Passa al contenuto principale
Gesuiti
Gesuiti in Italia, Albania, Malta e Romania
News
Gesuiti News John Dardis SJ. Rifugiati: le crepe sotto la scorza dell’Europa dei diritti
News

John Dardis SJ. Rifugiati: le crepe sotto la scorza dell’Europa dei diritti

Cari amici, il 20 giugno di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato. Rifugiati e migranti sono un sintomo del fatto che per tante persone il nostro sistema mondiale, sia economicamente che in termini di diritti umani, semplicemente non funziona. La gente sta lasciando la sua terra e trasferendosi in luoghi sicuri. L’Europa è percepita come un rifugio. E per molti versi lo è. La gente qui, in generale, vede rispettati i suoi diritti. C’è la libertà di vivere e lavorare in pace e sicurezza. Ma, se si gratta sotto la superficie, non tutto va bene:
– aumentare i controlli alle frontiere significa che i rifugiati non possono nemmeno entrare in Europa per fare richiesta di asilo politico.
– il Mediterraneo è diventato un cimitero per molti migranti e rifugiati.
– c’è una zona grigia tra la categoria di migranti e quella dei rifugiati che i governi sfruttano in modo da restringere a un numero davvero molto piccolo le persone che chiamano ‘rifugiati legittimi’.
– vi è una preoccupazione diffusa che le persone vengano rimandate dal nostro continente in situazioni ad alto rischio, senza misure di sicurezza.

Di recente durante una celebrazione eucaristica a Malta con alcuni persone provenienti dall’Africa ho avuto la possibilità di incontrare personalmente alcuni migranti e richiedenti asilo. Avevano attraversato il deserto in Africa e poi il Mediterraneo con grande rischio per la loro vita, alcuni erano in Libia durante i disordini e altri erano stati rilasciati dal centro di detenzione appena 4 giorni prima. Il tributo che la detenzione chiede alle persone è enorme. Arrivano stanchi dopo il viaggio, ma contenti di essere al sicuro. Sono pieni di entusiasmo per la prospettiva di una nuova vita. Ma con loro grande sorpresa vengono messi in detenzione, per un periodo che dura al massimo un anno, in condizioni molto spartane e vengono intervistate sulle motivazioni che li hanno portati in Europa. Molti sviluppano problemi di salute mentale dopo 4 o 5 mesi di detenzione perché faticano a sopportarla.
Un uomo, probabilmente di circa 23 anni, mi diceva di come non “si sentisse al 100%” ma era contento di non essere più nel campo di detenzione e di sperimentare la libertà. Più tardi ho scoperto che aveva trascorso qualche tempo in un ospedale psichiatrico. Ci sono anche storie di speranza. Un altro uomo, brillante e intelligente, pieno di energia e di speranza, ha parlato del suo desiderio di diventare ingegnere. Purtroppo, anche quando lasciano la detenzione e godono di una certa libertà, le persone si trovano ad affrontare una strada in salita, molti non hanno lo status ufficiale di rifugiati e vivono in una sorta di limbo. Spesso tutto ciò che ascoltiamo sono stereotipi e pregiudizi: che ci sia un’ “ondata di rifugiati”, che “queste persone dovrebbero andare a casa loro”, che non sono “veri” rifugiati.
Ogni storia è diversa, ogni persona ha la sua storia e il suo personale futuro. Il JRS Europa ha recentemente deciso di rafforzare il suo lavoro sulla comunicazione, al fine di cercare di rimettere in discussione questi stereotipi. Il messaggio del Vangelo ci chiama ad essere voce per chi non ha voce, per coloro che sono ai margini. Possiamo essere grati ai tanti gesuiti e nostri colleghi che in Europa lavorano con migranti e rifugiati attraverso il JRS e le iniziative che la Provincia realizza per i migranti e i rifugiati, come il Servizio dei Gesuiti per i Migranti (SJM) in Spagna e altrove.
Questo tema è una frontiera per tanti aspetti: una frontiera con l’Islam, una frontiera fra giustizia e ingiustizia, una frontiera tra la vita e la morte. In questo mese preghiamo per i rifugiati e gli immigrati, e soprattutto per coloro che sono detenuti qui in Europa, dove vivono con incertezza e sofferenza tra molte difficoltà. Che il nostro “Dio pellegrino”, possa essere vicino a loro nel loro cammino e accompagnarci anche quando cerchiamo di portare fede, speranza e guarigione.
Potete trovare ulteriori informazioni sul problema della detenzione dei richiedenti asilo sul sito speciale del JRS, dalla lettura della relazione ANDES del JRS. Il CEP ha un progetto comune del JRS Malta con JESAM (Conferenza di Africa e Madagascar).
Vostro in Cristo

John Dardis
Presidente dalla Conferenza dei Provinciali europei

Ultime notizie
Esplora tutte le news