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Il Padre Generale: “Sostegno al popolo della Birmania”

Presentazione di un libro presso la comunità dei gesuiti di Villapizzone a Milano

Scive padre Sosa: “Il 1° febbraio, le forze militari della Birmania (Myanmar) hanno preso il potere con la forza e hanno arrestato la Consigliera di Stato Aung San Suu Kyi. Abbiamo contattato i gesuiti della Birmania per chiedere loro di illuminarci su quello che stanno vivendo. I loro messaggi ci danno un quadro equilibrato della situazione e invitano alla solidarietà con i nostri fratelli e sorelle di questo paese asiatico”.

Come punto di partenza, per evitare gli scoppi di violenza, i leader religiosi hanno suggerito di evitare reazioni troppo rapide dall’estero. Per esempio, il cardinale Charles Mang Bo ha scritto il 3 febbraio: “Con amore per tutti e alla ricerca di una soluzione duratura, preghiamo per la fine dell’oscurità che, periodicamente, copre la nostra amata nazione”. Egli ha incoraggiato i suoi concittadini “a mantenere la calma, a non cadere mai nella violenza”, perché, ha aggiunto, “abbiamo già versato abbastanza sangue. Non spargiamone altro su questa terra”. Secondo lui, la via della riconciliazione è l’unica valida; la pace è possibile, il dialogo è la via, e la democrazia è la luce che illumina questa via.

I giorni sono passati ed è con moderazione ma anche con una genuina espressione di sostegno al popolo della Birmania che i leader di diversi paesi hanno espresso la loro preoccupazione. Papa Francesco, già due volte, ha chiesto al mondo di pregare per i birmani in questo momento difficile. Nello spirito della fratellanza universale che promuove, egli ha sottolineato: “Le nostre vite sono intrecciate e sono sostenute dalla gente semplice – che spesso è quella dimenticata ma che, senza dubbio, è quella che, in questi giorni, sta scrivendo gli eventi decisivi del nostro tempo.” Ha anche chiesto il rilascio dei leader politici imprigionati e il rispetto dei voti di milioni di cittadini.

Il p. Arturo Sosa, come Superiore Generale dei gesuiti, si è rivolto ai suoi confratelli e ha chiamato tutta la Compagnia di Gesù alla preghiera. Il 12 febbraio ha scritto:

“Il colpo di stato militare in Birmania ha fatto notizia in tutto il mondo. Si tratta di uno sviluppo molto preoccupante, soprattutto perché arriva sulla scia delle elezioni del novembre 2020 che hanno dato un mandato più forte al potere civile, che gli osservatori avevano giudicato credibile e che riflette la volontà del popolo. Sono particolarmente preoccupato per il possibile aumento della repressione e della limitazione dei diritti umani, l’aumento della povertà e della sofferenza nel contesto dell’attuale pandemia, e la deriva nella violenza. Non c’è bisogno di dire che sono abbastanza preoccupato per la sicurezza dei gesuiti e dei loro partner nella missione.”

Parlando direttamente ai suoi confratelli, ha aggiunto:

“Sarebbe importante che tutti voi abbiate delle conversazioni che vi aiutino a fare un’analisi approfondita della situazione e che sviluppiate percorsi alternativi per il futuro. (…) Mi unisco a tanti altri gesuiti nella fervente preghiera per la Birmania. Chiedo l’intercessione della Madonna perché in tutto quello che vi succede possiate continuare a testimoniare cosa significa essere cristiani e figli di Ignazio.”

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