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Universitari rifugiati: un nuovo modello di inclusione

Ph. UNHCR/Alessandro Penso

Sono arrivati questa mattina all’aeroporto di Fiumicino 37 dei 45 rifugiati destinatari di borse di studio che proseguiranno il loro percorso accademico in 23 atenei italiani grazie al progetto UNICORE – University Corridors for Refugees. Gli ultimi otto studenti arriveranno nei prossimi giorni.

Il progetto, iniziato nel 2019, ha visto fino ad ora la partecipazione di 28 università che collettivamente hanno messo a disposizione negli ultimi tre anni oltre 70 borse di studio. La selezione degli studenti, svolta dai singoli atenei, si è basata sul merito accademico e la motivazione. I vincitori sono rifugiati provenienti da Eritrea, Somalia, Sudan, Sud Sudan e Repubblica Democratica del Congo.

Grazie ai partner del progetto, tra cui il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Caritas Italiana, Diaconia Valdese, Centro Astalli, Gandhi Charity, ed un’ampia rete di partner locali, gli studenti riceveranno un sostegno adeguato per portare a termine gli studi e integrarsi nella vita accademica e sociale. 

Gli studenti inizieranno oggi il periodo di quarantena reso obbligatorio dall’emergenza Covid-19, dopo il quale potranno avviare il loro percorso universitario presso gli atenei su tutto il territorio italiano.

P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli: “Sostenere gli studenti che arrivano con i corridoi universitari nel loro percorso accademico e di inclusione si inserisce in una serie di progetti del Centro Astalli volti alla creazione di nuovi modelli di convivenza e integrazione in Italia. Da sempre l’educazione è priorità caratterizzante l’azione dei gesuiti in favore dei rifugiati in tutto il mondo.

Vogliamo poter offrire un futuro diverso a quei giovani che, in molte occasioni avendo visto solo guerra, violenza e distruzione nella loro vita, possono investire con creatività sul proprio futuro, che diviene chiave per un futuro di pace per tutti. Per questo riteniamo necessario e urgente che le istituzioni nazionali e sovranazionali aprano, in modo strutturale e per numeri significativi, corridoi universitari che tolgano ragazzi dalla guerra e li mettano in condizione di costruire il loro avvenire di pace”.

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