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Magis: Con i poveri, verso uno sviluppo sostenibile

Guardare l’altro come soggetto e non solo come destinatario: così si ripensa e continua il suo cammino il MAGIS.

È il passaggio dalla “missio ad gentes” a una missione intesa anche come dialogo e inculturazione. Un cambio di paradigma alla luce della“missio Dei” che ha rinnovato profondamente la comprensione dell’origine, del fine e della forma della missione. Un passaggio teologico e pastorale che – ha spiegato nella sua comunicazione il presidente Ambrogio Bongiovanni a conclusione della conferenza annuale che si è tenuta il 25 e il 26 settembre a Roma -, affonda le radici nel Concilio Vaticano II e oggi è diventato il motivo centrale del pontificato di papa Francesco. La Federazione della Conferenze episcopali asiatiche già da anni ha articolato questa lettura della missione nella linea del triplice dialogo: culturale, con le religioni e con i poveri. «C’è un magistero dei poveri, sostiene padre Aloysius Pieris SJ», ha ricordato Bongiovanni, spiegando che l’assunzione di questa prospettiva chiede una profonda conversione. «Il camminare con i poveri assume una dimensione teologica: nella povertà c’è il mistero di Dio, la beatitudine dei poveri». 

E il filo rosso che ha attraversato i diversi interventi che si sono susseguiti nella due giorni di confronto è stato appunto: “Camminare con i poveri verso uno sviluppo sostenibile ed etico”.  Una prospettiva imprescindibile, ha ribadito nel suo saluto alla platea di 40 partecipanti, il provinciale EUM, padre Roberto Del Riccio: « O torniamo a essere disponibili a un “di più “ di missione o ci spegniamo fino a implodere. Siamo chiamati ad andare più lontano di dove siamo abituati».

Le testimonianze

Lo ha testimoniato Sabrina Atturo, che ha raccontato la sua esperienza di missione in Ciad come capo programma del progetto sanitario implementato dal MAGIS:

«Ogni volta che parto, ogni giorno che vivo in Ciad mi confronto con la prima povera in assoluto che sono io. Il luogo e le relazioni in Ciad fanno emergere tutte le mie fragilità, le mie paure, i miei limiti ma in questo sentirmi piccola e fragile emerge tutta la grazia dei tanti compagni di viaggio insieme ai quali avanzare nel cammino passo dopo passo, un cammino rispettoso e sostenibile costellato di tanti “poveri” come me incontrati sulla strada. Il Covid19 in questo ha aiutato a sentirmi parte di un tutto in cui soltanto insieme ci si può salvare, dove occorre aprire finestre e porte, abbattere muri e spezzare catene, liberare confini e vivere fino in fondo la filosofia africana dell’”Ubuntu” cioè io sono in quanto siamo e quindi realizzo il mio essere più profondo solo attraverso l’umanità degli altri!».

Le hanno fatto eco le parole della responsabile dei progetti MAGIS in India e Sri Lanka.

Oltre a raccontare come concretamente, anche da qui, durante la pandemia, il MAGIS si sia mobilitato con alcuni progetti in sostegno ai gesuiti di quella Chiesa locale, ha ricordato la testimonianza di padre Stan Swamy, il gesuita di 84 anni deceduto a luglio a Mumbai, che era stato incarcerato nell’ottobre dello scorso anno con l’accusa di terrorismo per il suo impegno in favore delle popolazioni tribali. «Non sarò uno spettatore silenzioso. Pagherò il prezzo. Combatteremo fino alla fine non per salvarci la pelle, ma per testimoniare la verità», ha scandito rileggendo le parole del gesuita.

Ma anche l’arte, è stato detto dalla pittrice Elisabetta Bertulli, «può dare una mano e essere ispirata dalla solidarietà». Bertulli ha raccontato come è entrata a far parte del collettivo degli artisti che sostiene il MAGIS, che ha avuto inizio quando un gruppo di 66 artisti ha realizzato e donato al MAGIS opere ispirate al progetto di sviluppo agricolo «Pozzi e orti in Ciad», esposte in mostra nel 2015 e attivo oggi con l’iniziativa PrestArte.

Africa, Asia, ma anche Europa al centro delle testimonianze. Padre Michael Bugeja SJ, delegato per Malta della Provincia Euro-Mediterranea, ha raccontato come è cambiata la sua terra. «Ignazio guardava a Malta come snodo tra Europa e Africa». Da terra di missione – in 75 anni, dal 1924 al 1999 ha inviato 75 missionari in India – oggi Malta riceve i giovani padri indiani che evangelizzano «una Chiesa in crisi, che si è chiusa nelle sue istituzioni, chiede una nuova vivacità». Ma che ha la sua forza nel lavoro con i giovani, sia a livello culturale che pastorale. E padre Zef Bisha spiega qual è oggi l’orizzonte che accompagna il MAGIS in Albania: «Cogliere le sfide del tempo e formare le persone. Siamo passati dalla mancanza delle cose essenziali ad avere tutto e in modo facile, viviamo in uno sviluppo non omogeneo che cambia in maniera sproporzionata e di conseguenza vediamo due eccessi: povertà estrema e ricchezza estrema eliminando lo strato medio della società», dice padre Zef. «Con la collaborazione del MAGIS riusciamo a promuovere progetti a 360° e in particolare formare le persone che desiderano condividere la missione diventando loro primi attori. Il Covid19 ci insegna che da soli non riusciamo ad andare lontani, ma insieme facciamo grandi cose»

Interessante infine, la relazione di padre Guglielmo Pireddu, vicepresidente del MAGIS, che ha
fatto un’ampia analisi della situazione della missionarietà oggi: i punti critici e la trasformazione che sta
subendo, il rischio dei “professionisti della carità” e le indicazioni del magistero invece per persone che
«sappiano agire nella logica del “cuore che vede”, che ama e agisce in modo conseguente e pertinente».

Finanza etica, sostenibilità e advocacy

La due giorni ha offerto diverse analisi della situazione attuale, anche a livello di volontariato internazionale. “Promuovere modelli sostenibili ed etici di produzione e consumo” è stato il tema della tavola rotonda del primo giorno. Il consumo sfrenato ci fa vivere dentro bolle di desideri effimeri, serve uno sforzo collettivo per invertire la rotta. Ad indicarne soggetti e direzione il giornalista Costantino Cossu: «Il denaro dato in responsabilità si deve usare quanto meglio possibile. Perciò, la questione dell’orientamento è centrale nella finanza. Un percorso da fare insieme famiglie, scuole, associazioni verso un capitalismo appassionato fatto di competenze ma anche dono e gratuità». Incoraggianti i dati offerti: «Quasi 4 mila le operazioni di finanziamento realizzate da PerMicro, di cui 3 mila rivolte verso il microcredito sociale, riservato alla famiglia. In Europa sono 345 le istituzioni non bancarie di microcredito, con un portafoglio di 1,3 miliari di euro». Ma non solo. A livello macro ci sono industrie che hanno fatto scuola, come Olivetti, a quelle che provano a farla oggi: dal progetto “rivoluzione idrogeno” della Snam, al recupero dell’area industriale del Gazometro da parte di Eni, dall’Hydro-Farming – gamma di prodotti hi-tech per la coltivazione fuori suolo – a Spectrafood, sistema che permette di scovare gli Ogm senza analisi di laboratorio. Robotica e macchine intelligenti e poi ancora Brunello Cucinelli e il “capitalismo umanistico”, fino all’Istituto Massimo e il corso sulla mobilità elettrica che ha coinvolto 40 studenti nel 2019. Segni concreti che un’altro futuro è possibile.

Sul tema della sostenibilità ed advocacy il contributo offerto da Francesco Caroleo, avvocato, consigliere del MAGIS, che ha illustrato i dati della ricerca-azione in Europa per dar voce ai giovani sul tema del cambiamento climatico in vista della COP 26 di Glasow. 7 mila gli studenti – tra i 14 e i 19 anni – consultati, di 18 scuole dei gesuiti in Europa. «I giovani risultano consapevoli ma incerti sul cosa fare. Serve uno sforzo educativo in questa direzione». Ancora sul modello di sostenibilità ed advocacy la presentazione del progetto Oro senza conflitti, «un piccolo esempio di quello che si potrebbe fare in larga scala schierandosi in modo consapevole». 

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