Passa al contenuto principale
Gesuiti
Gesuiti in Italia, Albania, Malta e Romania
News
Gesuiti News Giovani Padova, da collegio universitario a comunità residenziale
Giovani

Padova, da collegio universitario a comunità residenziale

Dopo un lungo processo di discernimento la presenza dei gesuiti a Padova si trasforma . Due anni di riflessione, un terzo di sperimentazione, l’ascolto della diocesi, dei gesuiti passati dall’Antonianum e dei gruppi attualmente presenti, ha portato insieme alla Provincia EUM al passaggio da storico collegio universitario attivo dall’inizio del ‘900 alla “costruzione di una comunità residenziale per universitari condotta secondo lo stile ignaziano”.

Due ad oggi le residenze che accolgono complessivamente 64 studenti. Una parte nella residenza Antonianum, per sperimentare la vita in comune, approfondire la propria interiorià, percepire e risponde al grido dei poveri e della terra, collegare studio e ricerca di senso. Gli altri nella Residenza Messori fortemente impegnati in dinamiche di crescita personale e comunitaria.

La proposta formativa: EVO e lavoro sociale

Da un anno un gruppo composto da formatori e da giovani. ha lavorato alla proposta formativa. Vita comunitaria, vita interiore, vita ai margini e vita culturale sono i quattro nuclei tematici affrontati.

“In merito alla vita interiore una importante innovazione nella proposta ai giovani, e non solo quelli residenti nel Centro , è quella degli Esercizi nella Vita Ordinaria (EVO)” spiega p. Alberto Remondini SJ, responsabile del Centro “ portando a Padova, con l’aiuto di p. Loris Piorar, l’esperienza di 15 anni di percorsi proposti dai gesuiti a Bologna, secondo una tradizione abilmente adattata alla vita di un giovane universitario. Una proposta impegnativa, che prevede per i partecipanti un incontro settimanale di istruzioni per la preghiera e condivisione, un tempo di preghiera quotidiano, un incontro periodico con una guida. Il cammino del gruppo è scandito da tre ritiri residenziali”.

Significativo anche l’intreccio fra i percorsi di formazione della comunità dei residenti e il lavoro sociale condotto da Popoli Insieme , una associazione padovana che fa parte della rete del Centro Astalli. “Da quest’anno” sottolinea Remondini “sono quattro gli studenti universitari ospiti dell’Antonianum rifugiati, richiedenti protezione internazionale o provenienti da contesti di migrazione, accompagnati nel loro percorso da un operatore di Popoli Insieme. Si tratta di una convivenza che, nel realizzarsi, genera nuove domande e nuove sfide per i giovani dell’Antonianum, già attenti alle ferite del nostro mondo e impegnati nei diversi servizi dell’Associazione”.

Le testimonianze

Marco: “un approdo sicuro”

Quando sono arrivato in Antonianum, ero in un momento della mia vita ricco di cambiamenti. Passavo dalla Scuola all’Università, da Palermo a Padova, dal vivere in famiglia al vivere da solo. In quel frangente, la comunità di giovani che abita l’Antonianum è stata per me un approdo sicuro, che mi ha fatto sentire riconosciuto e accolto. 

Sono ex-alunno del Gonzaga di Palermo, una scuola dei gesuiti dove ho avuto la possibilità di vivere relazioni e percorsi importanti, che mi hanno reso la persona che sono. La pedagogia ignaziana fa parte della mia forma mentis, e la riflessione sul futuro dell’Antonianum è stata un’occasione per interrogarmi su come dare testimonianza dell’esperienza fatta, su come mettere le competenze acquisite al servizio delle persone che incontravo. Mi sono trovato a dialogare sia con i miei compagni sia con i gesuiti, dando una mano a entrambi nella riflessione circa la formazione di noi giovani. La rilettura della mia esperienza di leadership nel servizio mi ha portato a maturare la decisione di accettare la proposta dell’Antonianum di collaborare come dipendente per la cura della formazione dei giovani, e a impegnarmi in questo anno importante di sperimentazione.

Clara: “sentirsi a casa”

Hai presente quella sensazione di sentirti a casa? Non è solo avere una stanza in cui stare ma vivere in un posto a cui si sente di appartenere, condividere con i coinquilini non solo lo spazio dell’appartamento ma anche gioie, difficoltà, incertezze e passi di crescita piccoli e grandi nella quotidianità di un pasto insieme, una tisana, le pulizie… 

Questa è l’essenza della mia esperienza nel Centro Antonianum negli scorsi due anni, cominciati all’insegna delle difficoltà del periodo pandemico che ostacolavano le attività di socializzazione in presenza e fioriti grazie all’impegno reciproco di voler andare oltre le barriere fisiche e l’individualismo, per aprirci alla ricchezza dell’incontro. Le occasioni di scambio e confronto spontanee, il lasciarmi toccare dalla novità che la presenza e la diversità degli altri porta nella mia vita, inoltre, mi hanno insegnato almeno quanto i percorsi formativi che abbiamo costruito con la guida dei padri gesuiti della comunità di Padova. Mettendo un po’ la nostra vita in comune abbiamo essenzialmente imparato a costruire comunità con le persone qui residenti, e scegliendo di prenderci cura della nostra vita interiore abbiamo sperimentato la forza della comunione fraterna nella sua meravigliosa semplicità.

Ilaria: “l’esperienza del volontariato”

Ho iniziato questo percorso in Antonianum da un anno e mezzo circa e mi ha colpita la quantità di occasioni ed esperienze che sono offerte dal Centro a noi studenti. Vivere in questa realtà mi ha fatto sentire parte di un gruppo più grande, di una comunità nata in modo spontaneo, a partire da noi. Non solo un dire, ma anche un fare comunità, attraverso piccoli gesti e condivisione della quotidianità, avendo cura dell’ambiente che ci circonda, delle persone e dei legami ed essendo curiosi di scoprire l’Altro e allo stesso tempo, nell’Altro scoprire anche un po’ di noi, con la consapevolezza che siamo arrivati qui per studiare, ma che spesso si impara molto di più dalle persone rispetto che dai libri.

All’inizio dell’anno ci sono stati proposti dei percorsi formativi tra cui scegliere: con altri ragazzi ho partecipato alla proposta Coinvolgersi, facendo volontariato con l’Associazione Popoli Insieme, e accompagnando due giovani universitari rifugiati qui a Padova. Questa esperienza mi ha insegnato l’importanza del saper accogliere le persone, la loro cultura e le loro storie di vita, spesso molto diverse dalle nostre, e allo stesso tempo a incontrare l’altro in modo sincero, raccontando qualcosa di noi e lasciandosi scoprire da sguardi diversi dai nostri.

Annachiara: la forza degli EVO

Quest’anno ho scelto di vivere il percorso degli EVO, che per me sono stati la possibilità di provare a raccogliere quell’invito a rimanere nell’amore che Gesù ci rivolge costantemente, ad esercitare i muscoli dell’ascolto, della fiducia, dell’accoglienza. A restare insomma di fronte alle cose che mi riescono difficili e che allo stesso tempo il mio cuore desidera. In questa fatica non sono mai stata sola: il cammino cominciato vicino a sconosciuti è diventato sempre più ricco della familiarità, del conforto e anche della spensieratezza di un gruppo di amici.

Questo mi fa sperimentare che esiste la possibilità – per me e per tutti – di entrare in relazione con gli altri, con me stessa e con l’Altro in modo diverso.

Ossia provando ad avere il coraggio di guardare nella verità questioni “pesanti”, paure e fragilità. Da qui si ha la libertà di essere persino leggeri in modo più pieno e consapevole.

Ascoltare il mio cuore e provare a distinguere ciò che ospita, scoprire quanto lavoro e tempo richieda, mi incoraggia ad avere cura e pazienza verso me stessa e gli altri, ad abbandonare ogni aspettativa verso interpretazioni rapide.

Ultime notizie
Esplora tutte le news