Testimonianze.Venerdì del Veritas.08/04/2011.Trieste-CentroCulturale Veritas
“Accompagnare la fine” con il dottor Gianluca Borotto, medico responsabile dell’Hospice Pineta del Carso di Aurisina, specialista di cure palliative, utilizzate nell’assistenza di pazienti oncologici in fase avanzata di malattia.
Dopo esserci confrontati con l’avvocato Paolo Moro (16.3.2011) sui fondamenti e i significati dell’autodeterminazione terapeutica nel fine-vita, sulla concezione dell’uomo sottesa all’antropologia volontaristica che di recente sta connotando un filone della scienza medica, dei pronunciamenti legislativi, del pensiero e della possibilità decisionale di malati (o dei loro familiari), viene proposto un incontro con chi nella sua professione medica è obbligato a confrontarsi con la malattia e la morte.
“Accompagnare la fine” è il provocatorio titolo che ci introduce a considerare la problematica della vita che finisce da prospettive ulteriori: quella delle difficoltà che pazienti e famiglie si trovano ad affrontare nel doloroso e ineludibile percorso della malattia; quella dei bisogni di umanità, empatia, ascolto che i pazienti oncologici esprimono per superare la solitudine ed esistere in quanto abitati dal desiderio di sentirsi vivi, dal desiderio di non morire, prima di morire; quella di chi nella sua professione si trova ad accompagnare le persone morenti, e i loro familiari, lungo il sentiero-obbligatorio!- che le condurrà al compimento della propria esistenza; quella di un tempo e di uno spazio che non è luogo di morte, ma punto in cui i fili di una intera esistenza si riannodano e la vita, proprio perché fragile e stremata, è vivida.
Se si considera la fine della vita da queste prospettive, la morte si ritraduce in un cammino per percorrere il quale l’uomo ha bisogno di aiuto: come deve essere aiutato a entrare nella vita, alla nascita, così deve essere assistito ad uscirne. Un processo questo che non è meramente corporeo, ma necessita di un accompagnamento umano e spirituale, profondamente incarnato in quelle ferite che si configurano come feritoie aperte su un nuovo passaggio esistenziale.
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