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Livio Passalacqua

Lemuri

Ricevo da Elena:

“Mi è capitato fra le mani un libriccino di Oliver Sacks dal titolo “Gratitudine”, scritto alla soglia degli ottant’anni e poco prima della sua morte. Scrive: “…mi piace pensare che, cinquanta milioni di anni fa, uno dei miei antenati fosse una piccola creatura arboricola non troppo dissimile dai lemuri odierni“. Quindi riflettevo se davvero questo fosse possibile e come questo potesse conciliarsi con la Creazione. Perché una così lunga evoluzione? Perché non crearci subito già uomini come lo siamo ora? E poi ho pensato a Gesù, al Figlio incarnato, a cosa potesse significare. Alla bellezza e bontà di Dio che si fa Uomo, che si rende Uomo a nostra immagine e somiglianza così come noi siamo stati creati a Sua immagine e somiglianza, dicono le Scritture. Quindi è questo il momento della nostra evoluzione in cui Dio ha deciso di mostrarsi. E mostrandosi a nostra immagine ci ha forse voluti riaccogliere nel Suo Paradiso?”.

Rispondo:

Cara Elena, credo la risposta te la stia già dando il tuo amico Sacks quando scrive “Mi piace pensare che, cinquanta milioni di anni fa, uno dei miei antenati fosse una piccola creatura arboricola non troppo dissimile dai lemuri odierni”. Questo “Mi piace” di tanti di noi è già un motivo sufficiente per suggerire al Signore la pazienza di 50.000.000 di anni di adolescenza della Creazione. Un mio buffo confratello, interrogato su questa tua domanda, mi ha risposto: “Come farei a non pensare di esser stato preceduto da lemuri e dinosauri?”. A quanto pare una Creazione prefabbricata, prestampata, a categorie fisse attira meno. E’ come una famiglia senza memorie, senza album delle foto ricordo, senza degustazione di momenti significativi. Tutto già adulto, tutto scontato, senza sorprese, senza sogni, senza previsioni. Solo rose fiorite ma senza semi, senza prime foglioline, senza boccioli. Tutto già confezionato, tutto ripetitivo, tutto scontato. Nessun sentiero ma tutti già arrivati ad un unico punto panoramico, con sedie annesse, prima del quale e dopo il quale non esiste altro. Progressi personali ma tutte le specie a rigore!

Voi mamme gestite per nove mesi e poi non ricevete una creatura già pronta neppure a 18 o 21 anni. La accompagnate a crescere giorno per giorno. Tutto è vostro in lei e tutto è suo di voi.

Dalla preziosità di una cornice possiamo intuire il valore affettivo o artistico di un quadro. Il Signore per noi ha posto una immensa e dispendiosa cornice. Per farci capire quanto siamo preziosi per Lui. E fa fare alle cause secondo il più possibile. Egli ama il Futuro e non vuole un mondo dove quasi tutto è passato. In Cielo entrerà solo ciò che è Amore o si relazione all’amore. La Noia sarà la prima ad essere esclusa, poverina. Vuole restare sorpreso pure Lui. Non vuol sapere neppure quanti saremo: “Crescete,moltiplicatevi, gestite la terra”. E incarica gli scrittori ispirati a descriverlo con sentimenti umani. Si pente di aver creato il mondo. Di aver inventato Israele. Si pente di essersi pentito. Ci tiene al fattore sorpresa.

E ci educa al far memoria. Nel far memoria, arte in cui sono maestri i figli di Israele, comprendiamo di più la realtà e noi stessi. Se non ci fosse il tempo non avremmo la possibilità di far memoria. Là dove non c’è il tempo non ci è possibile far memoria. Ha sprecato tante stelle e tanti micro organismi. Grandi le potenzialità del patrimonio genetico ma reale anche la sua capacità di stancarsi. Tante specie non evolvono più, non hanno più energie e si spengono. E quanti sprechi. Miriadi di stelle e di abissi che nessuno mai vedrà.

Ci va un Dio così? Sembra che Lui preferisca essere così o almeno così esprimersi con noi. Ci tiene a vedere che è cosa bella, che tutto è cosa bella e, arrivato all’uomo, cosa molto bella! Non tutto e solo binari paralleli. Invece spesso le varie tappe della natura e perfino dell’umanità ci fanno capire, apprezzare, gustare di più i vari momenti e tratti che abbiamo attraversato e dei quali siamo composti. Fino a poter leggere tutto, alla maniera di quell’entusiasta di Teilhard de Chardin, quasi come un viaggio dall’alfa all’omega nel diventare Cristo. C’è tanto più sapore di matri-paternità. Una scimmia, particolarmente dotata, sta masticando non so quale verdura che, per distrazione, le cade di mano e va a finire nel mare. La gastronoma recupera il tutto, riprende a mangiare e si accorge che il boccone è divenuto più saporito. Da quel giorno sempre intinge la merenda nell’acqua marina. L’intero clan, incuriosito da quella procedura inconsueta esperimenta ed oggi tutta la vasta tribù non mangia senza l’additivo salino. Per analogia il Signore ci fa sviluppare, fondandosi sulle nostre potenzialità, quasi per darci maggior rispetto e soddisfazione nel progresso. Ci vuol tutti “imparati”. Dalla sua materna paternità.

Pubblichiamo gli articoli di Livio Passalacqua SJ per gentile concessione del settimanale diocesano Vita Trentina

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