS Europe anche il Centro Astalli ha espresso contrarietà rispetto a questo Patto che, spiega Ripamonti, «sancisce un arretramento rispetto al diritto di asilo, perché – come hanno dimostrato fatti e situazioni nel corso del 2023 – non è attraverso l’esternalizzazione, i respingimenti, la mancanza di una vera politica di soccorso in mare e le procedure accelerate alla frontiera che si affronta il fenomeno migratorio. Complessità non è sinonimo di complicazione. Non si affronta quello che è considerato il problema migratorio rimuovendo le persone dal suolo europeo, ma rimuovendo le cause delle migrazioni forzate».

Il 2023, tra l’altro, è l’anno in cui sono stati registrati più morti in assoluto: 3.105 le persone morte e disperse nel mar Mediterraneo.

In Italia la decretazione d’urgenza

«Ricorderemo il 2023 come l’anno della decretazione d’urgenza in tema di migrazioni. Seppur si è giustificato questo approccio al fine di affrontare in modo più rapido e snello il fenomeno, ci sembra che questa modalità abbia favorito un approccio semplificatorio». Ripamonti ha ripercorso le diverse fasi della decretazione d’urgenza, concludendo: «Sembra che tutto questo non abbia intercettato veramente i bisogni delle persone, anzi sotto certi aspetti ha complicato la loro vita (richiedenti asilo accolti solo nei CAS, quasi scomparsa del permesso di soggiorno per motivi speciali, non convertibilità dei permessi di soggiorno). Gli accessi ai servizi di cura primaria (mense, docce, distribuzione vestiario, ambulatori) sono aumentati in tutti i territori in cui opera il Centro Astalli. Sono sempre di più i rifugiati che vivono per strada o i richiedenti asilo che vivono in Centri di Accoglienza Straordinaria di grosse dimensioni (alcuni dei più grandi li troviamo nell’area metropolitana di Roma) e per i quali non sono garantiti spesso requisiti minimi per una vita dignitosa per sé e per i propri figli».

L’attenzione ai giovani

Infine Ripamonti ha sottolineato l’attenzione del Centro Astalli per il mondo dei giovani. «Anche quest’anno abbiamo incontrato moltissimi studenti con i 7 due progetti: Finestre – Storie di rifugiati e Incontri – Percorsi di dialogo interreligioso. Sono stati raggiunti oltre 31mila studenti di 1.500 classi in 19 città, 50 rifugiati e 40 testimoni di varie confessioni cristiane e religioni coinvolti. Questi numeri da soli restituiscono la varietà del mondo giovanile coinvolto, ogni incontro è stato l’invito a un pensiero complesso, uno stimolo ad aprire lo sguardo e l’orizzonte. I ragazzi e le ragazze hanno incontrato rifugiati e testimoni di diverse religioni, si sono conosciuti confrontandosi su tematiche che spesso sono divisive, quali il tema migratorio e quello religioso, ma che invece devono stimolare un confronto sempre onesto e rispettoso».

I materiali dell’evento:

– Intervento di P. Camillo Ripamonti
– Video presentazione Rapporto annuale 2024
– Sintesi Rapporto annuale 2024

Scarica il Rapporto annuale 2024

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