Padre Nicolás. Lettera al JRS
In data 14 novembre, ma resa pubblica alla fine di dicembre, il Padre Generale ha scritto una lettera al JRS (il Servizio dei gesuiti per i Rifugiati) in occasione dei trent’anni dalla sua istituzione ad opera del Padre Arrupe. “Dal 1980 ad oggi – vi leggiamo – il JRS è stato gratificato di numerose benedizioni, per le quali mi unisco a tutti coloro che fin qui hanno fatto parte della sua famiglia, per ringraziare il Signore”.
Espressi i suoi ringraziamenti al Signore e a tutti coloro che in questi anni hanno operato a favore dei rifugiati, il Padre Generale dichiara la sua gioia nel sapere “che la celebrazione di questo trentennale non è stata soltanto un’occasione di analisi retrospettiva, bensì anche di visione del futuro. Non è mio compito discernere al vostro posto, però consentitemi di condividere con voi alcune riflessioni sul percorso che il JRS si trova dinanzi per i prossimi trent’anni”. Dopo aver tracciato una panoramica dei cambiamenti occorsi anche nel mondo dei rifugiati in questi anni, delle nuove forme di sfollamento e delle tante nuove esperienze di vulnerabilità e di sofferenza, il P. Nicolás prosegue: “Vogliamo rispondere alle necessità di chi è nel bisogno, non c’è dubbio. Ma come costruire qualcosa di più durevole, qualcosa che rafforzi l’umanità di coloro per cui noi lavoriamo? Come possiamo aiutarli a sperimentare, a ridurre le distanze dalla riconciliazione, dalla guarigione di profonde ferite spesso legate a un’esperienza di violento sfollamento, in modo tale che possano venire alla luce comunità di pace? Mi chiedo anche come possa il JRS svolgere opera di advocacy e promuovere più attivamente il valore evangelico dell’ospitalità nel mondo d’oggi, connotato da confini chiusi e da una crescente ostilità nei confronti degli stranieri. L’ospitalità è quel valore profondamente umano e cristiano che riconosce le rivendicazioni altrui non perché questi fa parte della propria famiglia o della propria comunità, o ancora della medesima razza o fede, bensì semplicemente perché lei o lui è un essere umano che merita accoglienza e rispetto. È la virtù del buon samaritano, che vide nell’uomo ai margini della strada non un membro di un’altra razza, ma un fratello nel bisogno”.
Quindi il Padre Generale conclude: “Mentre il JRS volge con gratitudine il suo sguardo sulla sua storia passata, mentre riflette sulle lezioni apprese nel trentennio che ha alle spalle e cerca di prestare orecchio ai nuovi appelli che lo Spirito di Dio ci lancia in questi nostri giorni, rivolgo a voi il mio ringraziamento, vi invito a perseverare, e offro per voi le mie preghiere”.