Roma. Il video di Francesco: “Preghiamo per il rispetto dei popoli indigeni”
“Perché sia rispettata l’identità dei popoli indigeni”. E’ l’intenzione di preghiera di papa Francesco per il mese di luglio. Intenzione che, come avviene mensilmente dal gennaio scorso, viene corredata da un video-messaggio del Pontefice sui Social Network. Su questa iniziativa, Alessandro Gisotti di Radio Vaticana ha intervistato il padre gesuita Frédéric Fornos, direttore internazionale dell’Apostolato della Preghiera, promotore del “video-messaggio del Papa” e della App “Click to Pray”.
R. – Siamo molto sorpresi e contenti di vedere che questi video-messaggi non sono apprezzati unicamente dai tantissimi cattolici nel mondo, ma anche da molte persone che non sono vicine alla Chiesa cattolica e che si sentono raggiunte nella loro vita dalla parola del Papa, dal suo appello a pregare per le grandi sfide dell’umanità. Sappiamo che, dopo sei mesi, unicamente attraverso le nostre reti social vaticane, quasi 10 milioni di persone hanno visto il video del Papa! Per esempio, con l’ultimo video sulla solidarietà abbiamo raggiunto 951 mila persone. Io viaggio molto ed ora sono, per esempio, negli Stati Uniti. Qui, e in molte parti del mondo dove vado, la gente – preti, religiosi, laici – mi dicono come questi video molto semplici aiutano a pregare e ad essere vicino alle preoccupazioni e alla visione della Chiesa.
D. – I video del Papa sono molto condivisi sui Social Network. I giovani stanno apprezzando questo nuovo modo del Papa di comunicare?
R. – Sì, assolutamente! Noi, la Rete mondiale della preghiera del Papa, abbiamo un ramo giovanile – il Movimento eucaristico giovanile – che comprende più di un milione di giovani, e molti di loro condividono i video. In questi giorni, per esempio, mi trovo al Convegno nazionale del Movimento eucaristico giovanile, negli Stati Uniti, e molti giovani mi hanno parlato del video del Papa e di come sia un modo per stare vicini al Santo Padre e alla missione della Chiesa; un modo per sentire più in profondità quali siano le preoccupazioni della Chiesa, per pregare a e desiderare un coinvolgimento. Dicono che, entrare in relazione con il Papa attraverso questo video, aiuti molto a “risvegliarsi”.
D. – I video sono ricchi di immagini e di storia e non c’è solo la voce e l’immagine di Papa Francesco. Perché questa scelta? La gente apprezza questo modo di raccontare e non solo ascoltare le intenzioni di preghiera di Francesco?
R. – Mi sembrava molto importante che si potesse vedere, sentir muovere il cuore, per avere davvero il desiderio di pregare, di coinvolgersi in questa sfida dell’umanità. Papa Francesco parla ed è bello sentirlo, sentire le sue parole, perché crea con noi una relazione personale. Creare, però, un piccolo film su queste intenzioni del Papa, per raccontare, aiuta molto di più a coinvolgere il nostro cuore e a desiderare veramente di pregare. Nel video del Papa del mese di giugno, per esempio, c’è quest’uomo, un senzatetto, per strada, e la sua storia ci aiuta a vedere l’umanità di questa persona e ci aiuta ad essere più attenti, ad aprire i miei occhi e il mio cuore agli uomini e alle donne che posso incontrare sulla mia strada, nella mia città.
D. – Un’altra iniziativa dell’Apostolato di preghiera, lanciata in questi mesi, è la App “Click to pray”, per pregare con il Papa. Quali risultati state avendo?
R. – La App è un’altra forma ancora per “risvegliarsi” e per ricordarci che in una vita anche molto agitata, con tante cose da fare, la preghiera è essenziale. “Click to pray” ci aiuta tre volte al giorno a ricordare, anche se per un piccolo momento, l’essenziale: la relazione con il Signore, l’apertura del cuore al mondo di oggi. La gente ci dice che aiuta molto, specialmente i giovani. Ora sono passati quattro mesi dal lancio di questa piattaforma di preghiera del Papa in tutte le Reti sociali – Facebook, Twitter, Youtube – e adesso abbiamo 440 mila persone che usano “Clik to pray” in spagnolo, inglese, francese e portoghese. Avremo l’italiano e altre lingue l’anno prossimo. L’agenzia con la quale lavoriamo, La Machi, ci ha detto che la gente utilizza “Click to pray”, ogni volta che la apre, per più o meno 4 minuti e 50 secondi. E’ molto tempo. Vuol dire che la gente prende tempo per meditare, per pregare e vuol dire che questo aiuta. Normalmente, infatti, la gente quando usa un’applicazione lo fa molto più velocemente. Qui, invece, la gente prende tempo per entrare nel silenzio e potere veramente aprire il cuore e pregare per queste intenzioni del Papa. Siamo, allora, molto contenti per questo. A giugno abbiamo lanciato “Click to pray” in francese, a Parigi. Ed ora sono negli Stati Uniti, perché a New York, andremo a presentare la versione inglese. Il 14 giugno sarò a San Paolo del Brasile per aiutare a far conoscere questa applicazione ufficiale di preghiera di Papa Francesco e aiutare a pregare per le grandi intenzioni che ci dà ogni mese.