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La comunicazione: una nuova cultura

Congregazione Generale 34 - Decreto 15

[385] 1. Una strada, una chiamata. Il nostro Padre Ignazio seppe individuare la svolta culturale che caratterizzava il suo tempo: il passaggio dal Medio Evo al Rinascimento. Riconoscendo i valori insiti nella cultura emergente, il suo occuparsi dell’uomo e della sua crescita spirituale, Ignazio seppe orientare la Compagnia di Gesù verso il futuro, integrando i valori evangelici e quelli della cultura tradizionale con questa nuova situazione culturale. Oggi i gesuiti sono chiamati a comprendere i cambiamenti in corso alla fine di questo XX secolo: la diffusione dei media elettronici e la cosiddetta rivoluzione dell’informazione, unitamente ai nuovi modi di apprendere e di conoscere che l’accompagnano. Questo mondo della comunicazione sviluppa ciò che è diffusamente interpretato come una nuova cultura, una cultura non lineare, centrata sull’immagine, intuitiva e affettiva nel suo modo di comprendere il mondo.

[386] 2. Ambiguità. Con tutte le sue meraviglie, questo nuovo mondo – caratterizzato da uno sviluppo esponenziale dei mezzi di comunicazione – è pieno di ambiguità. I suoi media e il suo linguaggio sono spesso utilizzati in funzione manipolativa e antidemocratica, per scopi negativi ed effimeri, diffondendo spesso una mentalità materialista o consumista che non promuove la genuina crescita dell’uomo né rende la gente ricettiva al messaggio evangelico. Talvolta questi falsi valori sono una minaccia anche per la nostra vita di gesuiti. È pertanto necessario che diventiamo consumatori critici e, ancor più, che sappiamo praticare la comunicazione sociale in maniera critica.

[387] 3. Settore o dimensione? La comunicazione, in Compagnia, è stata abitualmente considerata un settore dell’attività apostolica, un campo riservato ad alcuni specialisti, che si sono spesso sentiti soli o al margine del corpo apostolico. La Compagnia deve invece riconoscere che la comunicazione non è un settore ristretto ad alcuni gesuiti che se ne occupano per professione, ma è una dimensione apostolica fondamentale di ogni nostro ministero, anche se, ovviamente, non tutti i gesuiti dovranno impegnarsi direttamente nei media. Tutti i gesuiti però, per riuscire efficaci, devono essere consapevoli della moderna cultura della comunicazione e conoscerne il linguaggio, i simboli, i punti di forza e i punti deboli. È questo il modo per realizzare una svolta culturale: rendersi conto che il nuovo mondo della comunicazione è un ambiente nel quale un gran numero di persone può essere raggiunto e arricchito, e dove è possibile promuovere l’alfabetizzazione, la conoscenza e la solidarietà.

[388] 4. Il servizio della fede. Il rinnovamento culturale appena proposto permetterà ai gesuiti di meglio condividere la fede che sono chiamati a servire. Talvolta questo avverrà con la proclamazione diretta del Vangelo e dei suoi valori a grandi gruppi di persone tramite i mass media o a piccoli gruppi con i media di gruppo. Altre volte si potrà scegliere un approccio più indiretto, per sollecitare gli individui a una migliore e più personale assimilazione del messaggio cristiano. In ogni caso, tutto questo ci richiede di usare un linguaggio che sia comprensibile sia ai professionisti della comunicazione che agli abitanti del “villaggio globale”. Il nostro modello deve essere Gesù che ha comunicato il messaggio di suo Padre attraverso parabole, miracoli e atti di compassione.

[389] 5. Giustizia nella comunicazione. La comunicazione è un potente strumento che deve essere usato per la promozione della giustizia nel nostro mondo; ma noi dobbiamo anche valutare con occhio critico i metodi autoritari e le strutture ingiuste delle stesse istituzioni di comunicazione e di informazione. Promuovere la giustizia nella comunicazione postula un’azione coordinata dei cristiani e delle altre persone di buona volontà in diverse aree. La libertà di stampa e di informazione devono essere promosse in quei Paesi dove sono inesistenti o minacciate dal controllo statale o dalla manipolazione ideologica. Occorre stabilire un flusso comunicativo più corretto tra i Paesi industrializzati e i Paesi in via di sviluppo: attualmente, i Paesi ricchi dominano il mondo con le loro informazioni, i loro film e i loro programmi televisivi. Le voci e le immagini delle nazioni e delle culture meno forti sono largamente assenti dal “villaggio globale”. Tutti i gesuiti, e specialmente i filosofi, i teologi, gli studiosi e chi è direttamente coinvolto nella promozione della giustizia, così come coloro che sono impegnati in ambiti creativi, dovrebbero essere competenti nell’etica della comunicazione.

[390] 6. Educazione ai mass media. Nella nuova cultura mass mediale, è importante educare coloro che utilizzano i media a capire e a fare un uso creativo delle tecniche e del linguaggio della comunicazione, non solo individualmente, ma anche in quanto partecipi del dialogo sociale. Scopo dell’educazione ai media è di dare una comprensione critica che permetta alla gente di individuare le distorsioni, di identificare i messaggi nascosti e di fare scelte coscienti nel loro uso. Tale comprensione restituisce al consumatore il suo potere e lo libera dalla manipolazione e dal dominio dei media. Gli educatori gesuiti devono primeggiare come “persone formate ai media”, per poter partecipare attivamente a questo ampio compito formativo.

[391] 7. Dei media a misura della gente. Il linguaggio della nuova cultura mass mediale può essere parlato utilizzando strumenti semplici e a basso costo. La radio, specie se usata per l’educazione popolare, è spesso un mezzo molto efficace. Più in generale, tutti i gesuiti dovrebbero imparare a utilizzare mezzi alternativi come poster, video e audiocassette, compact disk, nel loro lavoro apostolico. In alcune situazioni, le attività folcloristiche, il teatro fatto per strada, le marionette o le immagini sacre possono essere mezzi di comunicazione adeguati per l’evangelizzazione.

[392] 8. Una missione: la Radio Vaticana. Rispondendo a una richiesta del Papa all’inizio di questa Congregazione Generale , la Compagnia si impegna a proseguire nel suo servizio alla Chiesa universale tramite la Radio Vaticana. È un mezzo concreto per realizzare la sua missione al servizio della fede e dellagiustizia nel campo della comunicazione e in un contesto dicollaborazione internazionale.

[393] 9. Comprendere e parlare il linguaggio. Dobbiamo assicurare a tutti i gesuiti in formazione un curriculum ben strutturato sulla comunicazione. E ciò dovrebbe avvenire anche nell’ambito della formazione permanente. In molti luoghi la Compagnia ha già iniziato a impartire una istruzione adeguata, integrandola ai vari momenti della formazione. Tali sforzi devono essere sostenuti e, dove ancora non esistono, devono essere previste le iniziative necessarie per assicurare questa preparazione. La formazione alla comunicazione avrà, tra i suoi obiettivi principali, quelli di assicurare una conoscenza critica della retorica di questa nuova cultura, di favorire l’apprezzamento del suo aspetto estetico, di sviluppare le doti necessarie per lavorare in équipe e per imparare a utilizzare efficacemente i media e le tecnologie dell’informazione per l’apostolato. Al più presto, nel corso della formazione, i giovani gesuiti che manifestano capacità creative per il lavoro della comunicazione dovrebbero essere incoraggiati e aiutati a intraprendere una formazione specializzata, facendo peraltro molta attenzione a che questi gesuiti siano aiutati, durante gli studi, a integrare le esigenze professionali con una profonda conoscenza teologica e con le esigenze della vita religiosa. Il Segretariato per la Comunicazione Sociale (JESCOM), tra i suoi diversi compiti, dev’essere un punto di riferimento nello sviluppo di programmi sulla comunicazione da inserire nell’ambito della formazione dei gesuiti.

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