Due gesuiti nella giuria del Transilvania International Film Festival

Ogni anno, nel mese di giugno, Cluj-Napoca si trasforma grazie al TIFF – il Transilvania International Film Festival. Piazze, giardini, sale cinematografiche e cortili vengono letteralmente invasi da proiezioni: schermi di ogni dimensione occupano i principali spazi pubblici della più grande città della Transilvania, trasformandola in un vivace palcoscenico cinematografico.
In attesa di celebrare il suo venticinquesimo anniversario, per il secondo anno consecutivo il TIFF 2025 ha ospitato due giurie promosse da SIGNIS, l’Associazione Cattolica Mondiale per la Comunicazione: la Giuria Ecumenica e la Giuria SIGNIS.
La Giuria Ecumenica riunisce membri appartenenti a diverse confessioni cristiane (cattolici, ortodossi, protestanti), mentre la Giuria SIGNIS è composta da rappresentanti del mondo cattolico.
Entrambe le giurie sono formate da personalità provenienti da vari Paesi europei e da contesti culturali differenti: critici cinematografici, giornalisti, teologi, religiosi, cineasti. Il loro compito è premiare le opere che si distinguono non solo per il valore artistico, ma anche per la capacità di rendere visibile la dimensione più spirituale dell’esistenza.
A Cluj, le due giurie si sono differenziate per l’ambito di competenza: la Giuria Ecumenica si è concentrata sui lungometraggi della competizione ufficiale, mentre la Giuria SIGNIS ha rivolto la sua attenzione a una selezione parallela di cortometraggi.
Quest’anno, due gesuiti hanno fatto parte delle rispettive giurie del TIFF: Florin Silaghi, membro della Giuria SIGNIS, e Piero Loredan, rappresentante della Giuria Ecumenica.
La partecipazione al festival rappresenta un’ottima occasione per incontrare persone provenienti da contesti culturali, sociali e religiosi differenti. Il TIFF diventa così un crocevia privilegiato, dove da un lato si entra in dialogo con il mondo della cultura – intesa come spazio in cui emergono le grandi domande dell’essere umano e la sua ricerca di senso – e dall’altro si ha la possibilità di confrontarsi con fedi e prospettive diverse, in un clima di ascolto e arricchimento reciproco.”