Siria: molto più di un viaggio
Molto più di un viaggio, molto più di un pellegrinaggio quello che abbiamo vissuto in Siria dal 28 dicembre all’8 gennaio.
Un’esperienza totalizzante che ci ha coinvolto in profondità. Molteplici le dimensioni vissute: spirituale, umano-esistenziale, storico-culturale, naturalistico, socio-politico. Moltissime le sollecitazioni ricevute e sullo sfondo le meditazioni a partire dalla conversione di S. Paolo o meglio sarebbe dire..le conversioni di San Paolo ed il 31 dicembre un esercizio rilettura dell’anno trascorso con una celebrazione semplice ed intensa di un Te Deum casalingo al freddo e al buio. Percorso spirituale arricchito da personaggi biblici quali Antioco IV ed Naaman il Siro, personaggi di questi luoghi.
Nella culla della civiltà
Dal punto di vista storico-culturale-archeologico la Siria odierna è parte della Mesopotamia che è stata la “culla della civiltà” dai secoli antichi. Qui per la prima volta l’uomo ha cominciato a seminare la terra, qui il primo alfabeto conosciuto, qui i primi codici delle leggi. Qui ogni Regno antico ha lasciato la sua impronta maestosa, qui la Storia ha incrociato la Storia della Salvezza, gli Amorrei, il regno di Basan, gli Assiri, i Babilonesi, I Persiani, i Greci, i Nabatei, i Romani, i Bizantini, gli Ommaydi, i Crociati, e così via. Noi abbiamo potuto gustare e ammirare alcune delle vestigia di queste epoche negli splendidi siti di Apamea, Bosra, angoli di Damasco e di Aleppo, i castelli della costa mediterranea, i musei.
Anche i pranzi e le cene con piatti tipici ed abbondanti in luoghi storici fanno parte dell’esperienza culturale dei giorni in Siria! Dal punto di vista naturalistico abbiamo gustato il deserto a nord di Damasco e i monti dell’antilibano che si affacciano sul mediterraneo con i castelli crociati.
E poi la città di Damasco con le mura antiche che ci ricordano l’entrata di Paolo dopo la conversione, le moschee, le antiche chiese, la spettacolare moschea degli Ommaydi costruita su un’antica Chiesa dedicata a San Giovanni Battista a sua volta costruita su un antico enorme tempio romano che a sua volta è stato edificato sopra un tempio il cui nucleo originario risalente al III millenio A.C. degli Amorrei. E poi il Suq brulicante dove ad ogni angolo si poteva incrociare un monumentale caravanserraglio. E poi i vicoli del centro storico con botteghe di artigianato e locali di ritrovo. Ed Aleppo con la sua fortezza che domina la città e ciò che è sopravvissuto alla guerra del suo splendido Suq. Ed anche qui le antiche Chiese, le case antiche tipiche di Aleppo, la fabbrica di saponi secondo la formula millenaria, i locali di ritrovo in cui vivere l’aggregazione e provare a vivere la serenità in una quotidianità estremamente difficile.
Un Paese devastato dalla guerra
E questa è l’altra dimensione del viaggio che ci ha colpiti profondamente. Umano-esistenziale e socio-politica. La Siria è in gran parte un paese devastato dalla guerra. Casa sventrate che non si riesce ne a demolire ne a ricostruire a causa dell’embargo criminale che l’occidente sta attuando e che colpisce non certo il Regime di Assad ma il popolo. Sempre più povero e senza prospettive. L’energia elettrica è razionata e mediamente c’è due ore al giorno e un’ora e mezza di notte. Ne consegue anche mancanza di luce e riscaldamento. Il gasolio per i generatori è carissimo a motivo che i pozzi di petrolio sono in mano a potenze straniere. Nel frattempo le mafie e i corrotti si arricchiscono gestendo il mercato nero. Sulle spalle della gente. I giovani non hanno prospettive di lavoro e di un guadagno sufficiente per mantenersi dignitosamente e cercano tutti di trovare fortuna a l’estero emigrando come si riesce. Vedere con i nostri occhi la devastazione della guerra a tutti i livelli è qualcosa che ha generato profonde riflessioni. La guerra distrugge le case, gli edifici pubblici ma devasta anche le relazioni perché genera gli estremismi in un paese in cui l’Islam è storicamente super moderato di un popolo che da sempre è tollerante e abituato alla multiculturalità. Devasta le generazioni, costretti a sfollare emigrare e perdere il patrimonio culturale di un popolo, la propria identità. Generando apolidi senza passato e senza futuro. Una guerra vissuta sulla pelle dei siriani gestita dalle grandi potenze per i loro interessi politici-economici in cui erano coinvolti miliziani e soldati di 94 nazionalità diverse. I siriani sono vittime di interessi di tanti altri stati…tra i quali anche quelli che si oppongono alle migrazioni e all’accoglienza dei profughi.
Le testimonianze di bene
In tutto questo tante testimonianze di bene che ci hanno toccato profondamente. Prima di tutto le tante Chiese Cristiane diverse: Siro-Cattolica, Siro-Ortodossa, Greco-Cattolica, Greco-Ortodossa, Maronita, Caldea, Latina (la nostra, Romana). Diverse perché antichissime e con tradizioni antichissime. Ma capaci di una convivenza pacifica, rispettosa, collaborativa.
E poi ancora, il Vescovo Siro-cattolico di Aleppo che ci dice: “la nostra vocazione di piccola comunità cristiana che è rimasta, che non è scappata nemmeno sotto le bombe e quando si combatteva casa per casa (cfr. battaglia di Aleppo) è proprio quella di rimanere malgrado la vita sia difficilissima. Perché solo se qualcuno rimane un domani qualcuno potrà fare ritorno”. Commovente, sembra la storia dei nostri Padri nella Bibbia.
E la presenza dei Francescani con le loro scuole e le loro parrocchie. Queste come quelle di tutte le altre Chiese sono collettori di beneficenza a cui tutti accorrono per essere aiutati.
La presenza dei gesuiti
I gesuiti di Homs che hanno avuto un confratello, p. Frans Van der Lugt ucciso dall’Isis, che ripartono con le tante attività per giovani anche di altre Chiese cristiane e anche mussulmani, in una città provata dalla guerra con molti morti e distruzioni. Particolarmente significativa la testimonianza dei gesuiti di Damasco che hanno realizzato un bellissimo e moderno centro giovanile, il centro Hurtado, in un quartiere periferico povero e sovraffollato a motivo dei profughi interni alla Siria. Costruire bellezza malgrado un contesto desolato e desolante. Scommettere sul bello e il bene. Un luogo di incontro con aule di studio per favorire i ragazzi nelle cui case è impossibile poter studiare. E poi varie aule, pulite, belle, curate nei dettagli per laboratori di arte: musica, canto, pittura, scultura, ballo, teatro, video maker, capaci di far emergere il meglio dai ragazzi e generare speranza anziché rassegnazione, apatia, tristezza. Abbiamo inaugurato la cappellina del centro appena realizzata celebrando insieme la Messa. Davvero un segno di speranza, tenacia, vitalità che ha fatto bene a tutti noi. E capire che non serve che tutto intorno sia perfetto e bello per costruire qualcosa di buono, ma anche in mezzo alla confusione si può trovare la strada per mettere ordine e ricostruire.
Il monastero di mar Musa e il villaggio di Maalula
In conclusione segnalo due posti e due testimonianze che più di tutte ci hanno segnate, sia per i luoghi che per le persone e i loro racconti. Il monastero di Mar Musa nel deserto al nord di Damasco e Maalula villaggio cristiano in cui si parla ancora l’aramaico, la lingua di Gesù, sui monti dell’anti-Libano.
Mar Musa, splendido monastero che emana spiritualità in una posizione affascinante, costruito tra le rocce il cui nucleo primitivo risale al IV secolo. Fondato da p. Paolo Dall’Oglio insieme a p. Jaques Mourad (che proprio in quei giorni è stato nominato Vescovo di Homs per la comunità Siro-Cattolica) ed altri. Un luogo di spiritualità interreligioso. Oggi guidato da p. Jiad. La sua testimonianza, la storia di Mar Musa, la vicenda di p. Paolo, la celebrazione eucaristica nella cappella del monastero secondo il loro rito, sono stati momenti di spiritualità molto intensa alimentata dallo sguardo sul deserto e da un’escursione con meditazione che abbiamo vissuto nel deserto intorno al monastero.
Maalula, villaggio che per la sua configurazione naturalistica, per le antiche case scavate nella roccia, per i monasteri antichi è un sito dell’Unesco. Un villaggio devastato dalle truppe dei ribelli che hanno bombardato anche l’antichissimo monastero la cui origine è prima del III sec. ed in cui è custodito l’altare come si faceva prima delle norme del Concilio di Nicea. Ma che soprattutto hanno ucciso parte della popolazione. Morti che si sono moltiplicati con la successiva battaglia di riconquista da parte delle truppe governative. Mariti, figli, fratelli morti. Tra i tanti Michail, Anton, Sarchis, tre ragazzi dai 19 ai 21 anni sorpresi in casa dai ribelli Jaidisti. Alla richiesta di abiurare la fede cristiana e di adorare Allah, hanno risposto “siamo nati cristiani e moriremo cristiani”. Uno dopo l’altro sono stati uccisi a sangue freddo sotto gli occhi degli altri per convincerli ad abiurare. Nessuno lo ha fatto, tutti e tre sono stati freddati in casa. Uno era il nipote del parroco del villaggio, p. Fadi che ci ha guidato alla visita dei luoghi e raccontato la storia. La comunità ci ha accolti calorosamente e offrendoci un tè con i biscotti fatti da loro. Prima che partissimo abbiamo potuto parlare un po’ insieme. Alla domanda: “come fate a gestire il dolore per i famigliari morti, la rabbia e il rancore?” hanno risposto: “il dolore della perdita rimarrà per sempre ma noi siamo figli della Resurrezione e vogliamo stare al mondo cercando il bene e non il male, amando e non odiando, ricostruendo e non scappando”. Abbiamo concluso con il Padre Nostro recitato in aramaico in un clima di profonda commozione che ancora ci abita e ci sollecita.
Le tappe del viaggio per 30 giovani motivati
Siamo atterrati a Beirut perché la Siria non ha nessun aeroporto operativo per i voli di linea, con il bus abbiamo attraversato la valle della Bekaa e siamo arrivati a Damasco. Dopo una prima visita a Damasco abbiamo proseguito per Hama e poi Aleppo. Da Aleppo siamo scesi verso sud passando per lo splendido sito archeologico di Apamea e poi i castelli sui monti che si affacciano sul mediterraneo e poi Homs, il monastero di Mar Musa, e di nuovo a Damasco da cui un giorno siamo andati ancora più a sud ad un altro maestoso sito archeologico, Bosra. E poi di nuovo Damasco e rientro a ritroso verso Beirut.
30 persone per lo più giovani svegli e motivati.
Prossime proposte
Voleva essere un pellegrinaggio spirituale e culturale…è stato molto di più. Il pellegrinaggio in Siria fa parte di una serie di proposte di pellegrinaggi nelle Terre Bibliche che come gesuiti offriamo ai giovani in collaborazione con Percorsi di Vita e AMO Amici del Medio Oriente. Con quest’ultima proposta abbiamo voluto consolidare, rilanciare e preparare il terreno per ulteriori esperienze in programma a Pasqua e questa estate in Siria, grazie al supporto di Samel Arkilo, collaboratore siriano. Non solo pellegrinaggi ma anche esperienze di servizio e volontariato, Esercizi Spirituali, viaggi culturali.
Francesco Cavallini SJ