Francesco Occhetta
Francesco de Geronimo
Siamo davanti ad un uomo la cui fama era nota in tutto il Regno di Napoli e la cui biografia è l’insieme di tinte forti e a volte contrastanti, a causa di una personalità complessa, di una fine cultura ma soprattutto di un’azione apostolica animata dal desiderio di farsi povero tra i poveri. Una delle fonti più antiche lo descrive così: “Era una persona piuttosto mingherlina con una sanità cagionevole. Di statura piuttosto alta che bassa; di vita smunta e scarnata”. Una descrizione che sembra essere la negazione della bellezza secondo canoni estetici, eppure le fonti aggiungono: “Non appena apre il labro, una luce misteriosa lo circonda; e il popolo grida unanime: quanto è bello il Santo”.
Francesco nasce il 17 dicembre 1642, è il primogenito di undici figli. Termina qui gli studi di teologia e viene incardinato nella Compagnia di Gesù l’8 dicembre 1682. Per 40 anni svolge la sua missione popolare tra la gente a Napoli: predica, celebra, confessa, incontra i galeotti, consola i carcerati e in particolare accompagna a morire gli ammalati. È grazie a lui che Napoli riscopre il culto di San Ciro.
Muore l’11 maggio 1716. Pio VII lo dichiara beato il 2 maggio 1806. Papa Gregorio XVI lo canonizza il 26 maggio 1839 e la Chiesa lo ricorda il giorno della sua morte.