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Roma.Astalli: “No al trasferimento dei rifugiati in Sicilia”

Il Centro Astalli contesta l’ipotesi avanzata dal Ministero dell’Interno di trasferire nel “Villaggio della solidarietà” di Mineo, in provincia di Catania, i rifugiati e richiedenti asilo dislocati nelle varie strutture italiane. “Mi domando che senso abbia spostare delle persone vulnerabili interrompendo in modo traumatico un difficile percorso di recupero che si sta portando avanti anche con un considerevole uso di risorse”, dice il direttore del Centro Astalli padre Giovanni La Manna. Nella cittadina etnea verrebbero trasferiti, pare in tempi brevissimi, anche i rifugiati attualmente presenti nelle altre strutture dedicate ai richiedenti asilo. L’idea, sostiene padre La Manna, ha conseguenze particolarmente negative per quei richiedenti asilo che appartengono alle categorie vulnerabili e che già ora stanno attuando, nei rispettivi territori, delle adeguate terapie di supporto. Si tratta di persone vittime di tortura o con problemi psichici e psichiatrici, per le quali sono state stanziate delle risorse economiche, anche attraverso l’utilizzo del Fondo Fer (Fondo europeo rifugiati). Nel Cara di Castelnuovo di Porto, vicino Roma, fa notare il Centro Astalli, sono almeno una trentina le persone vulnerabili che stanno usufruendo di un percorso personale di questo tipo, che irrimediabilmente rischia di essere interrotto se la destinazione finale sarà quella di Mineo. “Si tratta di persone”, spiega padre La Manna, “che hanno cicatrici non solo fisiche e che sono oggi seguiti da psicologi e pschiatri di primo livello, con una terapia personalizzata basata sulla fiducia e sulla continuità che si instaura fra i soggetti coinvolti: che ne sarà di questi progetti se queste persone saranno sradicate dal contesto in cui vivono attualmente? E secondo quale logica, poi, abbiamo investito risorse importanti su questi percorsi per poi procedere ad un trasferimento forzato che li interrompe? In questo modo si vanificherebbe tutto il lavoro fin qui svolto, causando loro ulteriori danni”. La Manna si chiede “qual è la finalità di una decisione simile. Noi offriamo i nostri servizi e la nostra esperienza: su quali servizi e quale esperienza queste persone potranno contare? E comunque perché interrompere il loro percorso?”. Più in generale il Centro Astalli critica la tendenza a impiegare risorse per la prima accoglienza senza rendersi conto che oltre al pasto caldo e all’alloggio c’è bisogno di servizi capaci di prendere immediatamente in carico la persona e di incentivarne la voglia di fare, senza rischiare di mortificare la loro dignità negando loro autonomia.

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