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De Rita: “Quando la Chiesa italiana ebbe il coraggio di osare”

Presentazione di un libro presso la comunità dei gesuiti di Villapizzone a Milano

Nel quaderno 4086 de «La Civiltà Cattolica»l’intervista al presidente e fondatore del Censis, Giuseppe De Rita.  Cosa è successo nella Chiesa italiana dopo il fermento e la mobilitazione dei primi anni Settanta?

La Chiesa italiana – con la mobilitazione eccezionale attivata dal I Convegno ecclesiale nazionale del 1976 e, prima ancora, dal Convegno diocesano su «I mali di Roma» del 1974 – ha avuto il coraggio di osare. E oggi? E’ ancora così?

Sono le domande che emergono dall’ampia intervista del direttore de La Civiltà Cattolica, p. Antonio Spadaro, al prof. Giuseppe De Rita, presidente e fondatore dell’istituto di ricerca Censis. La conversazione ­si inserisce nella traccia dell’articolo che p. Bartolomeo Sorge ha scritto esattamente un anno fa sulla rivista, in forma di testimonianza, sull’esperienza e sull’interruzione della svolta attivata con quel Convegno del 1976, sul tema «Evangelizzazione e promozione umana».

Qui Il TESTO INTEGRALE dell’intervista che sarà pubblicata sul numero in uscita il 19 settembre.

De Rita – che lavorò alla realizzazione di quel Convegno nazionale e, soprattutto, fu nel comitato organizzatore di quello su «I mali di Roma» – ricostruisce quel periodo, attingendo anche a documenti e corrispondenza del suo archivio personale.

A proposito degli esiti di entrambi gli eventi, il fondatore del Censis, spiega tra l’altro come mai «la spinta partecipativa» di quella mobilitazione si andò via via spegnendo. Egli segnala, in particolare, il peso dell’avvento di una figura «enorme» come quella del card. Camillo Ruini, prima come segretario e poi come presidente della Conferenza episcopale italiana: «Se resto nella prospettiva di uno sviluppo del lavoro su Evange­lizzazione e promozione umana, il Cardinale si identificò con una decisa e consapevole battuta d’arresto».

Interessanti, e attuali, le nove «indulgenze» che lo stesso De Rita nel 1976 – in una lettera appassionata e diretta a mons. Enrico Bartoletti, segretario generale della Cei – rimproverava alla Chiesa di quel periodo. In particolare, la «tendenza a chiudersi nel recinto del mondo cattolico senza avere il senso della complessità esterna, concentrandosi ad “affermare”, senza mai avere il coraggio di entrare nella dialettica sociale quotidiana, mediandone aspettative e conflitti».

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Nello stesso fascicolo: l’abolizione della «Festa nazionale» della presa di Roma; la scuola che ricomincia dopo l’esperienza del lockdown; la differenza tra «rito» e «ritualismo» nel confucianesimo; la storia della basilica di Santa Sofia a Istanbul; popolo, terra e Stato di Israele; come è cambiata la comunicazione della Chiesa nella pandemia; l’evoluzione del rapporto tra fede e spiritualità; l’esperienza religiosa e artistica di Sidival Fila.

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