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Cultura, cambiamento e comunità: workshop all’Arrupe

In che modo oggi possono essere favoriti dei processi culturali creativi di tipo partecipativo che generano cambiamento e sviluppo delle comunità? Come si può avere una politica culturale che sia coerente e inclusiva?

Se ne è parlato il 10 febbraio, all’Istituto di Formazione Politica Pedro Arrupe, nel corso dell’VIII workshop di GenerAzioni, con Giorgio De Rita del Censis e l’ex-europarlamentare Silvia Costa.

«Anche un contadino è un uomo di cultura e non soltanto l’intellettuale. Ogni persona ha un patrimonio culturale che andrebbe ascoltato e valorizzato per essere messo a servizio di una partecipazione più responsabile per la società», ha detto nella sua introduzione p. Gianni Notari, direttore del Pedro Arrupe. «Il cambiamento sociale deve passare anche da questo perché ci aiuta a cogliere e a dare maggiore senso alle domande profonde, che possono essere generatrici di prospettive nuove».

Fantasia e immaginazione in gioco

«Il mio mestiere è quello di provare ed ascoltare il Paese per poi cercare di raccontarlo»,  ha affermato Giorgio De Rita, segretario generale del Censis. «Il nostro Paese ha, in questo momento, una crisi profonda dettata dalla incapacità di immaginare un futuro. Questo dipende, in parte, dall’avere abbandonato, negli ultimi anni, tutte quelle lotte di appartenenza, di senso di comunità e di voglia di miglioramento delle condizioni economiche e sociali. Il Paese ha, pertanto, necessità di rimettere in gioco la fantasia e l’immaginazione. Una strada è quella di investire del tempo, delle risorse e delle energie per capire che la cultura, la creatività, la fantasia e l’immaginazione non sono semplicemente fattori estetici ma sono un motore profondo del cambiamento sociale ed economico. La creatività può appartenere a tutti ed il punto è quello di accompagnarla per capire come può generare scenari nuovi e cambiamenti possibili. Occorre ritornare ad avere la capacità di desiderare, perchè quello diventa il motore per sognare e poi per trovare un modo per realizzare le cose. Parliamo di un sogno che può essere riconducibile ad una concretezza. Abbiamo bisogno di capire che il nostro è un Paese straordinario pieno di belle risorse in termini di competenze, di giovani e di territorio. È un Paese straordinario che deve ritrovare la consapevolezza di capire dove può andare e cosa può essere».

Tre strade

«Ci sono almeno tre strade che dobbiamo intraprendere», ha sottolineato la giornalista Silvia Costa, esperta in politiche culturali e già europarlamentare. «La prima è quella dell’importante novità che si sta realizzando in molte scuole italiane con i patti educativi di comunità. In particolare, di fronte alle diseguaglianze sociali e alla povertà educativa, si cerca di intervenire creando dei patti educativi tra scuola, ente locale e terzo settore che supportino in vario modo i processi educativi e cognitivi dei nostri giovani. La seconda è quella che, con la modifica nel 2016 del codice degli appalti, consente la sussidiarietà orizzontale per un nuovo protagonismo delle comunità e dei soggetti sociali. Questo significa che oggi ci sono tre tipi di partenariati che si possono configurare: quello classico istituzionale, quello sociale e quello speciale che riguarda soprattutto i soggetti del terzo settore che vengono chiamati nella programmazione e nella progettazione. La terza strada può essere il racconto dell’esperienza di Europa InCanto che promuove progetti artistici e iniziative culturali, volte ad avvicinare e appassionare un nuovo pubblico alla musica e all’opera lirica. Due musicisti hanno inventato dei moduli di educazione all’opera lirica per bambini (da 3 ai 15 anni) coinvolgendo anche le famiglie. In Italia sono stati già coinvolti 25mila bambini e l’esperienza sta diventando europea». 

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