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“Liberate padre Stan”: l’appello da ogni parte del mondo

Presentazione di un libro presso la comunità dei gesuiti di Villapizzone a Milano

Sono oltre 100 i giorni che padre Stan Swamy è recluso nella prigione di Taloja a Mumbai. La testimonianza di padre Xavier Jeyaraj SJ e il commento del Padre Generale

“Padre Stan ha dedicato l’intera esistenza ai più poveri fra i poveri: gli indigeni Adivasi e i dalit. E’ la voce di chi non ha voce. Ha affrontato i potenti e ha detto loro la verità”:  è il un messaggio di padre Arturo Sosa, generale della Compagnia di Gesù, per il gesuita Stan Swamy, 83 anni, in carcere dall’8 ottobre scorso nonostante l’età e la grave forma di Parkinson di cui soffre. Con lui, nella prigione Taloja di Mumbai, altri 15 intellettuali. Tutti accusati di terrorismo secondo la “Unlawful activities prevention act”, approvato dal governo nazionalista di Narendra Modi quasi due anni fa. E tutti impegnati nella difesa dei diritti umani delle minoranze. Come padre Stan, che denunciava gli abusi dei grandi proprietari terrieri contro gli Adivasi del Jhakarland indiano.

Dalla Conferenza episcopale nazionale ai gesuiti, dall’Onu alle organizzazioni umanitarie, in tanti in tutto il mondo hanno chiesto giustizia per il sacerdote. il 15 gennaio, quando si sono compiuti i cento giorni di incarcerazione, c’è stato un momento di preghiera globale insieme a padre Sosa.

Il premier Modi ha ribadito ai vescovi indiani l’intenzione di non intervenire nella vicenda, di competenza della Special national investigation agency, gli 007 anti-terrorismo. Si attende, intanto, la decisione del giudice di fronte alla richiesta di concedere la libertà su cauzione all’anziano gesuita, presentata dalla difesa  e finora sempre rifiutata.

 


‘Anche in gabbia un uccello può cantare’

Intanto padre Stan dal carcere scrive ai suoi confratelli:   “Ho apprezzato vivamente l’enorme solidarietà espressa da molti durante questi 100 giorni che ho già trascorso dietro le sbarre. In molti momenti le notizie di questa solidarietà mi hanno dato un’immensa forza e coraggio, specialmente quando l’unica cosa certa in carcere è l’incertezza”.

Qui il testo integrale pubblicato da Asia News

 

Una sfida a dire la verità al potere

Scrive padre Xavier Jeyaraj, SJ

L’arresto del p. Stan 100 giorni fa ha risvegliato la coscienza di milioni di persone sulla dura realtà delle atrocità dello Stato contro i “difensori dei diritti umani” in India. Ha unito tutte le persone che pensano bene a lottare insieme contro l’ingiusta “Legge sulle attività illegali (prevenzione)” che non rispetta i diritti umani fondamentali dei cittadini, sotto l’apparenza di “nazionalismo”. Chiunque parli contro il governo al potere o contro le sue politiche viene bollato come “anti-nazionalista” e “terrorista” e messo in prigione senza processo. Negli ultimi 3 anni, circa 4.000 persone sono state arrestate in base a questo atto draconiano e stanno marcendo in prigione.

“Non sono uno spettatore silenzioso” risuona in molte delle campagne e delle proteste in tutto il mondo. Nel suo messaggio di Capodanno dal carcere, Stan scrive:

 

Possa il Nuovo Anno
Portare un nuovo risveglio
A tutti noi.

Possa il nuovo risveglio
Accendere una nuova fiamma
Nei nostri cuori.

Possa la nuova fiamma
Aiutarci a discernere la verità dalla menzogna
E tenere fede alla verità.

Possa la Verità incoraggiarci
A dire la verità al potere
E ad essere pronti a pagarne il prezzo.

Padre Stan Swamy

Qui l’articolo completo

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