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Andrea, Giuseppe e Ambrozie, diaconi 

Le ordinazioni in Spagna con altri 9 compagni.

Erano 12 gli ordinandi lo scorso 4 febbraio nella parrocchia di San Francisco de Borja (Madrid) provenienti da 7 Paesi: Spagna, Francia, India, Malesia, Thailandia. Due dall’Italia – Andrea Bonavita e Giuseppe La Mela – uno dalla Romania, Ambrozie Mengheris.

Le testimonianze

“La mia vocazione affonda le sue radici in una chiamata al sacerdozio sperimentata quando avevo 14 anni e accettata solo molti anni dopo, grazie agli Esercizi Spirituali” scrive Andrea, 47 anni, a Madrid per completare gli studi di teologia. “Il diaconato è un passo importante, un’opportunità per servire e accompagnare meglio gli altri”.

“Due cose mi hanno attratto della Compagnia: la vita di Ignazio e i gesuiti” racconta Giuseppe, 42 anni. “Ignazio non si accontentava della mediocrità. Era capace di una passione impressionante. Aveva fallito molte volte, ma imparato ad ascoltare la voce del Signore che lo guidava, anche attraverso i suoi fallimenti. I gesuiti che ho conosciuto sono persone autentiche, genuine e appassionate, uomini pienamente uomini, normali e pieni di difetti, ma profondamente innamorati di Cristo e del mondo. Frequentarli mi ha fatto capire che anch’io volevo essere così, Se 10 anni fa qualcuno mi avesse detto che sarei diventato gesuita, diacono e poi sacerdote, avrei riso di gusto. Ho iniziato a frequentarli nel 2012 e, senza rendermene conto, si stava risvegliando in me un desiderio inaspettato. Il pensiero di entrare a far parte della Compagnia mi ha fatto sentire a casa. Sono entrato nel 2014, ho cambiato 4 città in 9 anni. Ma da quell’ottobre 2014 sono sempre stato a casa. Come diacono il meglio che posso offrire è la mia esperienza di essere stato perdonato, accolto e amato da Cristo, in modo che anche gli altri possano farla”.

Anche per Ambrozie, 23 anni, gli Esercizi Spirituali sono stati momento chiave per il discernimento vocazionale. “In questi anni rendermi conto del modo misterioso in cui il Signore agisce nella mia vita e in quella degli altri, vedere come costruisce grandi progetti sulle nostre fragilità e sperimentare il perdono di un Dio misericordioso che ama incondizionatamente, ha rafforzato la mia fede e confermato la mia vocazione. L’ordinazione è dono di cui sono davvero grato”.

Cinque parole per la missione

Hanno concelebrato il Cardinale Carlos Osoro Sierra, Arcivescovo di Madrid, Monsignor Hugo Manuel Salaberry SJ, Vescovo di Azul (Argentina), il Provinciale Antonio España SJ, i Provinciali dell’Europa Occidentale Francofona (EOF) e della Malesia, e il Superiore Regionale della Thailandia, Miguel Garaizabal SJ, gesuita di origine spagnola.

Nell’omelia, l’arcivescovo di Madrid ha consegnato cinque parole per la loro missione: gioia, liberazione, luce, guarigione e stupore. Gioia “perché la fede è una meravigliosa storia d’amore da condividere”; liberazione perché “chi annuncia Dio non fa proselitismo, deve alleggerire i pesi, alleviare, non imporre pesi”; una luce “che ci fa vedere la vita in modo nuovo” e che è la luce della filiazione, del sapere che siamo figli e della fraternità, del sapere che siamo fratelli e sorelle; e guarigione perché “nessuna medicina o rimedio umano può guarire come Gesù Cristo”.

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