Il governo al servizio della missione universale
Congregazione Generale 35 - Decreto 5
Introduzione
1. La 35ª Congregazione Generale stabilisce tre principi per guidare la nostra considerazione del governo nella Compagnia di Gesù, in base all’esperienza degli ultimi decenni e alla nostra missione apostolica:
a. Le nostre strutture di governo e i nostri modi di procedere devono scaturire da una prospettiva di maggiore universalità. Ciò è in armonia con le indicazioni stabilite dalle precedenti Congregazioni Generali e risponde all’accelerazione del processo di globalizzazione, alle dimensioni transnazionali e multiculturali delle sfide che la Chiesa deve affrontare e al nostro desiderio di lavorare con forme di maggiore collaborazione nell’ambito della Compagnia universale.
b. Le strutture di governo devono essere snellite, modernizzate e rese più flessibili dove possibile. La Compagnia è organizzata in funzione della missione. Serviremo più efficacemente la nostra missione apostolica semplificando alcune strutture e procedure di governo, utilizzando i moderni mezzi di comunicazione e collaborazione e introducendo strutture sempre più flessibili a vario livello.
c. Circostanze in continuo mutamento richiedono una migliore articolazione dei valori ignaziani e modi di procedere nella nostra attuale vita e lavoro. Cambiamenti quali la collaborazione apostolica con altri, la separazione tra istituzioni apostoliche e comunità, e lo sviluppo del livello interprovinciale e sovraprovinciale di alcuni ministeri, richiedono alcune chiarificazioni circa il modo di esercitare il governo affinché continui a essere autenticamente ignaziano. Attenendoci a questi principi, offriamo alcune raccomandazioni concrete per i diversi livelli e organi delle nostre attuali strutture di governo.
I. Governo generale
1. Congregazione Generale
2. La Congregazione Generale raccomanda e autorizza il Padre Generale a iniziare, in anticipo sulla 36ª Congregazione Generale, una revisione complessiva della Formula della Congregazione Generale (FCG), e delle Formule della Congregazione dei Procuratori e della Congregazione Provinciale.
3. La FCG riveduta sarà approvata dalla 36a Congregazione Generale nelle sue prime sessioni. Dopo aver consultato i Superiori Maggiori e aver ricevuto l’approvazione del Consiglio Generale con voto deliberativo, il Padre Generale potrà approvare revisioni della FCG che entreranno in vigore prima della 36ª Congregazione Generale, come pure le relative modifiche nelle Formule della Congregazione dei Procuratori e della Congregazione Provinciale.
4. In armonia con i principi enunciati nell’introduzione (cfr n. 1), questa revisione deve mirare a favorire l’uso efficace, responsabile e flessibile della grande ricchezza e varietà di risorse umane e materiali impiegate nella preparazione e conduzione di una Congregazione Generale, a servizio della vita e della missione della Compagnia universale.Inoltre la revisione deve rispettare,tra le altre cose, i seguenti punti:
a. Il triplice carattere della Congregazione Generale, che è:
a.1. l’organo che elegge il Padre Generale e gioca un ruolo determinante nella scelta dei membri del Consiglio Generale;
a.2. l’istanza più alta nel dare espressione all’autocomprensione del corpo universale della Compagnia in un dato momento storico;
a.3. il supremo organo legislativo della Compagnia.
b. Data la tradizionale convinzione che la Congregazione Generale sia un evento eccezionale nel governo della Compagnia, il suo lavoro dovrebbe limitarsi a questioni di ampio respiro (cfr FCG 1 § 2).
c. L’importanza che tutta la Compagnia sia rappresentata nella Congregazione Generale, specialmente nella Congregazione ad electionem. In questo ambito, occorre che siano rispettate almeno altre due condizioni:
c.1. il numero dei membri eletti deve essere maggiore di quello complessivo dei membri nominati ed ex officio (cfr CG 34, d. 23 A, 1);
c.2. la presenza, tra gli elettori, di un numero adeguato di Fratelli.
d. Circa la durata della Congregazione Generale: la necessità di bilanciare da un lato l’uso responsabile di risorse limitate e dall’altro la creazione di un’atmosfera di discernimento ignaziano nell’organizzazione del lavoro.
e. La necessità di preparare in modo più integrale la Congregazione Generale, specialmente nel lavoro che porta alla formulazione delle Relationes Praeviae e del rapporto De statu Societatis,ma senza pregiudizio della libertà della Congregazione Generale stessa di determinare il contenuto delle proprie deliberazioni.Tale lavoro di preparazione può richiedere un ampliamento del ruolo della Congregazione Provinciale nella preparazione della Congregazione Generale.
f. Il rapido sviluppo dei mezzi di comunicazione, per i loro effetti sia sulla preparazione sia sullo svolgimento delle Congregazioni.
5. Di particolare importanza per la preparazione della Congregazione Generale sono gli incontri dei Superiori Maggiori (cfr CG 34, d. 23 C, 4), dei Presidenti delle Conferenze (cfr CG 34, d. 21, 25), degli elettori di ogni Assistenza o Conferenza, e le assemblee dei vari settori apostolici. Ciascuno di questi organi può offrire un contributo sostanziale alla preparazione della Congregazione Generale.
6. La Congregazione dei Procuratori va mantenuta, in quanto rappresenta la base dei membri della Compagnia. Tuttavia, come già detto, la sua Formula deve essere rivista, in armonia con la revisione della FCG.
2. Governo centrale
Principio
7. Il Superiore Generale è fonte di unità del corpo universale della Compagnia. La Congregazione riconosce la grande ricchezza e varietà esistenti fra i membri della Compagnia e la necessità di un adeguato processo di inculturazione per svolgere la nostra missione nella Chiesa universale in un mondo sempre più globalizzato. Siccome il governo della Compagnia cerca sempre un equilibrio appropriato fra unione e diversità, l’ufficio di Preposito Generale deve essere esercitato in modo tale da rispettare la diversità e metterla al servizio della nostra missione universale e della nostra identità.
Riorganizzazione
8. La Congregazione Generale conferma le procedure di elezione dei quattro Assistenti ad providentiam e quelle per il rinnovo del Consiglio del Padre Generale, come statuito dalla 34ª Congregazione Generale, d. 23 E, II, 1.
9. Affinché il Padre Generale possa ricevere un più efficace sostegno nell’esercizio del suo ufficio, questa Congregazione gli raccomanda di operare una revisione complessiva del governo centrale della Compagnia, mirando a una sua riorganizzazione al servizio della missione.
10. L’ambito di questa revisione comprende la disponibilità di risorse e personale per la gestione ordinaria della Compagnia, lasciando al Padre Generale la possibilità di operare la pianificazione apostolica complessiva e di animare l’intero corpo della Compagnia.
11. La revisione in oggetto deve tener conto dei seguenti punti, pur non limitandosi ad essi:
a. l’orizzonte rappresentato da NC 380-386;
b. la necessità che le persone e i gruppi menzionati in NC 380-386 comunichino tra loro e con il Padre Generale;
c. la necessità di un coordinamento e di un’articolazione delle funzioni di queste persone e gruppi;
d. l’importanza di evitare una inutile burocratizzazione o una superflua moltiplicazione di funzionari e di segretariati;
e. l’importanza di sviluppare mansionari adeguati, che comprendano una periodica riformulazione degli obiettivi e dei risultati attesi, oltre a efficaci meccanismi di revisione e valutazione.
12. Incoraggiamo il Padre Generale a cercare modalità più efficaci ed eque per l’uso delle risorse finanziarie al servizio della missione internazionale della Compagnia.
13. Occorre sviluppare una strategia professionale e complessiva per migliorare le nostre comunicazioni interne ed esterne così da facilitare il governo, promuovere la cooperazione e migliorare l’efficacia della nostra missione universale.
14. In questo lavoro di revisione, incoraggiamo il Padre Generale ad avvalersi della migliore assistenza professionale disponibile all’interno o all’esterno della Compagnia.
Valutazione
15. Chiediamo al Padre Generale di sviluppare strumenti e programmi che aiutino tutti coloro che si trovano in posizioni di governo (a livello centrale, di conferenza, provinciale e locale) a valutare l’effettivo svolgimento delle proprie responsabilità e il modo di renderne conto. Practica Quaedam deve essere aggiornato in modo da riflettere questi cambiamenti.
16. La valutazione dei progressi fatti su questi punti va inserita regolarmente nell’agenda dei prossimi incontri con i Presidenti delle Conferenze. Una relazione più esaustiva in materia va tenuta al prossimo incontro dei Superiori Maggiori.
3. Conferenza dei Superiori Maggiori
Principi
17. Consapevoli che «in questo tempo moltissimi problemi sono di loro natura universali e richiedono soluzioni universali» (NC 395 § 1), riteniamo le Conferenze dei Superiori Maggiori – al momento Africa e Madagascar,Asia Orientale e Oceania, Europa,America Latina, Asia Meridionale e USA – iniziative significative nella struttura di governo della Compagnia. Mentre riconosciamo l’autorità del Padre Generale su ciò che riguarda la missione universale, manteniamo la ferma convinzione che oggi la cooperazione tra Province e Regioni per il compimento della missione apostolica della Compagnia sia una innegabile necessità.
18. Le Conferenze continuino ad essere strumenti strutturali che promuovano in tutti i gesuiti il senso della missione universale, facilitando l’unione, la comunicazione e una visione condivisa tra i Superiori, nonché forme di cooperazione interprovinciale e sovraprovinciale. Affinché le Conferenze siano sempre più adeguate a raggiungere questi scopi, si devono osservare i seguenti principi:
a. Le Conferenze sono strutture orientate alla missione e non meri strumenti di coordinamento interprovinciale. Devono continuare a fare pianificazione apostolica a livello interprovinciale, tenendo conto delle priorità apostoliche della Compagnia universale.Tale pianificazione apostolica è il risultato del discernimento dei Superiori Maggiori della Conferenza, deve essere approvata dal Padre Generale e periodicamente valutata e rivista.
b. Le Conferenze sono strutture di cooperazione tra Province e Regioni in relazione a specifici aspetti della missione a livello interprovinciale e sovraprovinciale (opere comuni, centri di formazione, lavoro in rete,équipe interprovinciali, aree geografiche, ecc.). Pur non formando un nuovo livello di governo tra il Padre Generale e i Provinciali, le Conferenze costituiscono un’opportunità per migliorare il governo dei Provinciali in quanto li mettono in condizione di prendersi cura della missione della Compagnia al di là delle loro Province.
c. Le Conferenze si sono sviluppate in modo diverso all’interno della Compagnia, a causa di differenze geografiche. Gli Statuti di ciascuna Conferenza devono pertanto rispettare queste differenze e tenere presente quanto segue:
c.1. gli Statuti saranno approvati dal Padre Generale e devono toccare i seguenti punti: criteri di appartenenza; diritti e doveri dei membri; materie di competenza della Conferenza; metodo di prendere le decisioni; strutture interne; poteri e doveri del Presidente (in accordo con i nn. 19-23); e, in generale,qualunque cosa sia ritenuta necessaria per il funzionamento agile ed efficiente della Conferenza;
c.2. ogni Conferenza deve adeguare i propri Statuti agli orientamenti emersi dalla 35ª Congregazione Generale.
d. Le Conferenze devono essere dotate delle risorse necessarie per far fronte alle necessità finanziarie delle opere e case da esse dipendenti.
4. Il Presidente della Conferenza
19. Il Padre Generale nomina il Presidente dopo adeguata consultazione con i Superiori Maggiori della Conferenza. Ha i poteri di un Superiore maggiore nell’espletamento delle specifiche responsabilità affidategli dagli Statuti della Conferenza.
20. I principi di unità di governo (cura personalis, cura apostolica), sussidiarietà e sufficiente potere nell’esercizio del proprio ufficio si devono applicare, per analogia, all’incarico di Presidente delle Conferenze nel modo che segue:
a. Destinazioni
a.1. Nella sfera di sua competenza, secondo quanto definito negli Statuti, il Presidente ha il potere di richiedere e destinare persone di diverse Province o Regioni necessarie per le attività e le opere dipendenti dalla Conferenza. Criterio base per conferire queste destinazioni è che, a parità di condizioni, le necessità delle attività e opere della Conferenza hanno la precedenza su quelle delle singole Province.
a.2. Nel rispetto della centralità del rendiconto di coscienza nel processo di conferimento della missione, qualsiasi destinazione ad opera del Presidente richiede la consultazione del Superiore Maggiore della persona in questione: è lui che lo mette a disposizione per una missione all’interno della Conferenza.
a.3. In quelle rare situazioni in cui il Presidente e il rispettivo Superiore Maggiore non riescono a raggiungere un accordo riguardo al conferimento di una destinazione, la questione deve essere portata al Padre Generale perché la risolva.
b. Processo decisionale
b.1. Nella sfera di sua competenza, secondo quanto definito negli Statuti, il Presidente prenda le decisioni che ritiene opportune dopo aver ascoltato e considerato con attenzione il punto di vista dei membri della Conferenza.
b.2. Sebbene il Presidente sia dotato di adeguate facoltà di decisione, occorre sottolineare l’importanza della sua autorità morale nei confronti dei Provinciali, autorità che gli permette di proporre obiettivi per la collaborazione e di promuovere processi di discernimento condiviso tra i Provinciali. Egli stesso sia un leader particolarmente capace, prudente, pieno di tatto e rispettoso (cfr Cost., 667).
c. Relazioni con i Provinciali e i Superiori Regionali
c.1 L’esistenza delle Conferenze con i loro Presidenti, come pure il loro potere decisionale nella sfera interprovinciale e sovraprovinciale, implica il coinvolgimento di Provinciali e Superiori Regionali in nuove forme di interrelazione e interdipendenza, nonché il loro orientamento alla collaborazione.
c.2. Il Presidente non ha potere diretto sul governo interno delle Province e neppure ne è il supervisore. I Provinciali dipendono direttamente dal Padre Generale. A lui rispondono di ciò che concerne il governo interno delle Province; rispondono al Presidente solo per quanto riguarda la sfera di sua competenza.
c.3. Nell’esercizio della propria leadership apostolica, il Presidente va coinvolto in misura appropriata nei processi di discernimento apostolico di Province e Regioni.
21. Il Presidente è anche il Superiore Maggiore delle case e opere comuni della Conferenza designate come tali dal Padre Generale.A questo proposito:
a. insieme agli altri Superiori Maggiori, ha la responsabilità di fornire le risorse umane e finanziarie necessarie per le case e opere dipendenti dalla Conferenza;
b. riceve il rendiconto di coscienza dei gesuiti assegnati in pianta stabile a case e opere comuni;
c. ha la responsabilità della formazione permanente e delle cure sanitarie dei gesuiti assegnati a case e opere comuni.
22. Il Presidente della Conferenza partecipa alla Congregazione Generale come elettore ex officio.
23. I Presidenti delle Conferenze si incontrano con il Padre Generale almeno una volta l’anno, nonché ogniqualvolta il Padre Generale li convochi per consultarli su questioni importanti.
II. Governo provinciale
1. La natura della Provincia
24. Sebbene la nostra sia una vocazione alla Compagnia universale, le Province sono istituite per una maggiore efficacia apostolica e un governo più efficace, così che la specifica articolazione della missione di un gesuita sia il risultato diretto dell’attività di guida e animazione del Provinciale. Essenziale a questa forma di governo è il rendiconto di coscienza, in un clima di trasparenza e fiducia che metta il Provinciale in condizione di destinare le persone a specifici ministeri dopo un attento discernimento su come i loro santi desideri, bisogni e doti possano meglio combinarsi con le esigenze del piano apostolico e delle opere della Provincia, con quelle della Conferenza e con le priorità apostoliche stabilite dal Padre Generale.
25. Nel corso dei secoli la struttura di governo provinciale ha mostrato grandi vantaggi in termini di efficienza apostolica e amministrativa; di rispetto per le diversità delle tradizioni culturali, linguistiche, nazionali e locali; e di efficace unione di cura personalis e cura apostolica. Dato l’attuale contesto globalizzato in cui i gesuiti esercitano il proprio ministero, le sofisticate tecnologie di comunicazione, lo sviluppo di reti apostoliche e realtà transnazionali, le nuove sfide e opportunità per il nostro ministero richiedono riflessione, formazione e azione concertata che ci rendano capaci di pensare e agire superando i confini della propria Provincia e persino della propria Conferenza. Questo contesto in continua evoluzione richiede maggiore e migliore coordinamento e cooperazione tra Province (per esempio, nella programmazione apostolica e nell’amministrazione economica) a servizio della nostra missione universale. Suggerisce anche la necessità di considerare il modo migliore di governare le Province, in particolare riguardo ai seguenti aspetti: valutazione e revisione periodica dell’efficacia del governo, piani apostolici, amministrazione delle risorse apostoliche e impegni con altre Province attraverso le strutture delle Conferenze (cfr supra nn. 19-20).
26. Nella prospettiva di un migliore servizio alla nostra missione universale, la Congregazione Generale chiede al Padre Generale di far svolgere un processo di riflessione sulle Province e sulle loro strutture, che porti a proposte pratiche di adattamento alle realtà del tempo presente di questo elemento della nostra struttura di governo.Tra i compiti della commissione incaricata di questo processo va inserita la revisione complessiva dei criteri per l’istituzione (cfr NC 388), riconfigurazione e soppressione di Province e Regioni. Occorre che tali criteri comprendano la dimensione numerica e l’estensione geografica, la distribuzione dell’età, la disponibilità di persone adatte al governo e alla formazione, la sostenibilità economica e la capacità di sviluppare un piano apostolico integrato che risponda alle necessità locali, regionali e universali. Questa commissione deve presentare i risultati del proprio lavoro al prossimo incontro dei Superiori Maggiori.
2. La Provincia e la Chiesa locale
27. È di particolare importanza che il Provinciale promuova attivamente una buona comunicazione e armoniose relazioni con i Vescovi delle Chiese locali in cui prestiamo il nostro servizio. Fa parte di questo ruolo del Provinciale anche incoraggiare Superiori locali e i Direttori d’opera a fare la loro parte nella promozione di tali relazioni.
3. Programmazione della Provincia e processi decisionali
28. Il diritto della Compagnia (cfr specialmente NC 354 § 1) incoraggia con forza processi decisionali partecipativi e fondati sul discernimento a tutti i livelli, compreso quello provinciale. Per rendere più efficace questa impostazione, bisogna fare attenzione a che:
a. rimanga chiaro che colui che prende la decisione finale è il legittimo Superiore e non un organo consultivo (NC 354 § 1);
b. ci sia sufficiente chiarezza circa il processo di programmazione e di decisione, e sia comunicato in maniera adeguata ai membri della Provincia il ruolo specifico delle diverse commissioni e delegati;
c. sia rispettato il ruolo dei Consultori di Provincia, secondo quanto prevede il diritto universale e proprio8 .Tale ruolo non sia eroso dalla legittima attribuzione di responsabilità al personale dell’amministrazione provinciale, a delegati o a commissioni;
d. la Commissione per i Ministeri (cfr NC 260 § 1) sia uno strumento efficace per la programmazione apostolica e la sua revisione, specialmente per quanto concerne le opere e i ministeri della Provincia, la creazione di nuove opere apostoliche e la formazione apostolica permanente dei nostri collaboratori;
e. siano sempre tenuti presenti gli aspetti legali ed economici di ogni decisione;
f. ci siano le necessarie strutture per l’attuazione e la continua valutazione dell’efficacia dei programmi della Provincia.
4. Opere apostoliche della Provincia
29. Un altro importante compito di governo del Provinciale è la cura complessiva delle opere apostoliche appartenenti alla Provincia, compresa una completa valutazione del loro contributo alla missione della Compagnia e del loro carattere gesuitico.Dette opere devono essere visitate con regolarità dal Provinciale o da un suo delegato (cfr NC 391 § 3), che deve includerne una relazione scritta nelle proprie lettere al Padre Generale.Si intende che il direttore d’opera non gesuita deve relazionare circa la situazione dell’opera durante la visita del Provinciale. È opportuno che esista un’articolazione complessiva del rapporto tra le opere apostoliche (incluse le opere internazionali della Compagnia) e la Provincia, che comprenda gli eventuali accordi scritti che dovessero apparire utili o necessari.
5. Formazione alla responsabilità di governo
30. Oggi la leadership nella Compagnia è un ministero molto esigente. La necessità di cooperazione internazionale, di nuove strutture di partenariato e le accresciute attese circa la qualità della vita comunitaria sono solo alcuni dei fattori che richiedono che Superiori e Direttori d’opera – a tutti i livelli di governo – siano dotati di nuove attitudini e nuove competenze. Per questo occorre una specifica formazione per gesuiti e collaboratori in posizioni di leadership.
31. La formazione permanente per tali attitudini e competenze spesso avrà luogo a livello di Provincia, sebbene in molti casi si riveleranno estremamente utili programmi condotti a livello di Conferenza. Ambiti fondamentali di questo tipo di formazione sono:
a. principi di leadership ignaziana, compresa la pratica del discernimento apostolico in comune;
b. la formazione di un’attitudine al lavoro d’équipe;
c. principi di leadership in generale;
d. capacità di management in alcuni settori quali:
I. amministrazione economica
II. risorse umane
III. Pianificazione
IV. risoluzione di conflitti
V. capacità di confronto
VI. conduzione di riunioni
VII. gestione delle crisi
VIII. mass media e relazioni pubbliche
e. competenze necessarie per una proficua partecipazione a organi collegiali di governo.
32. Oltre a corsi o laboratori di formazione alla leadership, sarà di grande beneficio l’uso di forme tutoriali di apprendimento. In modi adeguati, i futuri leader devono essere identificati e messi in situazioni dove possano apprendere da un leader esperto e saggio.
III. Governo locale
1. Superiore locale
Principi
33. L’efficacia del Superiore locale è determinante per la vitalità apostolica della comunità gesuitica come segno per il mondo del Regno di Dio che annunciamo con la nostra vita comune. Per Ignazio, l’amore verso i membri della propria comunità doveva essere il segno distintivo del Superiore gesuita. A partire da questo, il Superiore può infondere coraggio per la missione dei suoi compagni e assicurare una qualità di vita religiosa e comunitaria che permetta loro di svolgere pienamente la propria missione.
In spirito di servizio, il Superiore sostiene i membri della comunità nelle loro responsabilità apostoliche e nella loro vita religiosa di servitori della missione di Cristo. Tali doveri richiedono una conoscenza intima di ciascuno, conoscenza resa possibile da una regolare conversazione spirituale e, quando opportuno, dal rendiconto di coscienza. Con tali aiuti il Superiore può aiutare e accompagnare ciascun gesuita a rendersi conto di come il suo lavoro apostolico – assegnatogli dal Superiore Maggiore – si integri nella missione universale della Compagnia; in tal modo egli promuove un senso di solidarietà apostolica fra tutti i membri della comunità, compresi quelli impegnati in attività molto diversificate.
34. Da tale privilegiata posizione nel cuore della comunità,il Superiore è anche responsabile – insieme a ogni membro – di farne fiorire la vita apostolica. Concretamente,questo comporta un impegno del Superiore a guidare la propria comunità in una vita comunitaria secondo lo stile della Compagnia caratterizzata da celebrazione dell’Eucaristia, preghiera, condivisione di fede, discernimento comunitario, semplicità, ospitalità, solidarietà con i poveri e la testimonianza che degli «amici nel Signore» possono dare al mondo. La Congregazione Generale insiste ancora una volta sull’importanza della missione del Superiore locale e sottolinea la rilevanza dei punti previsti nelle Norme Complementari.
Sfide
35. La pratica attuale non sempre si conforma alle indicazioni delle Norme Complementari. La Congregazione Generale riconosce che diversi fattori pregiudicano il pieno adempimento della missione affidata al Superiore locale:
a. le comunità non sono uguali tra loro: in alcune di esse i gesuiti hanno ricevuto missioni molto diverse in una grande varietà di situazioni; altre invece sono strettamente legate alla vita di una particolare opera apostolica (diretta da uno dei suoi membri o da altri); altre ancora riuniscono gesuiti coinvolti nella stessa opera apostolica e altri la cui missione si svolge in altre istituzioni;
b. è fondamentale che ogni gesuita sia in grado di mantenere un rapporto diretto con il proprio Superiore Maggiore; ma il rapido accesso alle contemporanee tecnologie di comunicazione può rendere più semplice aggirare il Superiore locale per comunicare direttamente con il Superiore Maggiore in modi che minano la correttezza del rapporto con il Superiore locale;
c. è fin troppo facile minimizzare l’importanza del processo decisionale a livello locale concentrando troppa autorità al livello di Provincia, in evidente violazione del principio di sussidiarietà nel governo;
d. in alcune circostanze i rapporti tra Superiori locali e Direttori d’opera – gesuiti o meno – sono fonte di confusione e anche di conflitto.
Raccomandazioni
36. La Congregazione Generale raccomanda che in ogni Provincia o Conferenza si realizzino percorsi formativi per aiutare i nuovi Superiori a giungere a prendere coscienza della propria missione e a imparare modalità pratiche per portarla avanti.
37. La Congregazione Generale raccomanda che i Superiori Maggiori convochino regolari incontri dei Superiori locali, con i seguenti obiettivi: promuovere il sostegno reciproco tra Superiori; incoraggiare il discernimento tra i responsabili dell’apostolato; favorire la formazione permanente al compito di Superiore locale.
38. La Congregazione Generale raccomanda che i Superiori Maggiori rendano possibile una corretta applicazione di NC 351, assicurando che il compito primario dei Superiori sia l’animazione della comunità locale.
39. La Congregazione Generale raccomanda che i Superiori acquisiscano una buona conoscenza delle Direttive per i Superiori locali.Hanno il compito di applicarle responsabilmente (cioè adattarle alla situazione locale), prestando particolare attenzione all’uso appropriato della consulta di casa.
2. Superiori e Direttori d’opera
40. Le relazioni tra Superiori e Direttori d’opera devono svilupparsi in accordo con le Direttive per le relazioni tra il Superiore e il Direttore d’opera; queste ultime poi devono essere adattate al contesto locale, in dialogo con il Superiore Maggiore.
41. Il Superiore deve avere una chiara consapevolezza della propria responsabilità sulle opere apostoliche e deve essere pronto a esercitarla. Il Direttore d’opera deve sapere a quale Superiore o Delegato del Provinciale è tenuto a rendere conto della propria attività apostolica.
42. È importante che il Superiore Maggiore consideri in anticipo le modalità secondo cui si svilupperanno le relazioni tra il Direttore e il relativo Superiore locale. Spesso si stabiliranno relazioni di questo tipo con i responsabili di istituzioni regolate dal diritto civile. In tal caso occorre tenere presenti le esigenze tanto del diritto civile quanto del diritto canonico,e le relazioni tra di loro.