Resi degni per amare e servire… Ricordi sparsi di un’ordinazione diaconale
“Do you know them to be worthy?”, “Sei certo che ne siano degni?”. Quando ho sentito il Vescovo rivolgere questa domanda ai miei formatori al momento del rito dell’ “elezione dei candidati”, prima dell’ordinazione vera e propria, ho sussultato. “Sono davvero degno di essere ordinato? Quando mai sono stato degno di essere chiamato Suo discepolo?”: il racconto di padre Sposetti.
Queste domande mi sono risuonate nel cuore durante la celebrazione, tenutasi lo scorso 24 ottobre nella Chiesa del Gesù del campus dell’Ateneo de Manila University, in Quezon City, nelle Filippine, dove mi trovo da tre anni e sono impegnato nello studio della teologia. In essa sono stato ordinato diacono insieme ad altri 10 compagni gesuiti provenienti da cinque paesi asiatici (Corea del Sud, Filippine, Indonesia, Myanmar e Vietnam).
Quelle domande e la storia dei miei desideri
Ne sono degno, Signore? Sono degno di tanti doni e tanta misericordia che sto ricevendo? Mentre la celebrazione proseguiva con il suo ritmo antico e solenne, ben preparata ed accompagnata da bei canti, dentro di me con stupore e profonda gratitudine ho ripercorso tutta la mia storia. Da quando, ancora bambino, ho cominciato a sentire la presenza di Dio ed a desiderare di donare tutta la mia vita a Lui servendolo come sacerdote, a quando ho cominciato a desiderare la vita religiosa, spendendo la mia esistenza nel condividere la gioia di questo incontro, insieme ad una comunità di fratelli. Ho ricordato, sì, la bellezza e l’intensità di questi desideri, ed allo stesso tempo le prove, le sofferenze, le cadute, gli ostacoli, provenienti da altri, ma specialmente da me stesso, dalle mie paure, dalla mia pochezza, dalla mia fatica ad amarmi come Dio mi ama, e conseguentemente ad amare altri con il Suo Cuore.
A terra la memoria dei tanti passi in Compagnia
Al momento della litania, quando insieme ai miei compagni mi sono prostrato nel pavimento della chiesa per invocare l’assistenza di tutti i Santi e della “Corte Celeste”, nel sentire nominati specialmente tanti santi gesuiti, ho ricordato commosso e colmo di gratitudine anche tanto cammino percorso nella Compagnia di Gesù. Ho incontrato i gesuiti abbastanza tardi nel mio cammino vocazionale, a Padova, quando stavo terminando i miei studi universitari. All’inizio neppure mi convincevano! Ma quel modo di parlare a Dio come ad un Padre, e come ad un amico e fratello, quel modo di pregare sincero, aperto, libero e liberante, che ho incontrato negli Esercizi Spirituali, mi hanno alla fine avvicinato a loro. Ed ho cominciato a desiderare di poter aiutare tanti altri fratelli e sorelle a cercare e trovare Dio nelle loro vite in questo modo. Sono entrato in Noviziato il 10 ottobre 2010, poco più di 10 anni fa. Tante prove e sfide si sono susseguite, ma ancora più sono le gioie ed i doni ricevuti, in questo cammino “paradossale”. Quanto più sono chiamato a spogliarmi di me stesso ed a lasciarmi toccare e sconvolgere dalle vite delle persone che incontro, tanto più la mia vera identità di figlio amato mi viene restituita, e tanto più divento capace di amare e di portare amore. E sono ancora solo all’inizio…
I volti dei Santi e quelli dei poveri
Insieme alla vicinanza dei Santi, ho avvertito, quasi fisicamente, la presenza di tante e tante persone che ho incontrato e servito nei miei apostolati in tutti questi anni. Particolarmente commovente per me sentire presenti i volti dei poveri incontrati in questi anni, tanti, anche qui nelle Filippine, che come diacono – e presto anche come prete – sono ancora di più chiamato a servire. Ho pensato a quanta vita essi mi hanno dato e mi danno, al di là dei miei tanti limiti e paure nell’accompagnarli. Ho sentito come essi siano parte della mia vocazione.
La chiesa semivuota, la presenza nella preghiera
Al momento della nostra ordinazione, la chiesa era semivuota, a causa dei rigidissimi protocolli sanitari anche qui in forza a causa della pandemia. Nessuno ha potuto avere accanto a sé i propri cari, o altri ospiti esterni. Eppure, mi ha dato grande consolazione sentire comunque presenti genitori, parenti, compagni gesuiti, e tanti e tanti amici che ci hanno sostenuto e che ci sostengono quotidianamente, con la preghiera ed in mille altri modi.
Il futuro e le sue sfide
Il mio tempo nelle Filippine si sta concludendo, presto tornerò in Italia, per il prossimo passo dell’ordinazione presbiterale e per una nuova missione di studio, in una località ancora da decidere. Sono consapevole che tornerò in tempi non facili, e che le sfide saranno tante. Ma le tante mani che ho sentito sulle mie spalle durante la mia ordinazione mi hanno confermato: Cesare, non si tratta solo di te, è la Chiesa intera, l’intero Popolo di Dio, insieme al suo Signore, che ti sceglie e che ti porta.
Le risposte in Te
Quando alla fine il Vescovo ha imposto le mani su di noi e recitato la solenne preghiera di consacrazione, quando siamo stati rivestiti con la stola e la dalmatica (le vesti liturgiche dei diaconi), ed il libro dei Vangeli è stato posto nelle nostre mani, ho avuto la risposta alla mia domanda.
“Ne sei degno?” No, Signore, non merito tanta Grazia… ma sono reso degno da Te, per la grandezza del Tuo Amore e Perdono, per il sostegno e la misericordia del Tuo Popolo, per poterti servire in tutti questi fratelli e sorelle e poterti portare a loro. Aiutami, ti prego, a renderti grazie per questo con tutta la mia vita.
Cesare Sposetti SJ
Vicentino di nascita e di radici familiari laziali, lombarde e venete. Dopo la laurea in giurisprudenza a Padova, entra in Compagnia nel 2010, attratto dalla figura di Sant’Ignazio pellegrino e maestro di vita spirituale. Dopo il Noviziato a Genova e lo studio della filosofia a Padova e a Roma, viene mandato dai superiori prima a Palermo per i due anni di “magistero”, dove insegna all’ “Istituto Gonzaga”, e infine a Manila, dove scopre la ricchezza e la bellezza del popolo filippino e delle culture asiatiche, e dove ora sta concludendo gli studi teologici.