Over 30. P. Lamazza: “Risanare le ferite ed andare con speranza verso il futuro”
Erano una trentina nel Casentino, tra i 30 e i 45 anni, per attendere il nuovo anno tra ascolto ed incontro.
Tre le dimensioni portanti dell’esperienza, guidata da p. Piero Lamazza SJ, e promossa da Percorsi di Vita:
- Il primo pilastro: fraternità, comunità, conoscenza di persone nuove.
- Il secondo: conoscenza di un posto nuovo, diverso dai soliti, che faccia gustare il sapore della natura e/o lo spessore della cultura.
- Il terzo: un’esperienza spirituale, di incontro con se stessi e con quel Dio singolare che emerge dalle pagine bibliche.
“Magari qualcuno viene con qualche amico o persona che già conosce” spiega p. Piero, 43 anni, “ma lì ci si apre all’incontro. Si visita poi un posto nuovo legato all’arte, alla cultura, alla natura. Infine si vivono tempi di riflessione, meditazione, preghiera, legati alla Parola di Dio”.
Rileggere la propria vita
“Ho aiutato i presenti a rileggere doni, benedizioni presenti: incontri nuovi, talenti messi a frutto, situazioni in cui si è stati all’altezza della situazione, senza escludere le ombre dei propri giorni, da affidare di sicuro a Dio. Emerge un desiderio profondo di ascolto della Parola e di spiritualità, altrimenti non si rivolgerebbero a noi. Al tempo stesso è evidente il bisogno di incontrare una persona per la propria vita. Ho animato per 5 anni la proposta 100 pinne a Ragusa e me ne sono reso conto”.
Risanare le ferite e andare con speranza verso il futuro
“A 40 anni si inizia a fare dei bilanci. Non sempre ci si sente pienamente realizzati. Si ha bisogno spesso di risanare le proprie ferite” spiega. “Ricordo quanto colpì una mesi fa una riflessione sulle umane debolezze, le «astheneiai» di cui parla la Lettera agli Ebrei, come vadano riconosciute, gestite. Un lavoro che può fare chiunque, a prescindere da quella che crede essere la sua fede o non fede.
Chi poi vive un rapporto con il Signore può anche affidare a Dio il dolore che fuoriesce da momenti brevi o lunghi della propria storia.
Passare dalla dimensione psicologica alla vita spirituale, parlare con Lui, chiedere lo Spirito su fatiche, ferite, tradimenti e fallimenti.
Una generazione, quella dei trentenni, più fragile di quella dei trentenni di un tempo.
Emergono poi in questi incontri varie questioni lavorative, affettive: professione, lavoro, relazioni. Emerge il bisogno di andare a fondo, capire meglio la propria vita, confrontarsi con una persona sufficientemente esperta per provare a mettere ordine.
E poi la crisi del maschio è evidente. A volte non ha il coraggio di fare delle scelte, non sa avvicinarsi alle donne nel modo giusto. Ha paura di giocarsi, di rischiare, preferisce restare nelle comodità, non osare. La donna invece appare più lanciata, pronta a tuffarsi in avventure professionali ed in relazioni.
Rinviamo allora attraverso la Scrittura alla vita, ai vissuti. Questo aiuta.
Le donne hanno paura di rimanere sole. Occorre dunque parlare di fecondità in termini diversi dalla generatività fisica.
Gli uomini vanno spronati a buttarsi, avere coraggio, ad affrontare i problemi, senza restare fra la pigrizia, l’inerzia e l’amarezza che segue”.
Prossime proposte
Diverse le iniziative per questa fascia d’età, curate da Percorsi di Vita, che propone cammini di maturazione umana e spirituale, in sinergia con i gesuiti.
Aggiornamenti e proposte su Percorsi di Vita e Gesuiti e giovani