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Gesù nuovo: la facciata di diamanti torna a brillare

«Tutte le volte che ci si prende cura della bellezza è un’opera meritoria», dice monsignor Franco Beneduce SJ, vescovo ausiliare di Napoli. E la facciata della chiesa del Gesù Nuovo, tornata allo splendore delle origini, è un atto di amore per la città e per chi ha la fortuna di passeggiare tra le bellezze del centro storico. Presentato alla stampa, il 13 marzo, il restauro della facciata della chiesa del Gesù Nuovo, è stata un’occasione per raccontare un incontro felice tra le competenze professionali e la passione per una comunità, tra «la dimensione civica e quella ecclesiale», come ha spiegato padre Roberto del Riccio, provinciale Eum. «Due le ragioni che hanno spinto a fare un intervento impegnativo da punto di vista non solo economico: restituire alla città un bene prezioso che le appartiene» ma anche rendere fruibile a pieno una chiesa che è punto di riferimento spirituale della città, «per la presenza del santo medico Giuseppe Moscati e per il servizio che de secoli i gesuiti svolgono, dedicandosi al sacramento della riconciliazione». La chiesa, ultimata nel 1470 come palazzo nobiliare, fu acquisita dalla Compagnia di Gesù nel 1597 e venne intitolata alla Madonna Immacolata, a cui fu subito affiancata la denominazione “del Gesù Nuovo”, sia per rimarcare la “gesuiticità” sia per distinguerla dall’altra già esistente chiesa gesuitica del “Gesù Vecchio”.

I lavori di restauro, realizzati in tempi record, 14 mesi, hanno avuto quello che si potrebbe definire uno stile “sinodale”: «Abbiamo cominciato questo lavoro insieme alla diocesi e il lavoro in sinergia, all’interno della Chiesa,  è fondamentale. I problemi e le risorse economiche necessarie sono così ingenti che nessuno può riuscire da solo. Il metodo di concertazione che abbiamo attuato speriamo possa essere una buona pratica messa sempre più a sistema e non solo un felice episodio», ha auspicato Del Riccio.

Gli interventi di restauro hanno interessato il bugnato, gli elementi marmorei di fregio, il fronte sinistro della chiesa, i finestroni.  La Compagnia di Gesù ha finanziato, utilizzando l’incentivo fiscale denominato bonus facciate (che ha coperto il costo dei lavori al 90%) l’intervento altamente specialistico di restauro della facciata del Gesù Nuovo per un importo di circa 1.700.00,00 euro oltre ai costi aggiuntivi di 240.000,00 euro per garantire la sicurezza del cantiere e predisporre gli apprestamenti necessari al coordinamento. Allo stesso tempo, la Compagnia si è fatta carico degli interventi sulle facciate del Padiglione San Sebastiano per un costo complessivo di circa 600.000,00 euro. 


«La facciata storica è stata restituita alla città», ha dichiarato padre Jean-Paul Hernandez, teologo gesuita, direttore della Scuola di alta formazione di Arte e Teologia della Pontificia facoltà teologica dell’Italia Meridionale, sezione S. Luigi. «Ora napoletani e turisti non vedranno più i ponteggi, che per un anno avevano tenuto nascosto un intenso lavoro di ripulitura e restauro. La facciata “si svela” come mai avvenuto prima e scopriamo “non solo una facciata”. Le bugne caratteristiche che rendono il Gesù Nuovo di Napoli un monumento di interesse internazionale sono state riportate alle tonalità originarie del loro piperno».

Il tipo di intervento fatto, ha spiegato la funzionaria della Soprintendenza, architetto Elisa Di Crescenzo, può essere definito «un’operazione di de-restauro, con analisi specifiche per trovare metodi meno invasivi e più efficaci».  Un «cantiere della conoscenza» si è rivelata la ricerca effettuata per trovare i materiali più adatti per la realizzazione dei lavori. «L’intervento sulla facciata è partito dall’analisi dello stato di degrado delle superfici in piperno. Un tipo di degrado fortemente diffuso erano le croste, ossia strati di alterazione del materiale lapideo dovuti principalmente ai precedenti interventi di restauro effettuati probabilmente senza il controllo della Soprintendenza», ha spiegato l’architetto Pasquale Raffa, direttore dei lavori. «L’attenta analisi visiva effettuata durante il rilievo e le analisi materiche e chimiche hanno consentito di determinare le strategie progettuali più adeguate ai fini della corretta conservazione della facciata».

Un incidente a ridosso del Natale 2017 – il cedimento della vetratura e della struttura del finestrone nella navata principale –  «senza per fortuna causare danni o feriti, diedero avvio concreto  agli interventi, che hanno portato a nuova luce la facciata simbolo della piazza patrimonio dell’Unesco e messo in sicurezza la chiesa», ha ricordato il responsabile dei lavori, l’ingegnere Gianfranco Bidello.

Da oggi, ha spiegato padre Hernandez, «le bugne possono essere ammirate così come le potevano vedere i loro costruttori nel 1470 ben prima che diventasse la facciata di una chiesa». Infatti, all’origine, questa era la facciata del palazzo nobiliare che i principi Sanseverino di Salerno fecero costruire in un luogo di Napoli da dove potevano, a quei tempi, facilmente osservare il porto. In una lapide conservata sulla sinistra della facciata compare anche il nome dell’architetto: Novello di San Lucano. Quanto ai segni sulle pietre del bugnato, letti come messaggi esoterici o note pe runa sinfonia segreta, in realtà pare siano semplicemente le firme e i codici di lavoro dei maestri scalpellini.

«La ristrutturazione di ciò che c’è dietro la facciata ha come unico scopo dire Gesù. Restituire e riconsegnare alla vista i colori originari della facciata, ingrigita dal tempo, significa ri-colorare il nostro futuro attraverso i corsi di formazione di archeologia e per le guide turistiche campane», ha concluso il nuovo parroco e superiore della comunità dei gesuiti del Gesù Nuovo, padre Guglielmo Pireddu SJ, che è subentrato da poco a padre Ugo Bianchi. Dal prossimo 18 marzo, ha annunciato, ripartiranno anche gli itinerari gratuiti di arte e fede guidati da Pietre Vive.

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