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Vita consacrata: quel legame che libera

Presentazione di un libro presso la comunità dei gesuiti di Villapizzone a Milano

Hanno dai 20 ai 40 anni, competenze e desiderio di coinvolgersi in una vocazione “bella ed esigente”. Riflessioni ed immagini dal noviziato EUM

Giovanni, 29 anni, è ingegnere e viene da Trieste, Lorenzo, 28, medico, è di Macerata. Urban, ingegnere, viene dalla Slovenia e ne ha 31, come Marco, musicoterapeuta di Trento. Dopo due anni di noviziato, hanno scelto di donare la vita attraverso i voti di povertà, castità, obbedienza, emessi da pochi mesi. “La scelta è di seguire Gesù, donarsi più che ricevere. Una scelta paradossale” spiegano “che permette di vivere una fede paradossale, in cui l’ultimo diventa primo. I voti, così, diventano dono che aiuta e genera una gioia grande da condividere”.

 


Delicato il compito di chi li accompagna nel discernimento di una possibile chiamata alla vita consacrata, che lega e libera allo stesso tempo, come spiega p. Agostino Caletti SJ, maestro dei novizi dei gesuiti EUM:

Oggi più che di giovani sarebbe meglio parlare di accompagnamento delle persona, perchè di fatto non solo nei gesuiti ma anche nelle altre famiglie religiose, si avvicinano con interesse alla vita consacrata persone che vanno dai 20/21 anni ai 40. Un dettaglio importante nell’accompagnamento, perchè diversi sono i livelli di maturità e diversa è l’ esperienza di vita da tener presente.

Come custodire un desiderio di consacrazione?
Si tratta di iniziare, prima del noviziato, un cammino con la persona lì dove si trova, con il suo bagaglio di vita e proporre esperienze che aiutino a cogliere in maniera più significativa la vita consacrata attraverso momenti comunitari, di servizio, approfondendo qualcosa del carisma e della vita della Chiesa, se non ha esperienza ecclesiale.

Quali sono oggi i punti di forza delle persone che scelgono di entrare nel noviziato?
Una maggior apertura mentale rispetto a prima: sono giovani dell’era digitale hanno visioni molto più globali, conoscono le lingue. La mentalità è aperta, hanno viaggiato. Mediamente ci sono esperienze di vita più significative di prima: dagli Erasmus all’anno svolto all’estero durante il liceo, viaggi e altro. Risorse importanti per chi privilegia come noi l’andare, nella missione.

Manifestano inoltre un forte desiderio di coinvolgersi ed essere coinvolti nei processi decisionali, di discernimento, il poter esprimere la propria opinione, entrare in discussione. Una predilezione per un’obbedienza dialogata, una bella ginnastica per noi impegnati nella formazione, a cui credo molto. Una disponibilità che può certo divenire fatica lì dove la spiegazione non è possibile fornirla in modo esauriente.

Quali le criticità?
Dopo aver vissuto tante esperienze, che hanno anche inciso, a volte le persone sono condizionate rispetto alla scelta definitiva della vita religiosa che richiede fedeltà alla missione, essenzialità e perseveranza a fronte invece di stili di vita apparentemente più vivaci o caratterizzati da continui stimoli e cambiamenti.

Cosa propone il noviziato EUM?
É la tappa iniziale del cammino dei gesuiti: due anni per verificare in maniera più profonda il proprio desiderio di seguire il Signore. Un cammino innanzitutto di accoglienza della storia personale, per mettere ordine nei desideri, in punti rimasti critici nella vita. Poi gli assi portanti sono la preghiera – personale e comunitaria –  per la costruzione di una relazione più matura con il Signore; la vita comunitaria, fatta di studio, servizio, sport e tempo libero; la formazione al carisma attraverso la lettura dei testi fondativi della Compagnia e le collaborazioni apostoliche, a Genova e quelle estive, che aiutano a maturare lo stile e il modo di procedere proprio della Compagnia.
Un conoscere se stessi in una maniera più ricca e diversa da prima. La grande sfida poi è mettere insieme l’unicità della persona, anche culturalmente diffusa nel mondo in cui viviamo, in un quadro comunitario di condivisione di quello che si ha e che si è, e non finalizzata semplicemente, come la società oggi propone, al proprio benessere e alla riuscita rispetto agli altri.


Oggi chi chiede di diventare gesuita?
Per lo più sono giovani che intercettano proposte promosse dai gesuiti o persone che si avvicinano alla Compagnia attraverso gli Esercizi o la rete. Accogliamo come noviziato della Provincia Euro-Mediterranea italiani, maltesi, rumeni, speriamo in futuro albanesi e novizi di altre Province come la Slovenia, l’Ungheria e la Polonia. Un’esperienza direi europea.
Importante che tutti siano liberi di essere quel che sono, raccontarsi e trovare gradualmente una dimensione di autenticità. A noi offrire, accanto a questa accoglienza, sfide di crescita per verificare una vocazione che è bella ma anche esigente.

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