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Per la pace, resilienti e controcorrente: la proposta del Magis

“La via della pace passa per l’educazione, che è il principale investimento sul futuro”: questo il titolo del Terzo Itinerario Formativo organizzato dalla Fondazione MAGIS dal 30 agosto al 1 settembre scorsi presso il Centro S. Maria dell’Acero a Velletri (Roma). Sono parole pronunciate da Papa Francesco l’8 gennaio scorso nel Discorso al Corpo diplomatico presso la Santa Sede.

Durante il corso il tema dell’educazione alla pace è stato trattato nelle sue molteplici sfaccettature: spirituale, teologica, sociologica, politica, culturale, umana, “del quotidiano della vita”.

Vari i relatori: P. Rosario Giannattasio (missionario saveriano), Claudia Patricia Barrientos Cambara de Perez (Console Onorario della Repubblica del Guatemala), Michele Del Campo (formatore), Paolo Trianni (Facoltà di Missiologia – Centro Studi Interreligiosi della Pontificia Università Gregoriana), Sergio Tanzarella (Facoltà Teologica Italia Meridionale), e Ambrogio Bongiovanni (Direttore Centro Studi Interreligiosi della Pontificia Università Gregoriana e Presidente Fondazione MAGIS).

Riportiamo in sintesi alcuni punti salienti.

È sotto gli occhi di tutti la crescita di una violenza diffusa a livello planetario e nazionale: razzismo e xenofobia, scontro di civiltà, cultura dell’odio online, rinascita dei miti nazionalistici, incremento delle spese per il riarmo, aumento dei conflitti armati nel mondo, inasprimento violento nel confronto politico e sociale, normalizzazione della violenza verbale e talvolta fisica contro gruppi percepiti come “altri” o “diversi”, alimentata anche dalla retorica di alcuni movimenti politici.

Se il conflitto è fisiologico e inevitabile nella convivenza, e in particolare in una società complessa e individualizzata come la nostra, la democrazia può svolgere un ruolo essenziale nel gestire le differenze e i conflitti in modo da contenere il più possibile la loro carica di violenza. Don Milani indicava tre armi contro i conflitti e la guerra: lo sciopero, il voto e l’obiezione di coscienza.

In questo mondo travagliato occorre essere “resilienti” e saper andare controcorrente smascherando le mistificazioni e la propaganda della guerra giusta, inevitabile o necessaria per la pace, disinformazioni che alimentano paura e odio e preparano i conflitti. La storia del mondo, infatti, con i suoi milioni di morti, feriti e invalidi di guerra, con le devastazioni e l’impoverimento causati dalle guerre, con il perpetuarsi di odio e risentimenti ben oltre la fine “ufficiale” dei conflitti, smentisce tragicamente il detto “se vuoi la pace prepara la guerra”. Vero è piuttosto il contrario, come evidenzia papa Francesco: “se non vuoi la guerra, prepara la pace”.

Maria Montessori insegna: “Tutti parlano di pace, ma nessuno educa alla pace. A questo mondo, si educa per la competizione, e la competizione è l’inizio di ogni guerra. Quando si educherà per la cooperazione e per offrirci l’un l’altro solidarietà, quel giorno si starà educando per la pace”.

L’educazione alla pace richiede tempi lunghi: la formazione delle coscienze, l’incontro e l’ascolto, la riconciliazione delle memorie e soprattutto lo studio della storia senza negazionismi e revisionismi (un popolo che ignora o deforma il passato è manipolabile).

La pace non è solo assenza di conflitto ma armonia profonda con Dio, con gli altri e con la creazione. È dono di Gesù dalla croce e frutto dello Spirito Santo che trasforma i nostri cuori. Ma è anche responsabilità e missione: poiché non c’è pace senza giustizia, ai cristiani è chiesto un impegno sociale e politico concreto, perché siano promosse leggi e politiche che tutelino la dignità di ogni persona e in particolare dei più vulnerabili. Ciò presuppone una conversione ecologica integrale (ambientale e sociale) che faccia prendere a cuore il creato e i suoi abitanti.

Non c’è pace senza perdono, come spiega don Tonino Bello: “Solo chi perdona può parlare di pace. E a nessuno è lecito teorizzare sulla non violenza o ragionare di dialogo tra popoli o maledire sinceramente la guerra, se non è disposto a quel disarmo unilaterale e incondizionato che si chiama perdono“.

Varie e ricche sono state anche le testimonianze sulla cooperazione missionaria e internazionale (suor Mariaelena Aceti CSJ, Egle Greco, volontaria in Ciad), sui progetti MAGIS in Brasile, Ciad e Sri Lanka, e sull’educazione alla cittadinanza globale nelle scuole italiane (Paola Michisanti, MAGIS).

In un clima gioioso e fraterno si sono succeduti momenti di condivisione e confronto, e momenti di preghiera e riflessione (Maria Teresa Mercinelli, docente, Presidente Associazione Nostra Aetate). L’evento si è concluso con la S. Messa celebrata da P. Carlo Manunza SJ (Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, Vicepresidente Fondazione MAGIS).

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